Sono due le cose che odio più fare al mondo: andare in palestra e passarmi il filo interdentale. Ieri mi è scaduto l’abbonamento in palestra. Il giorno prima ho finito il filo interdentale. Oggi sono l’uomo più felice del mondo. Buone feste a tutti. Parliamo di buoni propositi di inizio d’anno. Io ho promesso a me stesso che nel 2006 non mi voglio più innamorare ogni 10 minuti di qualcuno e che non voglio più credere ai rapporti rancidi di una notte. E’ dura rinunciare a credere che esistono i colpi di fulmine, i principi azzurri e gli amori a prima vista, ma voglio farcela. Mia sorella (nell’arte e nella vita), invece, ha promesso che non vuole più incastrarsi negli incisi dei discorsi degli altri. E voi cosa vi promettete di non fare più? Nano nano.
(nella foto, Letizia Ortiz moglie del principe di Spagna)
venerdì, dicembre 23, 2005
giovedì, dicembre 22, 2005
Gay parade (torna a grande richiesta)
(Ovvero tutto quello che un gay 30enne, se ci pensa bene, ma solo se ci pensa bene, non ha mai dimenticato).
Decima posizione
Quando è arrivata sembrava una generalessa nazi presa in prestito da tele Kabul, poi alla prima inquadratura delle mani e delle unghie, rigorosamente smaltate di rosso si è capito che dentro quel sergente batteva un cuore più femminile di quello di Boy George. Chi l’ha vista, parliamo di Donatella Raffai, non può essersene dimenticato.
Nona posizione
La pubblicità stampa di Regina Schrecker con la biondona di turno stritolata in una tuta in lamè d’oro munita di spalline a tre piani. Siamo negli anni ottanta. La Oxa a Sanremo scendeva le scale dietro una tuta aderentissima che la precedeva di un micromillimetro, Loretta Goggi aveva gli occhi tumefatti dall’ombretto e i capelli cotonati a rischio condono edilizio, mentre Enrico Coveri si era lanciato con i suoi jeans a palloncino, larghi sulla coscia e stretti in fondo, ed era caduto in piedi. Beato lui.
Ottava posizione
Erano belli, bruni e sorridenti. Anzi: bellissimi, brunissimi e sorridentissimi. La leggenda dice che siano stati scelti personalmente dal maestro Valentino per il lancio dei suoi bijoux. Sta di fatto che questi smandrapponi impenitenti stracolmi di anelli, bracciali e collane per sole signore hanno aperto un’epoca: quella del modello azzurro, versione moderna e rockettara del romantico principe.
Settima posizione
In casa ci portava la bicicletta, la panca per il crunch e il fidanzato ricco e potente. Ma lei non lo sapeva, che era ricco e potente. Gli spettatori che stringevano i pugni e incrociavano le gambe dall’emozione, sì. Loro si immaginavano entrare in questo loft improbabile gettando da una parte la tuta sporca di olio e lavoro per precipitarsi dall’altra muniti di pants aderenti, fascia per i capelli, e scaldamuscoli, impazienti di vivere le nuove lezioni di aerobica di Sydne Rome, Jane Fonda o Barbara Bouchet indifferentemente. Sognando ovviamente di diventare come lei, la Alex di Flashdance.
Sesta posizione
Dopo Wanda Osiris nessuna meglio di lei è stata in grado di scendere, seppur in questo caso di forma circolare, una scala. Lo faceva tra petali luminosi e corolle pulsanti al grido di: “Ecco a voi, bello più del sole, Marco Predolin”. Stiamo parlando di Sabina Ciuffini a M’ama non m’ama che ad ogni gradino faceva sobbalzare stuoli di giovanissimi cripto omosessuali che seduti sul divano tra la nonna e la mamma sublimavano la loro voglia di ola, con un colpetto di tosse. M’ama o non m’ama. S’ama…..sicuramente.
Quinta posizione
E’ arrivata dal nulla e subito nel nulla ci deve essere ritornata (in senso metaforico, ovviamente). Si chiama Tiziana Fiorveluti e per pochi mesi era la risposta privata alla pubblica Heather Parisi. La prima storia di rivalità tra bionda e bruna dell’era post soloRai sciupata a passi di dance, cicale e disco bambine. E’ bastato un attimo per accorgersi si lei: sorridente, scalata, e soprattutto spaesata (come i quattro telespettatori che se la ricordano). Immediata la scissione dei maschi in crinoline pronti a schierasi con l’una o l’altra. E in mezzo Tv sorrisi e Canzoni indeciso con chi stare.
Quarta posizione
BB. Non Brigitte Bardot, ma Brigitta Boccoli. Non SaintTropez, ma la corte di re Gianni Boncompagni. Non il rumore dei ciak della nouvelle vague, ma gli scricchiolii delle casalle del cruciverbone di Domenica in. Bb come boccolona al quadrato, vista la massa di capelli che soprastavano la sua scatola cranica. E quando piangeva dal ridere e il cerone si squagliava, sotto gli occhi umidi di chi avrebbe voluto essere al suo posto, assurgeva in un nano secondo a Madonna di Collistar e d’Oreal contemporaneamente. Da ringraziare a suon di bottigliete d’acqua ossigenata. Guai se le fosse spuntata la ricrescita….
Terza Posizione
Alzava la cornetta del telefono, rispondeva Pronto chi gioca? e si toglieva l’orecchino con la clip. Tutto contemporaneamente. Tre gesti uni e trini che gli omovideo in fieri vedevano consumarsi in religioso silenzio. Era la Bonaccorti alle prese con il programma di mezzogiorno post Carrà. Un must, adorare Enrica che faceva scivolare l’orecchino dal suo lobo e lo tratteneva in mano prima di appoggiarlo sul tavolo vicino al telefono. Soprattutto per chi a quei tempi ignorava l’esistenza di buchi e percing, ma conosceva fin troppo bene quella degli orecchini pendenti fino alla clavicola della sorella. Quante notte in bianco passate a chiedersi: “Perché io no?”
Seconda posizione
All’inizio era brutta, scialba e senza un filo di trucco. Poi, dopo un viaggio in Europa, la catarsi. E riappare bella, truccatissima e soprattutto con una montagna di capelli in testa, da far sembrare Marcella Bella vittima dell’alopecia. E’ la carioca Sonia Braga in Dancing days alle prese con amori impossibili, rapporti Singer, tutti da ricucire, drammi da eyeliner water resistent e tante ore buttate al vento di Copa Cabana beach. Per non parlare della sorella Jolanda diventata buona dopo una cura del sonno che ancora qualche paziente impenitente pretende dalle Asl. In quel periodo in Italia l’iscrizione all’Arci gay si pagava in cruzeiros (l’allora moneta brasiliana).
Prima posizione
Le prove le abbiamo fatte tutti davanti allo specchio del bagno con il phone tirato al massimo, puntato a modi Calibro 54 sulla tempia. O in automobile con il finestrino abbassato e l’occhietto lacrimante fisso sullo specchietto retrovisore. Oppure, sventagliando a rischio crampo alla mano, l’ultimo numero di King. Perché volevamo essere come lei: Loredana Bertè alle prese con il vento invernale del suo triste e rauco mare. Lei, capelli all’aria, gridava a squarciagola: “ e io che non riesco nemmeno a parlare con me”. Gli altri dal bagno di casa, urlavano alla madre: “sì, vengo ho finito….” E spegnevano il phone grondanti di sudore.
Decima posizione
Quando è arrivata sembrava una generalessa nazi presa in prestito da tele Kabul, poi alla prima inquadratura delle mani e delle unghie, rigorosamente smaltate di rosso si è capito che dentro quel sergente batteva un cuore più femminile di quello di Boy George. Chi l’ha vista, parliamo di Donatella Raffai, non può essersene dimenticato.
Nona posizione
La pubblicità stampa di Regina Schrecker con la biondona di turno stritolata in una tuta in lamè d’oro munita di spalline a tre piani. Siamo negli anni ottanta. La Oxa a Sanremo scendeva le scale dietro una tuta aderentissima che la precedeva di un micromillimetro, Loretta Goggi aveva gli occhi tumefatti dall’ombretto e i capelli cotonati a rischio condono edilizio, mentre Enrico Coveri si era lanciato con i suoi jeans a palloncino, larghi sulla coscia e stretti in fondo, ed era caduto in piedi. Beato lui.
Ottava posizione
Erano belli, bruni e sorridenti. Anzi: bellissimi, brunissimi e sorridentissimi. La leggenda dice che siano stati scelti personalmente dal maestro Valentino per il lancio dei suoi bijoux. Sta di fatto che questi smandrapponi impenitenti stracolmi di anelli, bracciali e collane per sole signore hanno aperto un’epoca: quella del modello azzurro, versione moderna e rockettara del romantico principe.
Settima posizione
In casa ci portava la bicicletta, la panca per il crunch e il fidanzato ricco e potente. Ma lei non lo sapeva, che era ricco e potente. Gli spettatori che stringevano i pugni e incrociavano le gambe dall’emozione, sì. Loro si immaginavano entrare in questo loft improbabile gettando da una parte la tuta sporca di olio e lavoro per precipitarsi dall’altra muniti di pants aderenti, fascia per i capelli, e scaldamuscoli, impazienti di vivere le nuove lezioni di aerobica di Sydne Rome, Jane Fonda o Barbara Bouchet indifferentemente. Sognando ovviamente di diventare come lei, la Alex di Flashdance.
