mercoledì, dicembre 24, 2008

Ode a Haaz

"Sleiman is originally from Lebanon and currently lives in Los Angeles. One of Haaz’ first roles was in the African-American gay comedy film The Ski Trip. Currently, he has performed as second lead in the indie feature entitled, The Visitor, directed by Thomas McCarthy (director of the Sundance Film Festival critically acclaimed film The Station Agent); Haaz plays a professional djembe drummer. Other full feature films include Offside: The Price of Dreams, in which he plays a hit man; What Goes Around, in which Haaz played a bi-racial drug dealer; he also co-starred in the film, American Dreamz alongside Hugh Grant and Dennis Quaid"

Mediorientale, musulmano e attore. Beato lui. Nano nano.

martedì, dicembre 23, 2008

Chiamatemi Belen

La mia sindrome si chiama "sindrome Belen Rodriguez". Ovvero la sindrome della pupa del gangster. Ovvero la sindrome delle ciabattaia. Per fortuna la mia è solo a metà. Non amo i boss, non amo il potere, non mi interessa chi ce l' ha. Io, ed ecco perché sono stato solo parzialmente colpito, vado pazzo per i boss laterali, gli ex boss (o quelli in divenire), per i boss decaduti, i secondi, iterzi, quelli che sfiniti aspettano che il bar chiuda mentre raccontano al barista la loro vita. Odio il glamour della fama, amo la timidezza del successo che non c'è ma che potrebbe arrivare, adoro anzi di più, stra-adoro, il successo che se ne è andato e che ti lascia lì disarmato e senza nemici. A che servono se sei solo? Ecco, la mia sindrome si chiama "sindrome Belen Rodriguez", ma anch'essa, ed è per quello che è limitata, come tanto di me è azzoppata (anche se il piede offeso a settembre ora è in forma). Ecco perché andrò a vedere Madonna, per esempio, solo quando canterà in un cinema, avrà la ricrescita sui capelli, la pelle raggrinzita, le chiappe cadenti. Prima non mi interessa. Chiamatemi Belen. Nano nano.

sabato, dicembre 13, 2008

Non so se il cuore ce la fa

Vorrei scrivere: "non so il perché", ma invece lo so perfettamente. Quindi: so perfettamente il perché. Il perché in questi giorni la frase: "Ma quando dici non lasciarmi solo, non so se il cuore ce la fa" mi ronza in testa come un'ape in cerca del suo bisfrattato alveare. Lo so e non mi piace. Lo so e mi fa volare nonostante tutto. Lo so e mi commuove. Perché il mio cuore non ce l'ha mai fatta, perché il mio cuore è sempre tornato indietro, perché il mio cuore non è mai stato capace di lasciarlo solo. Non ce l'ha fatta. Sono passati anni per questo mi commuove, per questo la cosa mi fa rimbalzare indietro a centomila chilometri orari. Indietro a quando chiudevo gli occhi e pensavo al mio cuore che non ce la faceva, indietro a quando riaprivo gli occhi ed ero sicuro che non ce l'avrebbe fatta. E così è andata. Maledetto cuore. Nano nano nonostante il natale.
(Nella foto Franco Trentalance, anche lui ha sempre bisogno che il cuore ce la faccia)

sabato, dicembre 06, 2008

Odio invecchiare

"Fra dieci anni come si immagina?"
"Non ci voglio pensare. Mi fa schifo invecchiare, spero di essere morta"
"Se dovesse arrivarci?"
"Ci arriverò. Se ho compiuto 50 anni e mai avrei pensato di farlo, arriverò anche a sessanta".
"Va ancora in analisi?"
Risposta. "Da quasi 30 anni. Con il primo terapeuta dopo quattro anni di percorso, sono andata a letto.Con la seconda un'ebrea argentina che voleva punirmi per quelloc he avevo fattoc on il suo collega, sono rimasta 7 anni. Sono scappata quando ho capito che ero riuscita ad annullare totalmente la mia vita sentimentale e sussuale. Sette anni buttati. Con il terzo ho fatto un percorso di 12 anni, finito quando mi ha detto che non voleva più vedermi. Per me è stato come un lutto".
(Giuliana De Sio a Vanity fair)

mercoledì, dicembre 03, 2008

Val bene una mossa


Sono al Queen, sono sugli Champs Elysées. Ho una rosa in mano, ho freddo, cerco un taxi e penso a quel corpo danzante sul cubo davanti a me: un tatuaggio tribale è l'unica cosa che aveva in più. Il resto era perfetto. Penso a tutto quello che non dico e penso quando sono solo, a tutte le cose che vorrei fare e non so fare, a tutte le cose che mi passano per la mente e non si fermano. E io le devo rincorrere per disintegrarle. Perché altrimenti so che tornano più forti di prima. Non sempre ce la faccio. Non sempre ci riesco. Poi, penso a tutto il resto e respiro profondamente felice di quello che mi gira dentro. Non intorno, come invece fa la musica. Penso a me che vorrei innamorarmi di una persona sola e invece disintegro il mio cuore in cento pezzi. Penso ai pezzi e mi viene in mente l'unico puzzle che abbia mai fatto: Lupo Alberto. Guarda il caso. Poi, penso tutto quello che posso ancora avere e lo sottraggo da quello che ho già avuto. E il risultato mi fa cagare, ma so che la matematica non è il mio forte. E quindi sorrido. Come ho fatto di fronte a un ragazzo di colore e il suo fidanzato che invece di colore non era, che si baciavano e si accarezzavano in un bar del Marais. Penso a tutti i baci che vorrei dare io. E parte il mio film fatto di principi azzurri più o meno colorati e più o meno biondi. Mi muovo dalle mia vita e tutto comincia ad essere diverso da prima. Tutto ricomincia a muoversi, a fluire a partire. Fa bene. Parigi, del resto, val bene una mossa. No? Nano nano
(Una foto di Lee Miller, per te... )