Sono due le cose che odio più fare al mondo: andare in palestra e passarmi il filo interdentale. Ieri mi è scaduto l’abbonamento in palestra. Il giorno prima ho finito il filo interdentale. Oggi sono l’uomo più felice del mondo. Buone feste a tutti. Parliamo di buoni propositi di inizio d’anno. Io ho promesso a me stesso che nel 2006 non mi voglio più innamorare ogni 10 minuti di qualcuno e che non voglio più credere ai rapporti rancidi di una notte. E’ dura rinunciare a credere che esistono i colpi di fulmine, i principi azzurri e gli amori a prima vista, ma voglio farcela. Mia sorella (nell’arte e nella vita), invece, ha promesso che non vuole più incastrarsi negli incisi dei discorsi degli altri. E voi cosa vi promettete di non fare più? Nano nano.
(nella foto, Letizia Ortiz moglie del principe di Spagna)
venerdì, dicembre 23, 2005
giovedì, dicembre 22, 2005
Gay parade (torna a grande richiesta)
(Ovvero tutto quello che un gay 30enne, se ci pensa bene, ma solo se ci pensa bene, non ha mai dimenticato).
Decima posizione
Quando è arrivata sembrava una generalessa nazi presa in prestito da tele Kabul, poi alla prima inquadratura delle mani e delle unghie, rigorosamente smaltate di rosso si è capito che dentro quel sergente batteva un cuore più femminile di quello di Boy George. Chi l’ha vista, parliamo di Donatella Raffai, non può essersene dimenticato.
Nona posizione
La pubblicità stampa di Regina Schrecker con la biondona di turno stritolata in una tuta in lamè d’oro munita di spalline a tre piani. Siamo negli anni ottanta. La Oxa a Sanremo scendeva le scale dietro una tuta aderentissima che la precedeva di un micromillimetro, Loretta Goggi aveva gli occhi tumefatti dall’ombretto e i capelli cotonati a rischio condono edilizio, mentre Enrico Coveri si era lanciato con i suoi jeans a palloncino, larghi sulla coscia e stretti in fondo, ed era caduto in piedi. Beato lui.
Ottava posizione
Erano belli, bruni e sorridenti. Anzi: bellissimi, brunissimi e sorridentissimi. La leggenda dice che siano stati scelti personalmente dal maestro Valentino per il lancio dei suoi bijoux. Sta di fatto che questi smandrapponi impenitenti stracolmi di anelli, bracciali e collane per sole signore hanno aperto un’epoca: quella del modello azzurro, versione moderna e rockettara del romantico principe.
Settima posizione
In casa ci portava la bicicletta, la panca per il crunch e il fidanzato ricco e potente. Ma lei non lo sapeva, che era ricco e potente. Gli spettatori che stringevano i pugni e incrociavano le gambe dall’emozione, sì. Loro si immaginavano entrare in questo loft improbabile gettando da una parte la tuta sporca di olio e lavoro per precipitarsi dall’altra muniti di pants aderenti, fascia per i capelli, e scaldamuscoli, impazienti di vivere le nuove lezioni di aerobica di Sydne Rome, Jane Fonda o Barbara Bouchet indifferentemente. Sognando ovviamente di diventare come lei, la Alex di Flashdance.
Sesta posizione
Dopo Wanda Osiris nessuna meglio di lei è stata in grado di scendere, seppur in questo caso di forma circolare, una scala. Lo faceva tra petali luminosi e corolle pulsanti al grido di: “Ecco a voi, bello più del sole, Marco Predolin”. Stiamo parlando di Sabina Ciuffini a M’ama non m’ama che ad ogni gradino faceva sobbalzare stuoli di giovanissimi cripto omosessuali che seduti sul divano tra la nonna e la mamma sublimavano la loro voglia di ola, con un colpetto di tosse. M’ama o non m’ama. S’ama…..sicuramente.
