venerdì, maggio 28, 2010
Pena e Panico rosso Fidel
Nasce così... esattamente così... Io con loro due piccoli e dolcissimi come non lo saranno mai più nella loro vita, che ci guardiamo Hercules in videocassetta. Poi, l'innamoramento verso Ade, Pena e Panico e la scena di lui furente per i successi del forzuto e i due poveretti che indossano il suo merchandising. Quante volte l'abbiamo vista noi tre e quante volte l'abbiamo ripetuta. Pochi giorni fa ho ritrovato questa scena su Youtube per caso e sono tornato ad almeno una decina di anni fa. Forse non proprio dieci , ma otto tutti. Comunque sia, questo blog si chiama così grazie ad un cartoon della Walt Disney. E per me che sono un vetero comunista castrista convinto che Cuba non sia la California ma nemmeno l'inferno, non è bellissimo. Lo stesso me lo sono abbondantemente perdonato. Come tante altre cose del resto. Tipo odiare l'estate, detestare la programmazione delle ferie e pensare a cosa farò tra due, cinque, sette settimane. Tutto mi sto perdonando. Come fossi un'offerta "all inclusive". Quando non mi rimarrà più nulla di cui pentirmi chissà cosa succederà. Magari me ne renderò conto alla prima crociera sul mediterraneo, o mentre ballerò la lambada con qualche Geo pagato dal club Med. A quel punto tanto Cuba sarà solo un ricordo, Castro uno dei tanti morti e io zitto zitto mi perdonerò anche la mia anima snob rosso Fidel. Hasta la victoria siempre. Nano nano
lunedì, maggio 24, 2010
domenica, maggio 23, 2010
Internazionale
Milano è esplosa per la sua Internazionale. Milano ha rotto il silenzio e lo ha scaraventato a terra sotto fischi e trombette. Milano è uscita di casa dimenticando per un attimo neri, rom e lotte tra gang di sud americani. Milano è tornata a vivere grazie ad un pallone di calcio e ad un allenatore che odia, e come biasimarlo, l'Italia. Milano è scesa in strada e io mi sono trovato a dietro un'automobile di muscoli tesi e bandiere sventolanti che fuoriuscivano dai finestrini col dubbio che fossi capitato giusto al seguito dell'unico fan club gay di nerazzurri dell'universo. Peccato che al primo semaforo abbiano girato a sinistra, mentre io meditabondo e impavido andavo in direzione centro a bordo della mia motoretta. Meditavo sulla festa che non può appartenermi visto che con il calcio mi sciacquo i maroni e a cui non posso essere interessato perché detesto i tifosi. Eppure il branco, quel branco fatto da profili per nulla muliebri mi affascina più di quanto mi affascinassero ai tempi i saldi di Zara. Lo trovo meravigliosamente limpido e di facile lettura tanto che basterebbe mettersi fuori da uno stadio per capire la natura umana, farci pace e cominciare a conviverci sereni. L'uomo in fondo è basic, come una linea secondaria di una qualunque griffe o l'istinto di Catherine Tramell. Lì, attaccato alle urla che sonno di grida, agli sguardi torvi sotto sopracciglia pinzettate, a mutande di lycra che esplodono sopra la vita dei pantaloni. E io mentre mi perdevo in tutto questo e osservavo felice l'umanità ululante mi chiedevo: "Perché non riusciamo a liberarci di te?" Nano nano
domenica, maggio 09, 2010
Due verrebbe da dire
Tokyo è un bbomba. Due verrebbe da dire. E anche atomiche. Ma non lo diciamo non sta bene. Che meraviglia. Tokyo è da quando ho 16 anni che è nella mia testa. Ora finalmente anche nelle mie retine, tra le mie sinapsi, sulle mie mani. Mia sorella nell'arte e nella vita era lì con me ad ubriacarsi di occhi a mandorla, folla, sashimi e luce. Quella che arriva prima perché è ad oriente. E' da quando mio fratello, quello vero, ha portato a casa dei miei un suo amico giapponese con moglie e figlia appresso, siamo ad inizi anni ottanta che voglio andare lì. Lì, tra bar ai 42esimi piani e sabbia, fili di perla e jeans alle ginocchia, serpenti di vie e metropolitane gridanti. Tokyo è una follia ordinata e silenziosa dove le stranezze aspettano in fila il loro turno. Come se fossero dal salumiere: "Prego il 31, che desidera?" Tokyo è quella cosa qui. Anche quella cosa qui. Peccato che io odi le foto. E ami Tokyo. Paradossi del comportamento umano. Nano nano
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