Sesta posizione
Dopo Wanda Osiris nessuna meglio di lei è stata in grado di scendere, seppur in questo caso di forma circolare, una scala. Lo faceva tra petali luminosi e corolle pulsanti al grido di: “Ecco a voi, bello più del sole, Marco Predolin”. Stiamo parlando di Sabina Ciuffini a M’ama non m’ama che ad ogni gradino faceva sobbalzare stuoli di giovanissimi cripto omosessuali che seduti sul divano tra la nonna e la mamma sublimavano la loro voglia di ola, con un colpetto di tosse. M’ama o non m’ama. S’ama…..sicuramente.
Quinta posizione
E’ arrivata dal nulla e subito nel nulla ci deve essere ritornata (in senso metaforico, ovviamente). Si chiama Tiziana Fiorveluti e per pochi mesi era la risposta privata alla pubblica Heather Parisi. La prima storia di rivalità tra bionda e bruna dell’era post soloRai sciupata a passi di dance, cicale e disco bambine. E’ bastato un attimo per accorgersi si lei: sorridente, scalata, e soprattutto spaesata (come i quattro telespettatori che se la ricordano). Immediata la scissione dei maschi in crinoline pronti a schierasi con l’una o l’altra. E in mezzo Tv sorrisi e Canzoni indeciso con chi stare.
Quarta posizione
BB. Non Brigitte Bardot, ma Brigitta Boccoli. Non SaintTropez, ma la corte di re Gianni Boncompagni. Non il rumore dei ciak della nouvelle vague, ma gli scricchiolii delle casalle del cruciverbone di Domenica in. Bb come boccolona al quadrato, vista la massa di capelli che soprastavano la sua scatola cranica. E quando piangeva dal ridere e il cerone si squagliava, sotto gli occhi umidi di chi avrebbe voluto essere al suo posto, assurgeva in un nano secondo a Madonna di Collistar e d’Oreal contemporaneamente. Da ringraziare a suon di bottigliete d’acqua ossigenata. Guai se le fosse spuntata la ricrescita….
Terza Posizione
Alzava la cornetta del telefono, rispondeva Pronto chi gioca? e si toglieva l’orecchino con la clip. Tutto contemporaneamente. Tre gesti uni e trini che gli omovideo in fieri vedevano consumarsi in religioso silenzio. Era la Bonaccorti alle prese con il programma di mezzogiorno post Carrà. Un must, adorare Enrica che faceva scivolare l’orecchino dal suo lobo e lo tratteneva in mano prima di appoggiarlo sul tavolo vicino al telefono. Soprattutto per chi a quei tempi ignorava l’esistenza di buchi e percing, ma conosceva fin troppo bene quella degli orecchini pendenti fino alla clavicola della sorella. Quante notte in bianco passate a chiedersi: “Perché io no?”
Seconda posizione
All’inizio era brutta, scialba e senza un filo di trucco. Poi, dopo un viaggio in Europa, la catarsi. E riappare bella, truccatissima e soprattutto con una montagna di capelli in testa, da far sembrare Marcella Bella vittima dell’alopecia. E’ la carioca Sonia Braga in Dancing days alle prese con amori impossibili, rapporti Singer, tutti da ricucire, drammi da eyeliner water resistent e tante ore buttate al vento di Copa Cabana beach. Per non parlare della sorella Jolanda diventata buona dopo una cura del sonno che ancora qualche paziente impenitente pretende dalle Asl. In quel periodo in Italia l’iscrizione all’Arci gay si pagava in cruzeiros (l’allora moneta brasiliana).
Prima posizione
Le prove le abbiamo fatte tutti davanti allo specchio del bagno con il phone tirato al massimo, puntato a modi Calibro 54 sulla tempia. O in automobile con il finestrino abbassato e l’occhietto lacrimante fisso sullo specchietto retrovisore. Oppure, sventagliando a rischio crampo alla mano, l’ultimo numero di King. Perché volevamo essere come lei: Loredana Bertè alle prese con il vento invernale del suo triste e rauco mare. Lei, capelli all’aria, gridava a squarciagola: “ e io che non riesco nemmeno a parlare con me”. Gli altri dal bagno di casa, urlavano alla madre: “sì, vengo ho finito….” E spegnevano il phone grondanti di sudore.
lunedì, dicembre 19, 2005
Vita sfogliata
Anche oggi mi sento un po' Carrie dei poveri e dei diseredati, invece che di Sex and the city. Mi hanno regalato questo cadeau natalizio, un blox notes (come dicevo quando ero piccolo) con scritto: "In a past life was a porno magazine". Che non sarebbe stato malissimo.
Domanda: E voi chi avreste voluto essere? Nano nano
Domanda: E voi chi avreste voluto essere? Nano nano
venerdì, dicembre 16, 2005
Santa Joan
All'inizio del secolo scorso, prima di ogni Natale, Sundblom, creativo della Coca-Cola, partoriva una nuova pubblicità, avidamente attesa, raffigurante il Babbo Natale della Coca-Cola. Ad un certo punto nel 1931 gli viene in mente di farlo rosso e bianco. E' un tale successo che la multinazionale delle bollicine riesce a condizionare il look del vero Santa Claus fino a quel momento dipinto con abiti blu, gialli, verdi o rossi. Morale della storia: Babbo Natale, come lo abbiamo sempre visto noi, è un'invenzione della Coca-Cola. Lo si sapeva da una vita. Mi dicono. Qualcuno si sta ancora scandalizzando (vedi Virginie). Io, invece, penso: che bello se fossi un'invenzione di Joan Collins. Nano nano....
pitufo Gruñon
Alessandro ha fatto un libro con un suo amico, scaricabile solo da internet (il libro, non il suo amico) che si chiama www.generazione1000.com. Io sto aspettando da sabato un messaggio via sms che non arriverà mai. Mia sorella nell'arte e nella vita dice che il mio blog è troppo finocchio e lei non sa cosa scrivere però, nello stesso tempo, mi manda una mail nella quale mi chiede di registrare un programma dove un suo amico appare a torso nudo. Rudi, che lavora con me, insiste nel dire che io sono una via di mezzo tra il puffo quattrocchi e il puffo io odio (in spagnolo pitufo Gruñon). Giannina Facio è stata subito scoperta. La Fiorveluti anche. La Carrà torna in tv con Emozioni, da marzo, e prababilmente la Bertè va a Sanremo come ospite. Stasera vado a vedere Gene Gnocchi a teatro e domani è il 25esimo anniversario del Plastic. Il 28 parto per la Spagna, e il 25 è Natale. Mi ha appena chiamato Cecilia per invitarmi sabato sera a casa sua a cena. Qualcuno, mi dicono dalla segreteria, vuole la mia e-mail. Ma è per motivi di lavoro. Stop. Nano Nano.
mercoledì, dicembre 14, 2005
Macchina della verità
E' una prova per capire quanto sono patetico. Quindi. Questa foto è di un noto personaggio che ha avuto il suo massimo splendore all'inizio degli anni Ottanta. Nello stesso periodo circolava anche Tiziana Fiorveluti. Bene. A questo punto vi chiedo: chi sono la ricciola qui di fianco e la moretta di cui non ho la foto? nano nano. Tra parentesi questo piccolo test è molto meglio di quello che c'è sotto.
Cercasi cavallo
(Dal Lateshow: Dieci segnali che sei un cowboy gay).
Numero 10: la tua sella è di Versace
Numero 9 : invece di Home on the Range canti It’s Raining Men
Numero 8 : ti piace montare a cavallo, usare il lazo e arredare case
Numero 7 : hai venduto il bestiame per acquistare i biglietti per Mamma Mia
Numero 6 : quando vedi le repliche di Gunsmoke, devi fare una doccia freddo
Numero 5 : gli indiani ti chiamano Balla coi maschi
Numero 4 : sei stato preso al lazo più spesso di un manzo
Numero 3: indossi i chaps anche se il tuo ‘ranch’ è a Chelsea
Numero 2 : al saloon preferisci il salone di bellezza
E la numero uno è: ti piace montare ma non hai il cavallo…
(5, 4 e 2 patetiche, le altre belle, 10, 8 e 1 very well. Nano nano)
Numero 10: la tua sella è di Versace
Numero 9 : invece di Home on the Range canti It’s Raining Men
Numero 8 : ti piace montare a cavallo, usare il lazo e arredare case
Numero 7 : hai venduto il bestiame per acquistare i biglietti per Mamma Mia
Numero 6 : quando vedi le repliche di Gunsmoke, devi fare una doccia freddo
Numero 5 : gli indiani ti chiamano Balla coi maschi
Numero 4 : sei stato preso al lazo più spesso di un manzo
Numero 3: indossi i chaps anche se il tuo ‘ranch’ è a Chelsea
Numero 2 : al saloon preferisci il salone di bellezza
E la numero uno è: ti piace montare ma non hai il cavallo…
(5, 4 e 2 patetiche, le altre belle, 10, 8 e 1 very well. Nano nano)
martedì, dicembre 13, 2005
Saturday's suspect
Plastic, sabato sera. Lei è lì che saluta i suoi fans. Il suo Mare d'inverno agita gli animi. In testa avrà mezzo chilo buono di exstension. Di cui vado pazzo. Ma magari no. I capelli sono tutti suoi. Ma in fondo chissenefrega. Plastic, sabato sera. Lei se ne sta andando avvolta in un piumino rosso lungo fino ai piedi. La vedo di spalle mentre faccio la coda per entrare nel privé, che altro non è che il vero Plastic. Ballo, mi agito, mi slaccio la camicia fino al petto e mi avvolgo il maglione intorno al collo. Bevo un gin tonic. Finisce. Ne bevo un altro. Riballo. Palstic, sabato sera. Mi piace stare lì. Arriva. Moro, occhi neri, pizzetto nero, basette nere. Lo guardo. Mi sorride. Ricambio. Ci perdiamo dopo mezz'ora mi riappare davanti. E' distante ma è lì. La luce gli illumina il viso e vedo meglio i suoi occhi. Sono nerissimi. Alle 5 è a casa mia. Alle 16 della domenica lo riaccompagno dai suoi amici. Non abita a Milano. Non abita in Italia. Non è italiano. Non sta vivendo nel suo paese. E' di passaggio. Sotto il portone ci salutiamo. Gli lascio il mio cellulare ma so che non mi chiamerà mai. Più o meno me lo fa anche intuire.