Quinta posizione
E’ arrivata dal nulla e subito nel nulla ci deve essere ritornata (in senso metaforico, ovviamente). Si chiama Tiziana Fiorveluti e per pochi mesi era la risposta privata alla pubblica Heather Parisi. La prima storia di rivalità tra bionda e bruna dell’era post soloRai sciupata a passi di dance, cicale e disco bambine. E’ bastato un attimo per accorgersi si lei: sorridente, scalata, e soprattutto spaesata (come i quattro telespettatori che se la ricordano). Immediata la scissione dei maschi in crinoline pronti a schierasi con l’una o l’altra. E in mezzo Tv sorrisi e Canzoni indeciso con chi stare.
Quarta posizione
BB. Non Brigitte Bardot, ma Brigitta Boccoli. Non SaintTropez, ma la corte di re Gianni Boncompagni. Non il rumore dei ciak della nouvelle vague, ma gli scricchiolii delle casalle del cruciverbone di Domenica in. Bb come boccolona al quadrato, vista la massa di capelli che soprastavano la sua scatola cranica. E quando piangeva dal ridere e il cerone si squagliava, sotto gli occhi umidi di chi avrebbe voluto essere al suo posto, assurgeva in un nano secondo a Madonna di Collistar e d’Oreal contemporaneamente. Da ringraziare a suon di bottigliete d’acqua ossigenata. Guai se le fosse spuntata la ricrescita….
Terza Posizione
Alzava la cornetta del telefono, rispondeva Pronto chi gioca? e si toglieva l’orecchino con la clip. Tutto contemporaneamente. Tre gesti uni e trini che gli omovideo in fieri vedevano consumarsi in religioso silenzio. Era la Bonaccorti alle prese con il programma di mezzogiorno post Carrà. Un must, adorare Enrica che faceva scivolare l’orecchino dal suo lobo e lo tratteneva in mano prima di appoggiarlo sul tavolo vicino al telefono. Soprattutto per chi a quei tempi ignorava l’esistenza di buchi e percing, ma conosceva fin troppo bene quella degli orecchini pendenti fino alla clavicola della sorella. Quante notte in bianco passate a chiedersi: “Perché io no?”
Seconda posizione
All’inizio era brutta, scialba e senza un filo di trucco. Poi, dopo un viaggio in Europa, la catarsi. E riappare bella, truccatissima e soprattutto con una montagna di capelli in testa, da far sembrare Marcella Bella vittima dell’alopecia. E’ la carioca Sonia Braga in Dancing days alle prese con amori impossibili, rapporti Singer, tutti da ricucire, drammi da eyeliner water resistent e tante ore buttate al vento di Copa Cabana beach. Per non parlare della sorella Jolanda diventata buona dopo una cura del sonno che ancora qualche paziente impenitente pretende dalle Asl. In quel periodo in Italia l’iscrizione all’Arci gay si pagava in cruzeiros (l’allora moneta brasiliana).
Prima posizione
Le prove le abbiamo fatte tutti davanti allo specchio del bagno con il phone tirato al massimo, puntato a modi Calibro 54 sulla tempia. O in automobile con il finestrino abbassato e l’occhietto lacrimante fisso sullo specchietto retrovisore. Oppure, sventagliando a rischio crampo alla mano, l’ultimo numero di King. Perché volevamo essere come lei: Loredana Bertè alle prese con il vento invernale del suo triste e rauco mare. Lei, capelli all’aria, gridava a squarciagola: “ e io che non riesco nemmeno a parlare con me”. Gli altri dal bagno di casa, urlavano alla madre: “sì, vengo ho finito….” E spegnevano il phone grondanti di sudore.
Decima posizione
Quando è arrivata sembrava una generalessa nazi presa in prestito da tele Kabul, poi alla prima inquadratura delle mani e delle unghie, rigorosamente smaltate di rosso si è capito che dentro quel sergente batteva un cuore più femminile di quello di Boy George. Chi l’ha vista, parliamo di Donatella Raffai, non può essersene dimenticato.
