Tutto ok. Il mio splendido I pod nano, nero, from New York va alla grande. In ordine le mie playlist caricate sono: bertè, dire straits, duetti, fangoria+rodriguez+malevaje, gabriella ferri, kylie minogue, la crus, maria jimenez, mia martini, miguel bosè, mina, raffaella carrà, rudy (una cernita di migliori hit in circolazione fatta dal mio collega), spagna (non la catante, a questo non arrivo), varie. Stasera aggiungo Offer Nissim e Funset due cd consigliatomi quest'estate in Israele. La playlist fa cagare. Lo so. E me ne fotto. Il mio I pod si chiama Penaepanico, ma forse era meglio se lo avessi chiamato nano nano (o forse noia noia?). Mi sa che gli cambio nome. (Guardate questo sito di coniglioviola. C'è un florilegio di (ri)interpretazioni delle canzoni (con tanto di video) più famose degli anni ottanta. Non male. E poi loro li ho incontrati al Plastic e sono molto simpatici...)
Milano, settembre 2003:
"Mi sono fatto pena. Per la prima volta in vita mia ho sentito su di me il sentimento che più detesto al mondo: la pena. Mi sono visto piccolo, intimorito, spaesato, come un maratoneta costretto sulla sedia a rotelle davanti a un bambino che sta imparando a muovere i suoi primi passi. Lui era lì, abbruttito dalla stanchezza, appesantito dall’età, malinconico per colpa del tempo. Venti anni fa avrei dato via un sogno in cambio di questo incontro, in cambio di condividere con lui lo stesso spazio, il mio fabbricatore di fantasie, il mio faro nella tempesta. Il faro ora si è spento e la tempesta è diventata un uragano. Lui era lì, grande e immenso nella sua statura imponente, tra la folla che guardava la sfilata e applaudiva la moda passare. Mi sono fatto pena, indifeso e senza scuse che giustifichino la mia insofferenza a questa vita priva di muri da infrangere, se non quelli di scotch e cartone che mi difendono dagli altri. Mi sono fatto pena coperto dal nulla, nudo come quando sono venuto al mondo, senza una certezza a cui sostenermi. Solo... in un deserto. Mi sono avvicinato, l’ho salutato e l’ho visto andarsene, passarmi vicino, toccarmi la spalla, rispondere al saluto e allontanarsi come uno dei tanti. Ma lui non era uno dei tanti. Lui era il mio idolo, i miei effetti speciali, il mio film in tre dimensioni, il mio cinemovie personalizzato. Mi sono fatto pena perché non so come giustificare a me stesso tutti i sogni che non ho più, tutto l’amore che non riesco più a dare, tutti i sorrisi che mi rimangono dentro, tutti gli abbracci che non so più spiegare. Mi sono fatto pena, aggrappato alla mia ombra obbligata a simulare una parvenza di serenità, stretto tra il mio orgoglio esangue che non molla la preda, e le mie elucubrazioni senza fondamenta. Di colpo sono passato da allora ad adesso senza incontrare un prima e un durante, semplicemente perché dentro di me non ci sono, non si sono fermati, ma mi hanno attraversato come diligenti pedoni, allo scattare del verde, sullo zebrato. Ho provato la pena su di me, la sconfitta, la desolazione, il rimpianto, la tristezza più profonda. Erano tutte lì e mi hanno assalito di colpo, come coriandoli per le strada in un qualunque martedì grasso. Mi hanno messo di fronte il mio faro spento e polveroso e le mie mappe ingiallite e senza rotta hanno capitolato. Inchinandosi educate".
Nano Nano
7 commenti:
Sei spagnolo? O sei hispanomaniaco?
Belle parole comunque..mi piace molto "...aggrappato alla mia ombra obbligata a simulare una parvenza di serenità.."
Que tengas suerte,
R.
a proposito di serenità...stamattina seconda seduta settimanale dal dottor freud...lui ad un certo punto mi cita il nostro pomeriggio di domenica....come per dire, è lì che ha provato le sensazioni giuste!
quindi, magari non sarai serenissimo, ma riesci a trasmettere serenità! strano? questo è quanto...
ps ma questo l'avevi scritto dopo creta?
ti avevo scelto per quel giochino...ma ho visto dopo che l'hai già fatto!
vi
R.. Benvenuto, finalmente di degni di lasciare qualche messaggio. La Beda sarebbe fiera di te (se lo sapesse).
s.. ...posso improvvisare? Del tipo che mi affido all'interpretazione...sai che lì sono forte.
mia sorella.Sì l'ho scritto dopo Creta. Ero ad una sfilata di Berardi, se non erro, con Marco. E poi è arrivato lui, e ho vissuto tutto quello che ho scritto. E non è stato bellissimo...Ma come tu ben sai dove mi mettono sto...e scrivo (di conseguenza).
vi.mi lasci il tuo indirizzo blog? grazie
pena.. la pena è un sentimento così personale, che secondo me certe volte non bisogna condividere.
beh... ritorno di tutto rispetto, e che bella la play-list di "no, mamma, no!", capita lì per caso?
la canzone di barbara d'urso si intitola dolceamaro e, se fai il bravo, presto sarà sul tuo nanetto!!! ;o)
jako83...infatti, come vedi, il post è decantato in un cassetto per qualche anno...d'accordo con te....
paciugo...grande paciugo. Dolceamaro....quel tuo nanetto malefico è pieno di delizie...lo sento...
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