E mi viene in mente una cosa che avevo scritto in Grecia tempo fa:
"Ingollo tutto di un fiato
questo mio senso di solitudine.
E faccio finta di digerirlo
come si fa con un cotecchino
ispessito dalla tripla cottura.
Insaziabile succhio la carcassa
della mia ultima malandata avventura,
pronto a sostituirla
con chi scende dal prossimo tram:
tu al lato, ora tocca a te,
mettiti lì buono, insieme con gli altri silenzi d'amore.
Io devo continuare a succhiare,
la mia cannuccia è infinita".
(Creta, settembre 2002)
...con il sospetto però di essere io la carcassa. Puttana eva.
Nano nano
E mi viene in mente una cosa che avevo scritto in Grecia tempo fa:
"Ingollo tutto di un fiato
questo mio senso di solitudine.
E faccio finta di digerirlo
come si fa con un cotecchino
ispessito dalla tripla cottura.
Insaziabile succhio la carcassa
della mia ultima malandata avventura,
pronto a sostituirla
con chi scende dal prossimo tram:
tu al lato, ora tocca a te,
mettiti lì buono, insieme con gli altri silenzi d'amore.
Io devo continuare a succhiare,
la mia cannuccia è infinita".
(Creta, settembre 2002)
...con il sospetto però di essere io la carcassa. Puttana eva.
Nano nano
martedì, dicembre 06, 2005
Con un ora ce stamo dentro
Conversazione in chat tra Carlo Masi (attore pornogay, nella foto) e Pino il Bagnino:
pinoilbagnino: ma se l'attore porno?
carlomasi-9: si
pinoilbagnino: ma non vivi a milano....
carlomasi-9: no vivo a roma salgo i week end di solito
pinoilbagnino: e quindi sei nella chat milano?
carlomasi-9: già
carlomasi-9: sono anche escort
pinoilbagnino: e quanto vuoi per una sana trombata?
carlomasi-9: 250 euro
pinoilbagnino: per quanto tempo?
carlomasi-9: il tempo di scopare con calma
pinoilbagnino: tipo due orette?
carlomasi-9: tipo un ora
carlomasi-9: io non so cosa fai te quando scopi ma io scopo
carlomasi-9: considera che statistiche alla manu un uomo medio scopa per 7 minuti
carlomasi-9: con un ora ce stamo dentro
pinoilbagnino: sei un grande. Ne terrò conto.
carlomasi-9: ok ciao
domenica, dicembre 04, 2005
Sottopassaggio (capitolo nove)
Fuori faceva un freddo bestia nonostante fosse aprile. Il polso mi stava dando ancora dei problemi soprattutto quando cambiava il tempo. «Niente di grave continuavano a dirmi tutti». «Beh, ovviamente non è niente di grave se paragonato alla fine che ha fatto Javier», pensavo io ogni volta anticipando di gran lunga le loro sinapsi.
«Javier non abita più qui. Ma con chi parlo scusi?».
«Con Rocco, sono un amico. Mi può gentilmente dire dove posso trovarlo?».
«All’inferno o in paradiso, dipende da chi lo ha giudicato. Javier è morto tre mesi fa. Io sono Alberto, un suo….amico».
«Javier è morto? Morto? Mi sta dicendo che Javier è morto?» La comunicazione finì così con una domanda inutile che sapeva di esclamazione altrettanto inutile. Da quando era morto Javier non avevo mai ricevuto telefonate di gente che lo cercava. Era la prima volta. Anche perché tutti i miei amici erano i suoi. Tutti i suoi amici avevano cercato con sforzi titanici di diventare miei. «Rocco? Ma che nome di merda è Rocco. Chi cazzo vuole questo qui», pensavo mentre mi stavo spalmando la crema sul corpo nutriente, astringente, tonificante. «Ma che pancia ho, puttana eva», mi chiedevo mentre di sottecchi guardavo la mia immagine riflessa allo specchio.
«Pronto?»
«Scusi se insisto sono la persona che ha chiamato prima, Rocco, volevo sapere se Javier è davvero morto o se mi sta prendendo in giro?».
«Sì, è morto davvero a Madrid in un incidente automobilistico il 20 dicembre dell’anno scorso. Vuole sapere altro?»
«Chi è lei?».
«Il suo fidanzato, il suo amico, quello che si scopava quasi ogni sera. Basta o vuole altri dati?».
«Merda».«Pronto? Rocco dei miei coglioni? Pronto. Mah». Rocco aveva riattaccato. Io mi continuai a spalmarmi la crema mischiamdola a quella per gli addominali. «Ma funzionerà poi questa cagata? Domani dovrò andare alla conferenza o che? Chi cazzo è sto Rocco?». Non avevo perso il vizio di farmi tre domande contemporaneamente e non cercare nessuna risposta. Mai.
(per gli altri capitoli vedi http://penaepanico.splinder.com/) (nella foto, Rocco Siffredi, particolare)
«Javier non abita più qui. Ma con chi parlo scusi?».
«Con Rocco, sono un amico. Mi può gentilmente dire dove posso trovarlo?».
«All’inferno o in paradiso, dipende da chi lo ha giudicato. Javier è morto tre mesi fa. Io sono Alberto, un suo….amico».
«Javier è morto? Morto? Mi sta dicendo che Javier è morto?» La comunicazione finì così con una domanda inutile che sapeva di esclamazione altrettanto inutile. Da quando era morto Javier non avevo mai ricevuto telefonate di gente che lo cercava. Era la prima volta. Anche perché tutti i miei amici erano i suoi. Tutti i suoi amici avevano cercato con sforzi titanici di diventare miei. «Rocco? Ma che nome di merda è Rocco. Chi cazzo vuole questo qui», pensavo mentre mi stavo spalmando la crema sul corpo nutriente, astringente, tonificante. «Ma che pancia ho, puttana eva», mi chiedevo mentre di sottecchi guardavo la mia immagine riflessa allo specchio.
«Pronto?»
«Scusi se insisto sono la persona che ha chiamato prima, Rocco, volevo sapere se Javier è davvero morto o se mi sta prendendo in giro?».
«Sì, è morto davvero a Madrid in un incidente automobilistico il 20 dicembre dell’anno scorso. Vuole sapere altro?»
«Chi è lei?».
«Il suo fidanzato, il suo amico, quello che si scopava quasi ogni sera. Basta o vuole altri dati?».
«Merda».«Pronto? Rocco dei miei coglioni? Pronto. Mah». Rocco aveva riattaccato. Io mi continuai a spalmarmi la crema mischiamdola a quella per gli addominali. «Ma funzionerà poi questa cagata? Domani dovrò andare alla conferenza o che? Chi cazzo è sto Rocco?». Non avevo perso il vizio di farmi tre domande contemporaneamente e non cercare nessuna risposta. Mai.
(per gli altri capitoli vedi http://penaepanico.splinder.com/) (nella foto, Rocco Siffredi, particolare)
venerdì, dicembre 02, 2005
Crocerossini rossi
Funerale del nonno di P. Finita la messa un manipolo di recchie (in realtà due sole: io e R. ) fa crocchio fuori dalla chiesa di San Babila. Ovviamente il panorama che abbiamo davanti non è dei più allegri. In più il tempo brumoso e grigio non favorisce gli animi. R. ad un certo punto mi guarda e, indicando delle impeccabili crocerossine, mi dice: "Le trovo fantastiche. Affascinantissime con il loro abito blu, le loro calze bianche e il velo in testa. Perché non ci vestiamo così anche noi. Sono adorabili". Io: "Effettivamente sono un po' come Gloria Guida nell'Infermiera di notte (vedi post). Molto sexy e arrapanti". Lui: "Ma ci saranno anche i crocerossini rossi?". Io: "Figurati". E' a quel punto che ho avuto l'impressione che le nostre menti siano partite contemporaneamente per la tangente, proiettando un film tutto loro. Immagino vietato ai minori di 14 anni. Nano nano.
mercoledì, novembre 30, 2005
Il qualcun altro
Sono seduto di fronte alla mia analista. Stiamo parlando, come quasi sempre e come da troppo tempo, dell’amore della mia vita. L’unico grande immenso amore della mia vita. Che la sfiga ha voluto incontrassi quando ero troppo giovane per capire qualcosa. E soprattutto troppo coglione per non chiudere il discorso immediatamente. Ma questa è un’altra storia. Ad un certo punto, mi guarda e mi domanda: “Ma lei non ha mai avuto un trasporto così forte, ai tempi, per qualcun altro?”. Attimo di silenzio. Le mie sinapsi fanno un viaggio nel passato alla velocità della luce. Mi sento Michael J. Fox in Ritorno al Futuro. Poi la risposta: “Sì, per Miguel Bosé, ma non credo sia significativo per la mia analisi”. Lei scoppia a ridere, poi a fatica si ricompone e mi dice: “Sia serio per cortesia….”. Aprendo dentro di me una voragine incolmabile.