Nona posizione
La pubblicità stampa di Regina Schrecker con la biondona di turno stritolata in una tuta in lamè d’oro munita di spalline a tre piani. Siamo negli anni ottanta. La Oxa a Sanremo scendeva le scale dietro una tuta aderentissima che la precedeva di un micromillimetro, Loretta Goggi aveva gli occhi tumefatti dall’ombretto e i capelli cotonati a rischio condono edilizio, mentre Enrico Coveri si era lanciato con i suoi jeans a palloncino, larghi sulla coscia e stretti in fondo, ed era caduto in piedi. Beato lui.
Ottava posizione
Erano belli, bruni e sorridenti. Anzi: bellissimi, brunissimi e sorridentissimi. La leggenda dice che siano stati scelti personalmente dal maestro Valentino per il lancio dei suoi bijoux. Sta di fatto che questi smandrapponi impenitenti stracolmi di anelli, bracciali e collane per sole signore hanno aperto un’epoca: quella del modello azzurro, versione moderna e rockettara del romantico principe.
Settima posizione
In casa ci portava la bicicletta, la panca per il crunch e il fidanzato ricco e potente. Ma lei non lo sapeva, che era ricco e potente. Gli spettatori che stringevano i pugni e incrociavano le gambe dall’emozione, sì. Loro si immaginavano entrare in questo loft improbabile gettando da una parte la tuta sporca di olio e lavoro per precipitarsi dall’altra muniti di pants aderenti, fascia per i capelli, e scaldamuscoli, impazienti di vivere le nuove lezioni di aerobica di Sydne Rome, Jane Fonda o Barbara Bouchet indifferentemente. Sognando ovviamente di diventare come lei, la Alex di Flashdance.
Sesta posizione
Dopo Wanda Osiris nessuna meglio di lei è stata in grado di scendere, seppur in questo caso di forma circolare, una scala. Lo faceva tra petali luminosi e corolle pulsanti al grido di: “Ecco a voi, bello più del sole, Marco Predolin”. Stiamo parlando di Sabina Ciuffini a M’ama non m’ama che ad ogni gradino faceva sobbalzare stuoli di giovanissimi cripto omosessuali che seduti sul divano tra la nonna e la mamma sublimavano la loro voglia di ola, con un colpetto di tosse. M’ama o non m’ama. S’ama…..sicuramente.
Quinta posizione
E’ arrivata dal nulla e subito nel nulla ci deve essere ritornata (in senso metaforico, ovviamente). Si chiama Tiziana Fiorveluti e per pochi mesi era la risposta privata alla pubblica Heather Parisi. La prima storia di rivalità tra bionda e bruna dell’era post soloRai sciupata a passi di dance, cicale e disco bambine. E’ bastato un attimo per accorgersi si lei: sorridente, scalata, e soprattutto spaesata (come i quattro telespettatori che se la ricordano). Immediata la scissione dei maschi in crinoline pronti a schierasi con l’una o l’altra. E in mezzo Tv sorrisi e Canzoni indeciso con chi stare.
Quarta posizione
BB. Non Brigitte Bardot, ma Brigitta Boccoli. Non SaintTropez, ma la corte di re Gianni Boncompagni. Non il rumore dei ciak della nouvelle vague, ma gli scricchiolii delle casalle del cruciverbone di Domenica in. Bb come boccolona al quadrato, vista la massa di capelli che soprastavano la sua scatola cranica. E quando piangeva dal ridere e il cerone si squagliava, sotto gli occhi umidi di chi avrebbe voluto essere al suo posto, assurgeva in un nano secondo a Madonna di Collistar e d’Oreal contemporaneamente. Da ringraziare a suon di bottigliete d’acqua ossigenata. Guai se le fosse spuntata la ricrescita….
Terza Posizione
Alzava la cornetta del telefono, rispondeva Pronto chi gioca? e si toglieva l’orecchino con la clip. Tutto contemporaneamente. Tre gesti uni e trini che gli omovideo in fieri vedevano consumarsi in religioso silenzio. Era la Bonaccorti alle prese con il programma di mezzogiorno post Carrà. Un must, adorare Enrica che faceva scivolare l’orecchino dal suo lobo e lo tratteneva in mano prima di appoggiarlo sul tavolo vicino al telefono. Soprattutto per chi a quei tempi ignorava l’esistenza di buchi e percing, ma conosceva fin troppo bene quella degli orecchini pendenti fino alla clavicola della sorella. Quante notte in bianco passate a chiedersi: “Perché io no?”
