venerdì, dicembre 30, 2011

6 piedi sotto


Credo che Six feet under sia il miglior serial degli ultimi dieci anni. Mi sto facendo una full immersion per stare lontano il più possibile da botti e palline di plastica colorate. Credo che i tizi di Six feet under siano tutto quello che c'è di meglio e di peggio, purtroppo, non in circolazione. Credo che quelli di Six feet under, perché da qualche parte, puttanaeva, devono pur esistere realmente, o siano chiusi in qualche segreta, o siano stati ibernati per fare bella figura quando gli alieni invaderanno il mondo e distruggeranno la razza umana. Ecco, quando raggiungeranno il laboratorio artico subterraneo X567/dr8C e troveranno un vetusto dvd che trasmette in continuazione Six feet under, i bastardi musi vedi si pentiranno amaramente di averci annientato. Peccato però che tra quelli di Six feet under non ci sia Darren Criss. Io averi salvato anche lui. Peccato... Nano nano
(nella foto, Darren Criss)

mercoledì, dicembre 14, 2011

Ancora il bestione

Vicino a me al Café dell’A&V museum una ragazza che sta leggendo Why love matters. Io silenzioso scrivo al computer pensando a Klaus Nomi, Joey Arias, Jean Paul Gounde e tutti i nomi che non mi sono rimasti in mente (infatti li ho scritti tutti su un taccuino) della mostra sul Postmodernismo. Sempre al Victoria and Albert museum c’è il King Kong di David Mach fatto di crucce di ferro, quelle che ti danno quando porti gli abiti al lavasecco, lo stesso che c’era l’anno scorso, sempre a Londra, in una galleria d’arte. Ho le gambe a pezzi. Ieri ho corso 40 minuti ad Hyde park tra il Diana memorial garden e una manciata di cani che giocavano tra loro. Chissà se sanno del monumento… Nano nano

sabato, dicembre 10, 2011

Teso

"Erano giorni tesi. Mi sentivo un cesso. Grasso. Brutto. I miei occhi azzurri mi sembravano due latrine prive di vita. Il mio corpo snello e tonico un ammasso di cuscinetti flaccidi di grasso. Ero gonfio. Ma la colpa di quel gonfiore si chiamava Prozac. Non ero alto, e mi sentivo un nano. Il cioccolato venne divorato. Mi faceva schifo. Cioccolato al sale? Ma cosa vuol dire? Tutto quello che vedevo allo specchio mi tornava indietro deformato e privo di qualsiasi grazia. La mia insicurezza era alle stelle. La mia testa era altrove. Non rispondevo più al telefono agli amici. Mi stancavo delle loro menate. Non avevo nulla da dire". Nano nano (Amedeo, di Agustin Fraga de Hierro)