“Seré tu amante bandito, bandito
Corazon, corazon malherido
Saré tu amante cautivo, cautivo seré…ahum
Pasion privada, adorado enemigo
Huracan huracan abatido
Me perdarè en un momento contigo
Por sempre….”
(Amante Bandito, tratto da Bandito, 1984. Miguel Bosè)
“Seré tu amante bandito, bandito
Corazon, corazon malherido
Saré tu amante cautivo, cautivo seré…ahum
Pasion privada, adorado enemigo
Huracan huracan abatido
Me perdarè en un momento contigo
Por sempre….”
(Amante Bandito, tratto da Bandito, 1984. Miguel Bosè)
martedì, novembre 29, 2005
Happy Christmas bimbi/e
Ho scritto sul blog dell'amica di S. che: "in vista di SantaLucia (che era cieca) l'Upim di Corso Buenos Aires era..." etc etc. La cagata mi ha fatto ridere. Sì, sono messo così male che rido delle cose che dico. Lo faccio da sempre e me ne fotto. Il mio ego è a mille. E allora? Sto notando che in televisione sono arrivate cariche di buoni sentimenti, musichette stridule, battute all'Ovomaltina, maglioni bianchi e avvolgenti, papà caduti dalle pagine di GQ e palesatisi nei letti delle madri a loro volta reduci da un casting di Vanity Fair, pronti a concepire bimbi da sbattere prima in qualche reclame (appunto) e poi, una volta cresciuti, in qualche angolo di città, le pubblicità natalizie. Io non sono di quelli che dicono: "odio il Natale". Anzi. Io amo il Natale. Lo adoro. Vorrei che il Natale avesse 365 giorni a sua disposizione. Adoro vedere tanti sorrisi per le strada abbarbicati a pacchetti giganti infiocchettati e tirati a festa come Maria Giovanna Elmi. Mi piace aspettare il giorno di festa, godere l'attesa e assistere all'esplosione di cotanta felicità come fosse un brufolo maturo da schiacciare, prima di addormentarmi, davanti allo specchio. Finalmente è Natale. Finalmente mi godo la mamma e il papà, l'odore di casa in cui sono cresciuto, la neve fuori, il caminetto acceso dentro, i baci, le chiacchiere, i ricordi, il tepore della famiglia e degli affetti. Adoro il Natale e vorrei che durasse 365 giorni l'anno. Davvero. Solo in questo modo mi assicurerei di non trovare in giro nessuna testa di cazzo. Sarebbero tutte a casa a festeggiare il Natale. Perché non sei nato, morto e resuscitato a getto continuo Gesù Cristo? Happy Christmas bimbi/e. Nano nano.
(nella foto, Natività, Giotto, 1303-1305, Padova, Cappella degli Scrovegni)
(nella foto, Natività, Giotto, 1303-1305, Padova, Cappella degli Scrovegni)
Gengis, Mic e Andy
Tre nomi mi hanno sempre ispirato: Gengis Khan, Caravaggio e Andy Wahrol.
Di Gengis Khan, uno dei più grandi condottieri della storia, morto il 25 agosto 1227 cadendo durante un trasferimento a cavallo a causa delle ferite riportate, la leggenda narra che chiunque si fosse trovato ad assistere al passaggio del carro con la sua salma, avrebbe pagato con la propria vita, accompagnando il suo imperatore nel viaggio nell'aldilà. Alla morte del sovrano l'impero mongolo si estendeva dalla Cina fino al Mar Caspio. Caravaggio (al secolo Michelangelo Merisi, nato a Milano nel 1571), invece nel 1610, si trova sulla spiaggia di Porto Ercole, dove è in attesa di rientrare a Roma per ricevere la grazia, quando viene arrestato e incarcerato per 2 giorni, perchè scambiato per qualcun'altro. Due giorni dopo sulla stessa spiaggia, cercando di recuperare le sue cose, muore di "febbre maligna". E’ 18 agosto del 1610 Caravaggio non ha ancora 39 anni. Pochi giorni dopo arriverà la grazia con il permesso di ritornare a Roma. Andy Warhol (1930-1987) abbandona la pittura nel 1965 per dedicarsi esclusivamente alla produzione cinematografica. Il ritorno alla pittura avviene intorno al 1972, con una produzione incentrata soprattutto sui ritratti. Nel 1980 fonda una televisione dal nome «Andy Warhol’s TV». Muore il 22 febbraio 1987 nel corso di un intervento chirurgico. Come non impazzire per loro? Nano Nano.
(nella foto, l'impero di Gengis Khan nel 1227).
Di Gengis Khan, uno dei più grandi condottieri della storia, morto il 25 agosto 1227 cadendo durante un trasferimento a cavallo a causa delle ferite riportate, la leggenda narra che chiunque si fosse trovato ad assistere al passaggio del carro con la sua salma, avrebbe pagato con la propria vita, accompagnando il suo imperatore nel viaggio nell'aldilà. Alla morte del sovrano l'impero mongolo si estendeva dalla Cina fino al Mar Caspio. Caravaggio (al secolo Michelangelo Merisi, nato a Milano nel 1571), invece nel 1610, si trova sulla spiaggia di Porto Ercole, dove è in attesa di rientrare a Roma per ricevere la grazia, quando viene arrestato e incarcerato per 2 giorni, perchè scambiato per qualcun'altro. Due giorni dopo sulla stessa spiaggia, cercando di recuperare le sue cose, muore di "febbre maligna". E’ 18 agosto del 1610 Caravaggio non ha ancora 39 anni. Pochi giorni dopo arriverà la grazia con il permesso di ritornare a Roma. Andy Warhol (1930-1987) abbandona la pittura nel 1965 per dedicarsi esclusivamente alla produzione cinematografica. Il ritorno alla pittura avviene intorno al 1972, con una produzione incentrata soprattutto sui ritratti. Nel 1980 fonda una televisione dal nome «Andy Warhol’s TV». Muore il 22 febbraio 1987 nel corso di un intervento chirurgico. Come non impazzire per loro? Nano Nano.
(nella foto, l'impero di Gengis Khan nel 1227).
domenica, novembre 27, 2005
Cattivi pensieri
La gola è ancora dolorante. Il cervello lancia continui cattivi pensieri e il cuore, con i suoi palpiti, li corregge. Di poco, ma li corregge pur non riuscendo a trasformarli in buoni. Primo cattivo pensiero: Ma se il rapporto si fonda esclusivamente su una vacanza estiva passata insieme e su una gragnola di serate notturne dal sapore di gin e di sperma mal schizzato, che rapporto è? Secondo cattivo pensiero: Mi avete condizionato la vita, striturato l'esistenza tra un vorrei essere per voi... e un dovrei essere per me...., mi avete fatto consumare decibel di voce in quintalate di inutili discussioni, mi avete fatto credere che i giganti eravate voi e io un piccolo sassolino in una distesa di ghiaia, ora che di tutto questo sono stufo lasciatemi stare. E tacete, imbecilli. Terzo cattivo pensiero: Ma perché i miei interlocutori mattutini e pomeridiani sono braccia rubate ai ferri da stiro e menti incastrate tra un subbuteo e una paginetta di BoyMusic macchiata di nutella? Quarto cattivo pensiero: Tutti gli altri trovano uomini della loro vita dietro sgualcite insegne di locali notturni o tastiere ingiallite di pc caserecci. E sembra che lì ad aspettarli ci stessero da un secolo. Bravi. Anche per questo, vi auguro altri cento di questi anni da passare insieme. Soli. Però. Quinto cattivo pensiero: Tutti gli altri hanno un passato di sesso da far invidia alla cineteca personale di Schicchi, quella che contiene anche i fuori onda e gli scarti. E continuano a praticare con immenso successo. Ok, io no. Io sono frustrato. Io sono frigido. Io sono impotente. Io sono complessato. Io non ho superato tanti tabù. Io non vivo bene la mia sessualità. Io sono una frana. Ok, spero tanto che questa frana vi travolga tutti. Cialtroni al sapore di fragola. Ultimo cattivo pensiero: che tutti i cani delle coppiette gay felici, nelle loro casette colorate, vicino a caminetti scoppiettanti, tra i loro oggettini comprati in giro per il mondo, smettano di abbaiare e si assopiscano sul pavimento di colpo. In questo momento e per sempre. Bau Bau, Nano nano.
lunedì, novembre 21, 2005
Come volare
Ho la gola a pezzi. Venerdì mi hanno tolto le tonsille. Fa un male bestia, me lo avevano detto. Del resto quando non si hanno più 20 anni....Comunque stoicamente resisto al dolore, alla difficoltà a deglutire, alla gola massacrata. Sto a casa una settimana dal lavoro. Mediterò, ho pensato. Ma in realtà continuo a dormire. Che è un po' come volare...
mercoledì, novembre 16, 2005
Soprattutto Domenica in
Mi spiegate: perché nessuno risponde ai miei curricula? Perché in tutte le cose per avere 10 devi investire 152.369? Perché non riesco a trovare un motivo intelligente per alzarmi la mattina dal letto? Perché mi è cresciuto un brufolo in faccia? Perché chi mi piace si bacia sempre con qualcun altro? Perché esiste un giornale che si chiama settimanale Dipiù? Perché non sopporto chi ha le unghie sporche? Perché ho la tosse da tre mesi e nessuno ha il coraggio di dire che sono tisico? Perché ho una minchia di un 14 enne, gli ormoni di un 25 enne e la stanchezza di un 80enne? E soprattutto perché non sono io il conduttore di Domenica in? (nella foto, le unghie che vorrei)
A pezzi....