Seconda posizione
All’inizio era brutta, scialba e senza un filo di trucco. Poi, dopo un viaggio in Europa, la catarsi. E riappare bella, truccatissima e soprattutto con una montagna di capelli in testa, da far sembrare Marcella Bella vittima dell’alopecia. E’ la carioca Sonia Braga in Dancing days alle prese con amori impossibili, rapporti Singer, tutti da ricucire, drammi da eyeliner water resistent e tante ore buttate al vento di Copa Cabana beach. Per non parlare della sorella Jolanda diventata buona dopo una cura del sonno che ancora qualche paziente impenitente pretende dalle Asl. In quel periodo in Italia l’iscrizione all’Arci gay si pagava in cruzeiros (l’allora moneta brasiliana).
Prima posizione
Le prove le abbiamo fatte tutti davanti allo specchio del bagno con il phone tirato al massimo, puntato a modi Calibro 54 sulla tempia. O in automobile con il finestrino abbassato e l’occhietto lacrimante fisso sullo specchietto retrovisore. Oppure, sventagliando a rischio crampo alla mano, l’ultimo numero di King. Perché volevamo essere come lei: Loredana Bertè alle prese con il vento invernale del suo triste e rauco mare. Lei, capelli all’aria, gridava a squarciagola: “ e io che non riesco nemmeno a parlare con me”. Gli altri dal bagno di casa, urlavano alla madre: “sì, vengo ho finito….” E spegnevano il phone grondanti di sudore.
lunedì, dicembre 19, 2005
Vita sfogliata
Anche oggi mi sento un po' Carrie dei poveri e dei diseredati, invece che di Sex and the city. Mi hanno regalato questo cadeau natalizio, un blox notes (come dicevo quando ero piccolo) con scritto: "In a past life was a porno magazine". Che non sarebbe stato malissimo.
Domanda: E voi chi avreste voluto essere? Nano nano
Domanda: E voi chi avreste voluto essere? Nano nano
venerdì, dicembre 16, 2005
Santa Joan
All'inizio del secolo scorso, prima di ogni Natale, Sundblom, creativo della Coca-Cola, partoriva una nuova pubblicità, avidamente attesa, raffigurante il Babbo Natale della Coca-Cola. Ad un certo punto nel 1931 gli viene in mente di farlo rosso e bianco. E' un tale successo che la multinazionale delle bollicine riesce a condizionare il look del vero Santa Claus fino a quel momento dipinto con abiti blu, gialli, verdi o rossi. Morale della storia: Babbo Natale, come lo abbiamo sempre visto noi, è un'invenzione della Coca-Cola. Lo si sapeva da una vita. Mi dicono. Qualcuno si sta ancora scandalizzando (vedi Virginie). Io, invece, penso: che bello se fossi un'invenzione di Joan Collins. Nano nano....
pitufo Gruñon
Alessandro ha fatto un libro con un suo amico, scaricabile solo da internet (il libro, non il suo amico) che si chiama www.generazione1000.com. Io sto aspettando da sabato un messaggio via sms che non arriverà mai. Mia sorella nell'arte e nella vita dice che il mio blog è troppo finocchio e lei non sa cosa scrivere però, nello stesso tempo, mi manda una mail nella quale mi chiede di registrare un programma dove un suo amico appare a torso nudo. Rudi, che lavora con me, insiste nel dire che io sono una via di mezzo tra il puffo quattrocchi e il puffo io odio (in spagnolo pitufo Gruñon). Giannina Facio è stata subito scoperta. La Fiorveluti anche. La Carrà torna in tv con Emozioni, da marzo, e prababilmente la Bertè va a Sanremo come ospite. Stasera vado a vedere Gene Gnocchi a teatro e domani è il 25esimo anniversario del Plastic. Il 28 parto per la Spagna, e il 25 è Natale. Mi ha appena chiamato Cecilia per invitarmi sabato sera a casa sua a cena. Qualcuno, mi dicono dalla segreteria, vuole la mia e-mail. Ma è per motivi di lavoro. Stop. Nano Nano.
