Sono al Queen, sono sugli Champs Elysées. Ho una rosa in mano, ho freddo, cerco un taxi e penso a quel corpo danzante sul cubo davanti a me: un tatuaggio tribale è l'unica cosa che aveva in più. Il resto era perfetto. Penso a tutto quello che non dico e penso quando sono solo, a tutte le cose che vorrei fare e non so fare, a tutte le cose che mi passano per la mente e non si fermano. E io le devo rincorrere per disintegrarle. Perché altrimenti so che tornano più forti di prima. Non sempre ce la faccio. Non sempre ci riesco. Poi, penso a tutto il resto e respiro profondamente felice di quello che mi gira dentro. Non intorno, come invece fa la musica. Penso a me che vorrei innamorarmi di una persona sola e invece disintegro il mio cuore in cento pezzi. Penso ai pezzi e mi viene in mente l'unico puzzle che abbia mai fatto: Lupo Alberto. Guarda il caso. Poi, penso tutto quello che posso ancora avere e lo sottraggo da quello che ho già avuto. E il risultato mi fa cagare, ma so che la matematica non è il mio forte. E quindi sorrido. Come ho fatto di fronte a un ragazzo di colore e il suo fidanzato che invece di colore non era, che si baciavano e si accarezzavano in un bar del Marais. Penso a tutti i baci che vorrei dare io. E parte il mio film fatto di principi azzurri più o meno colorati e più o meno biondi. Mi muovo dalle mia vita e tutto comincia ad essere diverso da prima. Tutto ricomincia a muoversi, a fluire a partire. Fa bene. Parigi, del resto, val bene una mossa. No? Nano nano
(Una foto di Lee Miller, per te... )
4 commenti:
sempre... thomas
I baci non bisogna tenerli in magazzino, dopo un po' scadono, chi s'è visto s'è visto, e bisogna buttarli via. Meglio regalarli, a quel punto.
bella lee
ovviamente il commento qui sopra era mio e non di virginie.
turbe di chi ha molteplici personalità, ça va sans dire
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