Ambra è di nuovo incinta da tre mesi. La talpa è Gianni Sperti. Madonna ha comparato una macchina anti cellulite e ha chiesto ai commessi di Harrods il silenzio. La Yespica si è fatta l'ex della Fabiani la quale è insieme a Dj Francesco che è l'ex della Yespica. La petineuse del Grande Fratello5 vuole comprare una squadra di calcio. Antonio Zequila è gay, lo dice un amico di Renato Zero che non vuole dichiarare la sua identità. E io sono a pezzi....
giovedì, novembre 10, 2005
All'amore, all'amore.
E’ meglio alzarsi la mattina, dopo aver dormito la notte, e fatto all’amore, con il proprio partner (ho usato il termine fare l’amore non trombare, sto diventando bravo?) e sentirsi chiedere come prima assoluta, unica, inequivocabile domanda: “ma secondo te quali sono le priorità che il nuovo governo dovrebbe affrontare?”, oppure vivere con un sordo muto? L’amore è più minato dal silenzio o dai test d’accesso ad Harvard?
(nella foto aereo Harvard)
(nella foto aereo Harvard)
martedì, novembre 08, 2005
Mitragliatrice
"I genitori nelle migliori delle ipotesi sono soffocanti". "Prima scopare, poi scoprirsi". "Non ho passato, il mio presente è finito un secondo fa. Il mio futuro è cominciato quando ti ho incontrato". Come una mitragliatrice sparo tutti i miei colpi in un unico post. Il primo me lo ha raccontato un esimio giornalista economico, il secondo un'idea che mi è venuta durante una conversazione telefonica con mia sorella (nell'arte e nella vita....) e il terzo è quello che avrei voglia di dire a qualcuno... Tre colpi is meglio che uan.....O no?
Alla prossima, Nano Nano.
(nella foto Mork e Mindy)
Alla prossima, Nano Nano.
(nella foto Mork e Mindy)
lunedì, novembre 07, 2005
Escatology
Ogni volta che sogno di lui, bello, magro, e bastardo come è sempre stato nella mia vita, mi sento strano. Il sogno è sempre lo stesso: io e lui nel letto che ci abbracciamo stretti stretti. Anche la vita è sempre la stessa: "io da solo che cerco di mollare il colpo". Strani sforzi. Un po' come quando sei sulla tazza e non riesci a cagare. Escatologico, ma efficace. Sorry....
(nella foto. un frame di Queer as folk)
(nella foto. un frame di Queer as folk)
venerdì, novembre 04, 2005
Lettura post creativa
Berlusconi propone di andare in pensione a 68 anni, e io penso a Tina Turner; D'Alema dice che Mussolini non andava ucciso, e io penso se mi tromberei o no Juanes, quello che canta La camisa negra; Prodi vede Borselli e gli dice: "via libera ai radicali nell'alleanza", e io penso alla maschera al fango del mar morto che mi farò domani; la direttrice del Sun picchia il marito, e io penso alle Maldive; El Pais sfida Telecinco e Antena 3, e io penso di aggiornare il mio curriculum; Fini teme ritorsioni dall'Iran e io penso che sono in riserva sparata; Prada deve risarcire una cliente per un tacco difettoso, e io penso ad Anna Falchi. Non so se l'associo alla parola tacco, cliente o difettoso.
Chiudo il giornale. E di colpo mi viene in mente Mussolini a testa in giù a piazza Loreto, con "la camisa negra", sporco di fango (del mar morto), che indossa un ascellare costume da bagno, con in tasca una sua biografia e che sta prendendo fuoco. E lì vicino la Falchi che piange. Lettura post creativa.
(nella foto Tina Turner dei Navigli, ieri a Rockpolitik. Ti adoro Lola)
Chiudo il giornale. E di colpo mi viene in mente Mussolini a testa in giù a piazza Loreto, con "la camisa negra", sporco di fango (del mar morto), che indossa un ascellare costume da bagno, con in tasca una sua biografia e che sta prendendo fuoco. E lì vicino la Falchi che piange. Lettura post creativa.
(nella foto Tina Turner dei Navigli, ieri a Rockpolitik. Ti adoro Lola)
giovedì, novembre 03, 2005
Gin clorazepato
Mi sa che in questi giorni ho l'anima depressa. L'anima. Che non sono io. E' una strana sensazione, quasi nuova, oserei dire. Sintomo da anima depressa: voglia di stare in un angolino, guardare gli altri e raccontare a me stesso una miriade di minchiate. Sintomo da depresso: voglia di stare in un angolino (senza gli altri davanti) e tacere. La prima depressione ti spacca di Gin Tonic, la seconda di Valium. Domanda: è più cool affondare nell'alcool o nel clorazepato?
(nella foto, Maschio Angioino, che può essere un suggerimento per capire il perché della mia depressione)
(nella foto, Maschio Angioino, che può essere un suggerimento per capire il perché della mia depressione)
giovedì, ottobre 27, 2005
No smoking
"Ha lasciato lo spettacolo per la famiglia e non se ne pente, ma dopo 27 anni Gloria Guida ha voglia di tornare al lavoro, magari al fianco di suo marito, Johnny Dorelli, di cui ha prodotto il primo dvd, 'Swinging live', che segue il successo del cd 'Swingin", arrivato alle 150 mila copie vendute". (Ansa, 27 ottobre 2005).
Ogni volta che sento parlare di Gloria Guida volo indietro di 24 anni. Casa mia, adolescenza, domenica pomeriggio. Non c'è molto da fare a parte fumare le Kim di nascosto con la mia amica, guardare Pippo Baudo in tv (beh, quello lo posso fare anche ora), affacciarmi e osservare i camuni passeggiare sul lungolago, farmi pippe pensando a Kabir Bedi e alla Perla di Labuan. Oppure andare al Cinema. Appunto. "L'infermiera di notte", "La liceale nella classe dei ripetenti", "Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio", "La soldatessa alla visita militare", "La moglie in vacanza e l'amante in città", "La liceale deduce i professori", alcuni dei miei film preferiti. Aveno meno di 14 anni, ci andavo di nascosto. E alla fine del primo tempo mi fumavo anche una sigaretta.... Trasgressione in salsa lacustre....
Ogni volta che sento parlare di Gloria Guida volo indietro di 24 anni. Casa mia, adolescenza, domenica pomeriggio. Non c'è molto da fare a parte fumare le Kim di nascosto con la mia amica, guardare Pippo Baudo in tv (beh, quello lo posso fare anche ora), affacciarmi e osservare i camuni passeggiare sul lungolago, farmi pippe pensando a Kabir Bedi e alla Perla di Labuan. Oppure andare al Cinema. Appunto. "L'infermiera di notte", "La liceale nella classe dei ripetenti", "Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio", "La soldatessa alla visita militare", "La moglie in vacanza e l'amante in città", "La liceale deduce i professori", alcuni dei miei film preferiti. Aveno meno di 14 anni, ci andavo di nascosto. E alla fine del primo tempo mi fumavo anche una sigaretta.... Trasgressione in salsa lacustre....
Velina mancata
mercoledì, ottobre 26, 2005
Loredanity Fair
Ho un amico che lavora a Vanity Fair. E' a lui che ho chiesto tempo fa di farmi intervisatre la Bertè. Ed è lui che mi ha detto lo propongo al mio direttore. Dopo due giorni mi dice: "Mi ha detto il mio direttore che della Bertè se ne fotte". Domani su Vanity esce un'intervista, con servizio fotografico, della signora Borg. Il backstage è da vedere. Merita. Anche perché la si vede bella e vestita da Dio. Fra ti amo lo stesso...
arRaffa come Milly
Su la Repubblica di oggi Fabio Mussi dei ds dice di Cofferati: "Meglio Schwarzy di Sergio", qualche pagina più avanti leggo: "Rosa, cambiò la storia restando seduta" e io la invidio da morire perché la vedo a casa, tranquilla, senza ansia, senza angosce che fa la rivoluzione al telefono, senza, soprattutto, faticare. Tre pagine dopo guardo la pubblicita di Psychologies, il mensile di Hachette che parla di pippe mentali e ci vedo in copertina Lilli Gruber, a pagina 60 Madonna che grida ai quattro venti: vorrei essere la vicepresidente di Hilary (e io vorrei essere il suo stagista, di Madonna, intendo) e vicino la Monica Bellucci che dichiara. "In fondo prostitute lo siamo un po' tutte". E punto. Poi, apro el Pais e nella rubrica Gente mi trovo la Carrà che balla con Maradona. Leggo nella didascalia: "Diego Armando Maradona con la cantante Raffaella Carrà durante el programa de television que presenta el ex futbolista en Argentina. Tambien parteciparon la cantante Bebe y elportero German Mono Burgos". E il sorriso mi è tornato sulle labbra.