mercoledì, dicembre 14, 2005
Macchina della verità
E' una prova per capire quanto sono patetico. Quindi. Questa foto è di un noto personaggio che ha avuto il suo massimo splendore all'inizio degli anni Ottanta. Nello stesso periodo circolava anche Tiziana Fiorveluti. Bene. A questo punto vi chiedo: chi sono la ricciola qui di fianco e la moretta di cui non ho la foto? nano nano. Tra parentesi questo piccolo test è molto meglio di quello che c'è sotto.
Cercasi cavallo
(Dal Lateshow: Dieci segnali che sei un cowboy gay).
Numero 10: la tua sella è di Versace
Numero 9 : invece di Home on the Range canti It’s Raining Men
Numero 8 : ti piace montare a cavallo, usare il lazo e arredare case
Numero 7 : hai venduto il bestiame per acquistare i biglietti per Mamma Mia
Numero 6 : quando vedi le repliche di Gunsmoke, devi fare una doccia freddo
Numero 5 : gli indiani ti chiamano Balla coi maschi
Numero 4 : sei stato preso al lazo più spesso di un manzo
Numero 3: indossi i chaps anche se il tuo ‘ranch’ è a Chelsea
Numero 2 : al saloon preferisci il salone di bellezza
E la numero uno è: ti piace montare ma non hai il cavallo…
(5, 4 e 2 patetiche, le altre belle, 10, 8 e 1 very well. Nano nano)
Numero 10: la tua sella è di Versace
Numero 9 : invece di Home on the Range canti It’s Raining Men
Numero 8 : ti piace montare a cavallo, usare il lazo e arredare case
Numero 7 : hai venduto il bestiame per acquistare i biglietti per Mamma Mia
Numero 6 : quando vedi le repliche di Gunsmoke, devi fare una doccia freddo
Numero 5 : gli indiani ti chiamano Balla coi maschi
Numero 4 : sei stato preso al lazo più spesso di un manzo
Numero 3: indossi i chaps anche se il tuo ‘ranch’ è a Chelsea
Numero 2 : al saloon preferisci il salone di bellezza
E la numero uno è: ti piace montare ma non hai il cavallo…
(5, 4 e 2 patetiche, le altre belle, 10, 8 e 1 very well. Nano nano)
martedì, dicembre 13, 2005
Saturday's suspect
Plastic, sabato sera. Lei è lì che saluta i suoi fans. Il suo Mare d'inverno agita gli animi. In testa avrà mezzo chilo buono di exstension. Di cui vado pazzo. Ma magari no. I capelli sono tutti suoi. Ma in fondo chissenefrega. Plastic, sabato sera. Lei se ne sta andando avvolta in un piumino rosso lungo fino ai piedi. La vedo di spalle mentre faccio la coda per entrare nel privé, che altro non è che il vero Plastic. Ballo, mi agito, mi slaccio la camicia fino al petto e mi avvolgo il maglione intorno al collo. Bevo un gin tonic. Finisce. Ne bevo un altro. Riballo. Palstic, sabato sera. Mi piace stare lì. Arriva. Moro, occhi neri, pizzetto nero, basette nere. Lo guardo. Mi sorride. Ricambio. Ci perdiamo dopo mezz'ora mi riappare davanti. E' distante ma è lì. La luce gli illumina il viso e vedo meglio i suoi occhi. Sono nerissimi. Alle 5 è a casa mia. Alle 16 della domenica lo riaccompagno dai suoi amici. Non abita a Milano. Non abita in Italia. Non è italiano. Non sta vivendo nel suo paese. E' di passaggio. Sotto il portone ci salutiamo. Gli lascio il mio cellulare ma so che non mi chiamerà mai. Più o meno me lo fa anche intuire.
