"C'era una volta un piccolo naviglio
che non poteva non poteva navigar,
era lontano dalla riva un miglio,
vedeva il porto e non poteva più approdar.
Eppure a posto avea tutti gli attrezzi
compreso chiglia ed il timon,
ma dagli e pesta non trovavan mezzi
per far marciare quel balordo carcasson.
E dopo una, due, tre,
quattro, cinque, sei, sette settimane,
nessun riusci a capir perchè
senza più esitar si rimise a navigar.
Le bianche vele, fiocchi e pappafichi
sciolsero tosto i marinar
e il capitano dai mustacchi antichi
salì sul ponte, la sua nave a comandar.
Quando il nostromo racconta
questa leggenda del mar,
tutti in silenzio stanno ad ascoltar
senza nemmeno fiatar.
quattro, cinque, sei, sette settimane,
nessun riusci a capir perchè
senza più esitar si rimise a navigar.
Le bianche vele, fiocchi e pappafichi
sciolsero tosto i marinar
e il capitano dai mustacchi antichi
salì sul ponte, la sua nave a comandar.
Quando il nostromo racconta
questa leggenda del mar,
tutti in silenzio stanno ad ascoltar
senza nemmeno fiatar.
Tremando, brilla lucente
l'occhio cercando laggiù,
dove nel nulla si perde il mar blu,
un sogno che non torna più."
dove nel nulla si perde il mar blu,
un sogno che non torna più."
Nano nano
1 commento:
Ehi, ma io questa canzone la conosco!
Mi piace anche quell'altra, però: quella che fa "«Ossigenarsi a Taranto / è stato il primo errore: / l' ho fatto per amore / di un incrociatore»
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