Posta elettronica
Arrivo al lavoro. Mi siedo. Accendo il computer, guardo subito la posta elettronica. In ordine mi arrivano mail dal Rocket (www.therocket.it), dal blog di Beppe Grillo (www.beppegrillo.it) e dallo Space di Ibiza (www.space-ibiza.es). Poi, le anteprime di Eva 3000, una barzelletta di Chicco e un comunicato stampa del Food & beverage manager al Cervo Hotel. Nel pomeriggio mi aspetto un messaggio da Topolino, dai 7 nani che mi mandano una foto di Biancaneve mentre fa la doccia, e da Sylvie Lubamba (nella foto, vista dal dietro) che mi chiede di ricaricarle il cellulare. E io che sogno da anni un bel messaggio che cominci più o meno così: "Ti ho visto un mese fa e non ti ho più dimenticato. Penso a te tutti i giorni... sei l'uomo della mia vita", etc etc etc. La posta elettronica non serve a questo? Uffa.....
Ogni Rizzo un caprizzo
Qualcuno mi spieghi perché: Aldo Rizzo quello di Markette, il programma di Chiambretti, ha cambiato parrucca, non è più biondo ma è moro.
(nella fotto il vecchio scalpo di Rizzo)
(nella fotto il vecchio scalpo di Rizzo)
lunedì, ottobre 24, 2005
Sapore di menta
Sabato mi chiama I. e mi dice: "Vieni al Billy con un mio amico?". Io accetto anche se è da più di un anno che non metto piede in quel posto di corpi sudati e cervelli flippati. Dopo una serata al Gasolina, una al Plastic e una al Billy mi sento un po' come Gesù Cristo: uno e trino. Ora non mi manca che concentrarmi sulla resurrezione (sulle acque ho già camminato quest'estate in Israele). La discoteca non è così affollata come me la ricordavo. Saluto i quattro gatti che conosco. In tempi diversi due patelle mi si appiccicano addosso. Io sorrido, mi sento bello come Brad Pitt. Ad un certo punto I. mi indica un tizio e mi dice: "Non male vero?". Io lo guardo e annuisco. Poi I. aggiunge: "Gli devo dire qualcosa di te?". Tre minuti dopo ci stiamo baciando. Al secondo bacio mi dice: "Fumato troppo?" e se ne va. Penso: "Allora è vero che gli uomini sono diventati dei bambini e se le donne prima giravano con i preservativi nella borsetta ora girano con le caramelle". Ma sento Angeline che mi chiama….E insieme ci ributtiamo nella bolgia di menti infrante e bocche al sapore di menta. Have a nice week guys….
sabato, ottobre 22, 2005
Ragazzi della Casa
Elza Soares & Chico Buarque de Holanda cantano in sottofondo. Io mi sto preparando per uscire. Scrivo di ieri. Mi sto ingoiando nottate a base di house music e ore piccole, piccole come la mia sicurezza di passare l'inverno senza mecellarmi le palle. Dopo essere stato ad una festa di compleanno, vado con M. alla Casa 139 (in via ripamonti). Lei mi dice: "Ciao andiamo a casa". Io saluto i miei amici al grido di: "Vado alla Casa". Qualcuno sbigottito pensa che sia ricominciato Il Grande Fratello. M. è l'unica che ha capito e mi dice: "Scusa, ma io vado a casa mia". I miei ormoni all'unisono mi sussurrano: "Starà scherzando?". Io due secondi dopo la guardo e le dico: "Starai scherzando?". In15 minuti siamo alla Casa 139. C'è poca gente ma ci basta per commentare: "Perché il sindaco di Milano non chiama tutti i cittadini per decidere chi deve procreare e chi no. Quanta gente cessa c'è in giro che sforna a sua volta altri cessi?". Bisogna mettere la mani avanti ed aiutare le nuove generazioni. Altro che buco dell'ozono. Beviamo, scrutiamo, salutiamo, ci ritiriamo. Come un maglione di lana lavato a 60 gradi. Addio per sempre globo terrestre. Io a questo punto sono Lula (non Lola, D. non è un refuso) Pace Fortune e mi dico: "E' un mondo crudele senza pietà che nasconde dentro di sé un cuore selvaggio". Ore 2. M. è a casa, io passo davanti al Plastic e vedo un nugolo di gente in attesa di entrare. In un battibaleno parcheggio l'auto e sono in fila anch'io. La mia malsana bulimia di buio e luci soffuse non si fa controllare. Mi piace e non ci posso fare nulla. E infatti non faccio nulla. All'entrata mi dicono: "Solo?". E io rispondo: "Sì, solo". A quel punto mi chiedono: "Ma sei in qualche lista?". E io: "Sì, della spesa". In effetti un po' in vendita mi sento.
(nella foto, Laura Dern e Nicolas Cage in Cuore Selvaggio, 1990)
(nella foto, Laura Dern e Nicolas Cage in Cuore Selvaggio, 1990)
venerdì, ottobre 21, 2005
Vorrei essere Del Santo
"Costantino Vitaliano e' in arrivo sull'Isola dei famosi. L'ex tronista di "Uomini e donne" prendera' il posto di uno dei concorrenti, Sandy Marton e Al Bano, che per motivi diversi hanno abbandonato l'Isola dei Famosi. Costantino raggiungera' cosi' Daniele Interrante, suo "collega" a "Uomini e donne" oltre che nel film "Troppo belli": Daniele, tra i concorrenti dell'Isola, e' pero' in nomination e potrebbe uscire mercoledi' prossimo durante la puntata del programma. Domani, comunque, Costantino dovrebbe partire da Malpensa per raggiungere l'isola di Samana'".(Adnkronos)
... due non si possono dire
"...forse un giorno capirò dove è stato che ho sbagliato e mi perdonerò". Ma non è questo il tema. Interno Gasoline 2 parte. Arrivo verso l'una con D. il mio amico che lavora con V. e che imita da Dio. Entriamo, scendiamo i soliti scalini che portano all'inferno (di cui post sotto), ma in realtà si tratta di un paradiso scuro come il caffè della Lavazza. Di infernale non c'è nulla. A parte me alla fine della serata. Verso le tre incontro un tipo. Mi guarda, lo guardo, mi si avvicina, mi avvicino, allunga una mano, lo lascio fare, mi morsica un orecchio, ed è proprio quello con il piercing, mi fa un male cane, ma mica posso dirgli che me lo sono fatto solo due mesi fa (avendo io 107 anni suonerebbe ridicolo). Ci sussurriamo le nostre generalità mentre i nostri fianchi ondeggiano a ritmo di musica. Arriva un suo amico (o forse è lui, non mi ricordo) e mi infila in bocca un quarto (o terzo, o metà non ho capito) di qualcosa che secondo me è bicarbonato visto che non mi fa nessun effetto. Io ingollo. Sono un signore. Il suo amico (cesso, naturalmente rispetto all'altro che non era male) mi si piazza davanti, mi offre da bere, e mi parla non so di che cosa. L'altro nel frattempo, e qui scivoliamo nel dramma, si mette a baciarsi come un forsennato con uno dall'aspetto inguardabile. E' troppo. Drogato e rifiutato: no. Puttana eva: no. Anche io voglio i miei 10 minuti di Lapo-dance. Con l'ormone a mille mi precipito al bancone e ordino un altro gin tonic. Con lo sguardo controllo i due. Du viti e du bulloni se sarebbero avvitati con più difficoltà. Depresso mi rimetto in pista. Si presenta un altro roito che conosco e mi saluta. Vuole baciarmi sulla bocca. Ma io che mi sono calato il bicarbonato controllo la situazione e devio sulla sua guancia. Se ne va. E ritorna, in mimetica da guerra, il mio sense of houmor. Insieme vogliamo distruggere gli astanti, ballanti e danzanti. Adocchio un tipo interessante, mi giro un secondo per salutare un altro mio amico e quello comincia a baciarsi con un altro cesso lì vicino. Penso: "Ma che tristezza sono questi qui". Dopo un secondo correggo il mio pensiero. "Ma che tristezza sono io...". Altra corsa al bancone, altro giro. Bevo e torno a dimenarmi. Sono le 4.30. Sto per uscire. Ma un attimo prima di incamminarmi verso le scale un tipo semi inguardabile mi si avvicina e dice . "Sei bravissimo, ti posso toccare". Gli dico. "Ma che me tocchi...", e nel frattempo ha già allungato la mano sul mio pacco. Io (da signore) sorrido, gli prendo il braccio e gli allontano la mano. Lui mi saluta se ne va, dopo dueminutidue ritorna. "Ti prego, lasciati toccare ancora....". E io di nuovo: "Ma che me tocchi....". E di nuovo gli prendo il braccio e gli allontano la mano. Sfinito lascio il Gasoline alle mie spalle. Sono sul marciapiede, accendo una sigaretta e mi cade l'occhio su due tizi che si baciano. Uno di questi è un tizio orendo che conosco. Non posso farcela. Sono disfatto. Il mio sense of houmor depone le armi. Tre parole mi ronzano in testa. Una è perché. Le altre due non si possono dire....