E mi viene in mente una cosa che avevo scritto in Grecia tempo fa:
"Ingollo tutto di un fiato
questo mio senso di solitudine.
E faccio finta di digerirlo
come si fa con un cotecchino
ispessito dalla tripla cottura.
Insaziabile succhio la carcassa
della mia ultima malandata avventura,
pronto a sostituirla
con chi scende dal prossimo tram:
tu al lato, ora tocca a te,
mettiti lì buono, insieme con gli altri silenzi d'amore.
Io devo continuare a succhiare,
la mia cannuccia è infinita".
(Creta, settembre 2002)
...con il sospetto però di essere io la carcassa. Puttana eva.
Nano nano
E mi viene in mente una cosa che avevo scritto in Grecia tempo fa:
"Ingollo tutto di un fiato
questo mio senso di solitudine.
E faccio finta di digerirlo
come si fa con un cotecchino
ispessito dalla tripla cottura.
Insaziabile succhio la carcassa
della mia ultima malandata avventura,
pronto a sostituirla
con chi scende dal prossimo tram:
tu al lato, ora tocca a te,
mettiti lì buono, insieme con gli altri silenzi d'amore.
Io devo continuare a succhiare,
la mia cannuccia è infinita".
(Creta, settembre 2002)
...con il sospetto però di essere io la carcassa. Puttana eva.
Nano nano
martedì, dicembre 06, 2005
Con un ora ce stamo dentro
Conversazione in chat tra Carlo Masi (attore pornogay, nella foto) e Pino il Bagnino:
pinoilbagnino: ma se l'attore porno?
carlomasi-9: si
pinoilbagnino: ma non vivi a milano....
carlomasi-9: no vivo a roma salgo i week end di solito
pinoilbagnino: e quindi sei nella chat milano?
carlomasi-9: già
carlomasi-9: sono anche escort
pinoilbagnino: e quanto vuoi per una sana trombata?
carlomasi-9: 250 euro
pinoilbagnino: per quanto tempo?
carlomasi-9: il tempo di scopare con calma
pinoilbagnino: tipo due orette?
carlomasi-9: tipo un ora
carlomasi-9: io non so cosa fai te quando scopi ma io scopo
carlomasi-9: considera che statistiche alla manu un uomo medio scopa per 7 minuti
carlomasi-9: con un ora ce stamo dentro
pinoilbagnino: sei un grande. Ne terrò conto.
carlomasi-9: ok ciao
domenica, dicembre 04, 2005
Sottopassaggio (capitolo nove)
Fuori faceva un freddo bestia nonostante fosse aprile. Il polso mi stava dando ancora dei problemi soprattutto quando cambiava il tempo. «Niente di grave continuavano a dirmi tutti». «Beh, ovviamente non è niente di grave se paragonato alla fine che ha fatto Javier», pensavo io ogni volta anticipando di gran lunga le loro sinapsi.
«Javier non abita più qui. Ma con chi parlo scusi?».
«Con Rocco, sono un amico. Mi può gentilmente dire dove posso trovarlo?».
«All’inferno o in paradiso, dipende da chi lo ha giudicato. Javier è morto tre mesi fa. Io sono Alberto, un suo….amico».
«Javier è morto? Morto? Mi sta dicendo che Javier è morto?» La comunicazione finì così con una domanda inutile che sapeva di esclamazione altrettanto inutile. Da quando era morto Javier non avevo mai ricevuto telefonate di gente che lo cercava. Era la prima volta. Anche perché tutti i miei amici erano i suoi. Tutti i suoi amici avevano cercato con sforzi titanici di diventare miei. «Rocco? Ma che nome di merda è Rocco. Chi cazzo vuole questo qui», pensavo mentre mi stavo spalmando la crema sul corpo nutriente, astringente, tonificante. «Ma che pancia ho, puttana eva», mi chiedevo mentre di sottecchi guardavo la mia immagine riflessa allo specchio.
«Pronto?»
