Cani. Per strada tanti cani. Tutti i cani del mondo sono
qui. Tutti hanno un cane. Per abbaiare alle loro solitudini pensando di
spaventarle. Non mi interessa l’11 settembre. Non mi interessa il dolore quando
passa attraverso le bugie. Non mi interessa ground zero. Non mi interessa nulla
di questa ferita. Sono stato a Wall
street. Ho pensato: perché loro sì e io no. Ho pensato ai libri di Breat Easton Ellis. Ho pensato: meglio così. Mi sarei perso dietro un armadio pieno di abiti
griffati. Sono solo fantasie. Mi avrebbero mangiato i coccodrilli in giacca e
cravatta. Avrei potuto far l’amante. Ma negli anni ottanta ero già un amante.
Nessuno sarebbe riuscito a portarmi via da quel posto. Amante. New York.
Londra. Chissà chi delle due fa l’amante. Hanno un’anima le città. E quando
amano la loro anima la senti esplodere. Mi piace pensare che New York e Londra
siano due vecchie amanti che si detestano. Per questo piene di amore. New York:
“I don't exactly have a sparkling resume”. Per questo sono qui. Nano nano
giovedì, maggio 31, 2012
giovedì, maggio 24, 2012
Un gran pezzo d'America
Davanti a me ho un pezzo immenso d’America. La statua della
libertà. Il ponte di Brooklyn. L’Empire state building. Il vuoto riempito da un altro
grattacielo lasciato dalle torri gemelle e poi gli edifici di Wall street.
Davanti a me ho un gran pezzo d’America. Altro che l’Ubalda. Lo guardo e mi
sembra così vicino a questa parte di New York che quasi mi fa paura. Mi sembra
di averlo addosso questo pezzo d’America. Spatatrac. E il pezzo d’America te lo
trovi appiccicato alle lenti dei tuoi occhiali senza neppure rendertene
conto. Non so se l’America mi piace. Ma trovo questo pezzo d’America talmente irreale che mi fa tenerezza.
Lì, fermo a rivendicare il suo ruolo. Povero ponte di Brooklyn attaccato ai suoi fili tesi, resistente a tutto. Se fossi in lui avrei voglia
di sprofondare. Di inabissarmi. Di sparire per sempre da qui e andare a
collegare altri corpi, da qualche altra parte del mondo. Davanti a me ho un pezzo immenso
d’America. E io sono lì che lo
guardo, attento a non sciuparlo. Questo tenero pezzo d’America. Nano nano
lunedì, maggio 21, 2012
Manhattan
Ieri sono stato a Brooklyn. Williamsbourg. Il quartiere che tanto piace agli italiani e ai new hippie post XXI secolo. A me no. Grazie, ridatemi l'isola. Io sono cresciuto guardando Fame, i Jefferson, Harlem contro Manhattan, Innamorarsi, Love story, A piedi nudi nel parco, Fiore di cactus, Taxi Driver, Amici complici amanti, Andy Warhol, i film di Scorsese e l'Actors studio in testa. Sono cresciuto pensando che New York fosse solo Manhattan, con la quinta, Central park e Chinatown. Quando ero piccolo Brooklyn era una marca di cicche con un ponte disegnato. E punto. Del resto non sapevo nulla. Non mi interessava. Volevo i grattacieli, volevo il sogno, volevo le via dritte e perpendicolari. E per me esistevano solo in una parte del mondo: New York. Volevo Marilyn Monroe fotografata sulla grata della metropolitana per sempre. Volevo quelle scene fisse nei miei occhi. Poi, sono diventato grande e i miei occhi si sono riempiti di altre immagini e tutto quello che avevo immagazzinato su New York è finito in un angolo. Ora, a distanza di decenni, quell'angolo rivuole i suoi 10 minuti di celebrità. E io sono pronto, non solo a dargli 10 minuti, ma tutta una vita. Perché per me Marilyn da quella grata non se ne è mai andata. Mai. Ridatemi Manhattan, grazie. Nano nano.
sabato, maggio 19, 2012
Topi
Topi. Ne ho già visti due, in quattro giorni. Chissà quanti ne vedrò nei prossimi. Topi. Fanno schifo. Mi fanno schifo. Come a tutti del resto. Poveretti, costretti a fare una brutta parte, per poter sopravvivere, perché la catena alimentare ha deciso così. Magari avrebbero voluto essere leoni. E invece si ritrovano ad essere topi. A New York sono più delle persone. Insieme agli scarafaggi si contendono il primato. Sono più dei cinesi, sicuramente. Chissà se anche più dei latinos. New York è una favola costruita su un sogno. Infranto. Quello di milioni di persone che per fare sognare sono costrette a dimenticarsi la notte. Un po' come i topi che squittiscono invece di ruggire. Nano nano
martedì, maggio 15, 2012
Sarah Jessica, John e Robert
Central park. Piovvigina. Mi sento Sarah Jessica Parker, John
Lennon e Robert Redford nello stesso tempo. Sono nel loop del "io sono lì, avete capito?". Vorrei inviare foto al mondo da New York. Mi fa paura questa cosa. Ma non voglio raccontare e mi sforzo di spegnere dentro di me il tasto "condividi con i tuoi amici". Che brutta cosa Facebook che ti strappa dal tuo corpo e ti fa divorare dagli altri. Che bella cosa New York. Pioviggina, io ho le infradito ai piedi ho voglia di freddo e di leggerezza nello stesso tempo. Le scarpe pesano. Le giacche ingombrano. Non voglio impicci nei miei movimenti. Sono nel paese della libertà, in fondo. Nano nano.
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