(nella foto Greg Louganis, avvitamento)
(nella foto Greg Louganis, avvitamento)
giovedì, ottobre 20, 2005
Il rap(porto) di Leopoldo
I carabinieri insieme alle forze di polizia di Argentina, Spagna e Francia, stanno eseguendo diversi arresti per associazione finalizzata al narcotraffico internazionale. A Moron, nei pressi di Buenos Aires, è stata individuata la raffineria dell'organizzazione che risultava ufficialmente essere un magazino per la raccolta di carbone vegetale da esportare. In Spagna sono stati identificati i magazzini della droga, e sono stati sequestrati oltre 1.500 chilogrammi di cocaina e arrestate 35 persone all'estero e 25 in Italia. Fra i 31 arrestati del blitz dell'altra notte, che ha portato anche al sequestro fra Spagna e Italia di 1.200.000 euro, ci sono anche i figli della contessa Garavaglia di Milano (nella foto con il rottame Rocco Casalino): Leopoldo Bernardino Ulivieri, 26 anni, considerato il cassiere dell' organizzazione e bloccato ad Ibiza, e Marco Morgan Ulivieri, 33 anni, residente a Milano. (Ansa).
Qualche mese fa sono stato a casa della Contessa Garavaglia per assistere ad una performance del figlio Leopoldo dove il biondo fanciullo dalla chioma lunga declamava a ritmo di rap canzoni da lui scritte. Un po' come questa:
Ue ue ue
me chiamo
Leopoldo Bernardino
Uo uo uo
se vuoi un ecstasy
te mando il mio facchino
At at at
mi sento un gran profeta
e intanto te spaccio la cometa
Sic sic
la droga la metto nel carbone
chi ci casca è proprio un po' coglione
Pac pac
in Spagna me sento il tuo signore
raffino e la faccio da padrone
Ton ton
se vuoi un po’ di paglia
uei guapa chiama la Garavaglia
But but
a ibiza dicon che sono il re
la coca la spaccio anche per te
Gig gig
ogni pasticca è un volo
e io divento Marco Polo
Qualche mese fa sono stato a casa della Contessa Garavaglia per assistere ad una performance del figlio Leopoldo dove il biondo fanciullo dalla chioma lunga declamava a ritmo di rap canzoni da lui scritte. Un po' come questa:
Ue ue ue
me chiamo
Leopoldo Bernardino
Uo uo uo
se vuoi un ecstasy
te mando il mio facchino
At at at
mi sento un gran profeta
e intanto te spaccio la cometa
Sic sic
la droga la metto nel carbone
chi ci casca è proprio un po' coglione
Pac pac
in Spagna me sento il tuo signore
raffino e la faccio da padrone
Ton ton
se vuoi un po’ di paglia
uei guapa chiama la Garavaglia
But but
a ibiza dicon che sono il re
la coca la spaccio anche per te
Gig gig
ogni pasticca è un volo
e io divento Marco Polo
mercoledì, ottobre 19, 2005
Sottopassaggio (capitolo otto)
«Vorrei avere il coraggio di buttarmi in questa storia come non ho fatto finora». Edoardo mi parlava precipitoso in attesa di una mia risposta.
«Anch’io dovrei buttarmi, ma del settimo piano del Pirellone». Rise.
«Ha fatto di tutto per avere il mio numero di telefono perché non poteva chiederlo direttamente a Giorgio visto che e’ amico di Paco, il suo ex fidanzato. E visto che lui lavora in uno studio notarile può accedere ai catasti e mi ha detto che ha cercato una qualsiasi cosa di terra o mattoni intestata a me ma non ha trovato nulla. Alla fine, non so come, è riuscito ad avere la mia e-mail e mi ha scritto».
«E cosa ti ha scritto il napoletano?»
«Che a quella festa in cui c'eri anche tu è rimasto molto colpito da me e della mia simpatia, dai miei modi di fare discreti e dai miei occhi verdi…»
«Perché tu hai gli occhi verdi?»
«Cretino, smettila. E mi ha detto una cosa che mi ha colpito molto…»
«E cioè?»
«Che nei miei occhi, in fondo, c’è un velo di tristezza. Ed ha ragione. E’ una cosa molto bella che se ne sia accorto», mi dice l'Edo.
«Edoardo, a me sembra una grande cagata».
«Sei scemo? Perché? E’ vero, in fondo io sono molto melanconico».
«Be’, non vorrei deluderti ma probabilmente anche Jengis Khan era melanconico. Per non parlare della cassiera del supermercato sotto casa mia e del tipo che pulisce le scale del mio palazzo. Voglio dire: tutti in fondo in fondo sono melanconici, ma da qui a dire che tu hai una goccia ti tristezza negli occhi mi sembra una minchiata da napoletano che vuole fare a tutti i costi il sensibilone… dei miei coglioni. Amore mio, gli occhi tristi mi mandano in deliquio, sono un rabdomante della tristezza altrui soprattutto quando non trovando più spazio nel corpo si conficca anche nell’iride, e credimi, tu sei tutto tranne che triste».
«E’ vero», si inserì Edoardo. «Anche Mia mi ha detto che i miei occhi comunicano molta serenità».
«Appunto», continuai. «Quello dove ci ha visto la tristezza lo sa solo lui. Forse quando eri a cavalcioni di una sua sega. I napoletani sono come i froci: ci provano sempre a sembrare più sensibili».
Avevamo le lacrime agli occhi: lui per le mie battute io per i commenti dementi che mi uscivano come gli schizzi di saliva, dalla mia bocca.
«Comunque», dice Edoardo, «gli ho mandato via e-mail il mio numero di cellulare, così magari domani ci sentiamo e ci mettiamo d’accordo per vederci e farci una sana scopata. Non ne posso più, non vedo l’ora di essere trombato come cazzo si deve». E via a ridere come due Carrie e Samantha “de noartri”.
«Edoardo, ti telefono domani nella speranza che la tua malinconia non ti suggerisca di calarti un vasetto di valium tutto d’un fiato».
«Cosa?».
«Sono pazzo di te».
«Anch’io. Ti voglio bene».
(per gli altri capitoli http://penaepanico.splinder.com/)
(Pirellone inguainato da due operai dopo che il pirla si è schiantato con l'aereo qualche anno fa)
«Anch’io dovrei buttarmi, ma del settimo piano del Pirellone». Rise.
«Ha fatto di tutto per avere il mio numero di telefono perché non poteva chiederlo direttamente a Giorgio visto che e’ amico di Paco, il suo ex fidanzato. E visto che lui lavora in uno studio notarile può accedere ai catasti e mi ha detto che ha cercato una qualsiasi cosa di terra o mattoni intestata a me ma non ha trovato nulla. Alla fine, non so come, è riuscito ad avere la mia e-mail e mi ha scritto».
«E cosa ti ha scritto il napoletano?»
«Che a quella festa in cui c'eri anche tu è rimasto molto colpito da me e della mia simpatia, dai miei modi di fare discreti e dai miei occhi verdi…»
«Perché tu hai gli occhi verdi?»
«Cretino, smettila. E mi ha detto una cosa che mi ha colpito molto…»
«E cioè?»
«Che nei miei occhi, in fondo, c’è un velo di tristezza. Ed ha ragione. E’ una cosa molto bella che se ne sia accorto», mi dice l'Edo.
«Edoardo, a me sembra una grande cagata».
«Sei scemo? Perché? E’ vero, in fondo io sono molto melanconico».
«Be’, non vorrei deluderti ma probabilmente anche Jengis Khan era melanconico. Per non parlare della cassiera del supermercato sotto casa mia e del tipo che pulisce le scale del mio palazzo. Voglio dire: tutti in fondo in fondo sono melanconici, ma da qui a dire che tu hai una goccia ti tristezza negli occhi mi sembra una minchiata da napoletano che vuole fare a tutti i costi il sensibilone… dei miei coglioni. Amore mio, gli occhi tristi mi mandano in deliquio, sono un rabdomante della tristezza altrui soprattutto quando non trovando più spazio nel corpo si conficca anche nell’iride, e credimi, tu sei tutto tranne che triste».
«E’ vero», si inserì Edoardo. «Anche Mia mi ha detto che i miei occhi comunicano molta serenità».
«Appunto», continuai. «Quello dove ci ha visto la tristezza lo sa solo lui. Forse quando eri a cavalcioni di una sua sega. I napoletani sono come i froci: ci provano sempre a sembrare più sensibili».
Avevamo le lacrime agli occhi: lui per le mie battute io per i commenti dementi che mi uscivano come gli schizzi di saliva, dalla mia bocca.
«Comunque», dice Edoardo, «gli ho mandato via e-mail il mio numero di cellulare, così magari domani ci sentiamo e ci mettiamo d’accordo per vederci e farci una sana scopata. Non ne posso più, non vedo l’ora di essere trombato come cazzo si deve». E via a ridere come due Carrie e Samantha “de noartri”.
«Edoardo, ti telefono domani nella speranza che la tua malinconia non ti suggerisca di calarti un vasetto di valium tutto d’un fiato».
«Cosa?».
«Sono pazzo di te».
«Anch’io. Ti voglio bene».