«Scusi se insisto sono la persona che ha chiamato prima, Rocco, volevo sapere se Javier è davvero morto o se mi sta prendendo in giro?».
«Sì, è morto davvero a Madrid in un incidente automobilistico il 20 dicembre dell’anno scorso. Vuole sapere altro?»
«Chi è lei?».
«Il suo fidanzato, il suo amico, quello che si scopava quasi ogni sera. Basta o vuole altri dati?».
«Merda».«Pronto? Rocco dei miei coglioni? Pronto. Mah». Rocco aveva riattaccato. Io mi continuai a spalmarmi la crema mischiamdola a quella per gli addominali. «Ma funzionerà poi questa cagata? Domani dovrò andare alla conferenza o che? Chi cazzo è sto Rocco?». Non avevo perso il vizio di farmi tre domande contemporaneamente e non cercare nessuna risposta. Mai.
(per gli altri capitoli vedi http://penaepanico.splinder.com/) (nella foto, Rocco Siffredi, particolare)
«Javier non abita più qui. Ma con chi parlo scusi?».
«Con Rocco, sono un amico. Mi può gentilmente dire dove posso trovarlo?».
«All’inferno o in paradiso, dipende da chi lo ha giudicato. Javier è morto tre mesi fa. Io sono Alberto, un suo….amico».
«Javier è morto? Morto? Mi sta dicendo che Javier è morto?» La comunicazione finì così con una domanda inutile che sapeva di esclamazione altrettanto inutile. Da quando era morto Javier non avevo mai ricevuto telefonate di gente che lo cercava. Era la prima volta. Anche perché tutti i miei amici erano i suoi. Tutti i suoi amici avevano cercato con sforzi titanici di diventare miei. «Rocco? Ma che nome di merda è Rocco. Chi cazzo vuole questo qui», pensavo mentre mi stavo spalmando la crema sul corpo nutriente, astringente, tonificante. «Ma che pancia ho, puttana eva», mi chiedevo mentre di sottecchi guardavo la mia immagine riflessa allo specchio.
«Pronto?»
«Scusi se insisto sono la persona che ha chiamato prima, Rocco, volevo sapere se Javier è davvero morto o se mi sta prendendo in giro?».
«Sì, è morto davvero a Madrid in un incidente automobilistico il 20 dicembre dell’anno scorso. Vuole sapere altro?»
«Chi è lei?».
«Il suo fidanzato, il suo amico, quello che si scopava quasi ogni sera. Basta o vuole altri dati?».
«Merda».«Pronto? Rocco dei miei coglioni? Pronto. Mah». Rocco aveva riattaccato. Io mi continuai a spalmarmi la crema mischiamdola a quella per gli addominali. «Ma funzionerà poi questa cagata? Domani dovrò andare alla conferenza o che? Chi cazzo è sto Rocco?». Non avevo perso il vizio di farmi tre domande contemporaneamente e non cercare nessuna risposta. Mai.
(per gli altri capitoli vedi http://penaepanico.splinder.com/) (nella foto, Rocco Siffredi, particolare)
venerdì, dicembre 02, 2005
Crocerossini rossi
Funerale del nonno di P. Finita la messa un manipolo di recchie (in realtà due sole: io e R. ) fa crocchio fuori dalla chiesa di San Babila. Ovviamente il panorama che abbiamo davanti non è dei più allegri. In più il tempo brumoso e grigio non favorisce gli animi. R. ad un certo punto mi guarda e, indicando delle impeccabili crocerossine, mi dice: "Le trovo fantastiche. Affascinantissime con il loro abito blu, le loro calze bianche e il velo in testa. Perché non ci vestiamo così anche noi. Sono adorabili". Io: "Effettivamente sono un po' come Gloria Guida nell'Infermiera di notte (vedi post). Molto sexy e arrapanti". Lui: "Ma ci saranno anche i crocerossini rossi?". Io: "Figurati". E' a quel punto che ho avuto l'impressione che le nostre menti siano partite contemporaneamente per la tangente, proiettando un film tutto loro. Immagino vietato ai minori di 14 anni. Nano nano.
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