(per gli altri capitoli http://penaepanico.splinder.com/)
(Pirellone inguainato da due operai dopo che il pirla si è schiantato con l'aereo qualche anno fa)
Capa tanta
Ma l'exstension di Alba Parietti quanto lunghe sono? Loredana Lecciso cosa ha attaccato alla testa, l'autostrada del sole? Al Bano, per tingersi i capelli, utilizza Grecian 2000? Ezio Greggio ha il parrucchino dei Simpson? Sophia Loren si cotona i capelli con il reattore di un Jet? Maria De Filippi fa lo shampoo una volta al mese? Milly Carlucci quante parrucche ha? Alessia Marcuzzi al posto della frangia ha un ondulato in vetroresina? Anna La Rosa utilizza lo scalpo (tinto di rosso) della Charlie's Angles Jaclyn Smith? Sabrina Ferilli ha un ologramma invece della chioma? Daria Bignardi utilizza le zazzere scartate dalla Carlucci? E soprattutto perché non abbattete la Perego? (nella foto, Jaclyn Smith)
martedì, ottobre 18, 2005
Just married
Mi arriva una e-mail il cui oggetto dice: just married. La apro e trovo le foto di I. di rosso vestita con tanto di bouquet in mano. E' a Las Vegas e si è appena sposata. Le rispondo immediatamente chiedendole: "Ma è vero?". E lei mi dice: "E certo! Che, non si vede? Ma non ti preoccupare, io sono sempre la stessa deficiente di sempre. Baci". E vedendola nella limousine come le si può dar torto? Grande I., sei bellissima
lunedì, ottobre 17, 2005
Interno Plastic
Interno Plastic Milano. Bella gente, bella musica, metà Gasoline che mi guarda, metà umanità che non sa dove trascinare le ossa, e nel dubbio decide di fare due scalini verso il cielo (il Plastic è rialzato rispetto al marciapiede). Sorrisi smaglianti, corpi strizzati in abiti varipiniti, braccia protese verso altre storie danzanti lì di fronte. Il tutto tra strette di mani, baci e frasi di cortesia vestite fetish da sciorinare nella notte milanese. Di colpo mentre il mio ventre si muove a ritmo di house mi giro e vedo davanti a me un corpo in movimento che si agita. Più in là, dietro, la barista di colore sbadigliante. Stesso posto, stesso istante diverse prospettive.
venerdì, ottobre 14, 2005
Interno Gasoline
Interno Gasoline Milano. Bella gente, bella musica, metà Plastic che mi guarda, metà umanità che non sa dove trascinare le ossa, e nel dubbio decide di fare una rampa e mezza di scale verso l'inferno (il Gasoline è sottoterra). Sorrisi smaglianti, corpi strizzati in abiti varipiniti, braccia protese verso altre storie danzanti lì di fronte. Il tutto tra strette di mani, baci e frasi di cortesia vestite fetish da sciorinare nella notte milanese. Seduto su un divano in similpelle, tra cubetti di ghiacchio erroneamente versati, penso: "sto ricadendo nel baratro, ma non mi ricordo quale". E mentre l'acqua mi tocca, il mio cuore si congela.
(nella foto, Lisa Bonet in Angel Heart ascensore per l'inferno)
(nella foto, Lisa Bonet in Angel Heart ascensore per l'inferno)
Era solo un'illusione
(E' la poesia citata in quattro Matrimoni e un funerale)
Fermate tutti gli orologi, tagliate i fili del telefono,
Date al cane un osso succulento
prima che si metta ad abbaiare,
Zittite i pianoforti e con il cupo segnale del tamburo,
Portate fuori il feretro, che parta il funerale.
Alti gli aeroplani s'avvitino con voce di sconforto
Scarabocchiando nel cielo il messaggio "E' morto"
Mettete un nastro nero al collo bianco d'ogni piccione,
Fare indossare ai vigili lunghi guanti neri di cotone.
Era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est, il mio Ovest,
La mia settimana di lavoro e il mio giorno di riposo,
Il mio meriggio, la mia notte, la mia parola, il mio canto;
Avevo immaginato che il nostro amore
potesse durare per sempre: Era solo un'illusione.
Le stelle non servono più: spegnetele una per una,
Imballate la luna e smontate il sole;
Scolate tutto il mare e strappate tutte le selve.
Perché da questo momento
nulla di buono potrà mai tornare.
(W.H.Auden)
Fermate tutti gli orologi, tagliate i fili del telefono,
Date al cane un osso succulento
prima che si metta ad abbaiare,
Zittite i pianoforti e con il cupo segnale del tamburo,
Portate fuori il feretro, che parta il funerale.
Alti gli aeroplani s'avvitino con voce di sconforto
Scarabocchiando nel cielo il messaggio "E' morto"
Mettete un nastro nero al collo bianco d'ogni piccione,
Fare indossare ai vigili lunghi guanti neri di cotone.
Era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est, il mio Ovest,
La mia settimana di lavoro e il mio giorno di riposo,
Il mio meriggio, la mia notte, la mia parola, il mio canto;
Avevo immaginato che il nostro amore
potesse durare per sempre: Era solo un'illusione.
Le stelle non servono più: spegnetele una per una,
Imballate la luna e smontate il sole;
Scolate tutto il mare e strappate tutte le selve.
Perché da questo momento
nulla di buono potrà mai tornare.
(W.H.Auden)
giovedì, ottobre 13, 2005
Maschilismo e spalline
Credo di essere tra i pochi ad amare l'Isola dei famosi 3. Ieri mi ha lasciato basito il pippone della Ventura ad Al Bano che continua a rappresentare, nonostante due matrimoni lacerati, figli ovunque che lo ignorano, un ex moglie che appena può non lesina critiche all'uomo di Cellino, il maschio italico per eccellenza. Il dubbio che sia una grande testa di cazzo (cosa che emerge palesemente durante questa edizione dell'Isola) non sorge a nessuno? Ieri il governo ha detto no alle quote rosa, e Al Bano è la rappresentazione triste e macilenta di questo maschilismo ormai radicato anche nel petto (siliconato) delle donne. Che è la fine dell'inizio.
(E poi una che sussurra "Felicità è tenerti per mano andare lontano" con due spalline da condono edilizio, non si tocca, non si lascia, non si critica. Al limite la si fa esplodere. Al limite. Caro il mio Al Bano).
(E poi una che sussurra "Felicità è tenerti per mano andare lontano" con due spalline da condono edilizio, non si tocca, non si lascia, non si critica. Al limite la si fa esplodere. Al limite. Caro il mio Al Bano).
mercoledì, ottobre 12, 2005
Drive out(ing)
martedì, ottobre 11, 2005
Sottopassaggio (capitolo sette)
Luca quella sera si fermò a dormire. Samantha lo avrebbe aspettato a casa verso le 12 del giorno dopo per andare a mangiare da sua madre e ritirare i loro due figli che avevano passato il fine settimana dai nonni. Tramortiti dai fumi dell’alcol quella sera io e Luca facemmo per la prima volta l’amore. Quella sera tra i fumi dell’alcol Luca mi disse che era da anni che aveva sognato questo momento e che non aveva mai avuto il coraggio di dirmelo, neppure per scherzo. Da come si sera comportato, nonostante i miei vaghi ricordi, non era sicuramente la prima volta che si portava a letto un uomo. Anzi, mentre stavamo facendo l’amore mi resi conto che Luca di uomini ne sapeva più di me. Precipitai nello sconforto più totale. Io avevo passato gli ultimi quattro anni della mia vita con Javier ricostruendo un microcosmo dove noi due eravamo gli abitanti unici. Avevamo abbellito il nostro mondo di date da ricordare ed esperienze da condividere insieme, di regali comprati per festeggiare gli anniversari e di commenti che ci facevano compagnia quando rientravamo dal cinema. Questo era il nostro universo, la nostra vetrina attraverso la quale gli altri avevano accesso a noi. Poi, più il là dei vetri, oltre lo spazio visibile dal marciapiede c’erano le cose più nascoste. Le più intime: le nostre manie, i nostri vizi, le nostre fragilità, le nostre paure. Un microcosmo minuscolo formato da due scomparti diversi, abitato da due individui incapaci di accorgersi cosa stava succedendo oltre quel vetro se guardato da un’opposta prospettiva. Bastava avere il coraggio di affacciarsi, di voltare le spalle a quello che si era costruito dentro per rendersi conto che oltre la cortina adamantina c’erano cuori che pulsavano, anime recalcitranti in cerca di un po’ di comprensione, corpi disperatamente bisognosi di farsi vedere per assicurarsi un senso. Javier mi aveva fatto diventare il centro della sua galassia, lui era il mio sole, con i suoi solstizi e le sue maree lunari. Sparendo dalla circolazione aveva imploso questo sistema e mi aveva scagliato come un meteorite sul pianeta degli altri che a turno entravano in contatto con la mia orbita, ormai ridotta a brandelli. Era come se per quattro anni la massa di gas e metallo fosse esistita esclusivamente per salvare i suoi autarchici due abitanti e non avesse la forza di ospitare nessun altro fuori di lì. Era come se per quattro anni la massa di gas si fosse comportata come un gigantesco preservativo capace di difenderci dalla violenza degli altri. E adesso che la gomma di era decomposta tutti i batteri presenti nell’aria erano pronti a colpirmi. Uno di questi si chiamava indifferenza. L’indifferenza a chi, come Luca, viveva fuori da quella bolla incantata chiamata Alberto e Javier.
(nella foto. Roberto Bolle, per gli altri capitoli vedi http://penaepanico.splinder.com/)
Postalmarket bipide
Leggo ieri sul giornale di un tale David Teniers (chiamato Teniers il giovane) pittore fiammingo nato nel 1610, autore di più di mille opere, tra cui "El archiduque Leopoldo Guillermo en su galería de pinturas de Bruselas" (1647, Museo del Prado, Madrid), dove immortala tutti i quadri che l'arciduca possedeva. I critici lo hanno definito come una delle prime rappresentazioni iconografiche di un catalogo. A quel punto mi sono chiesto: "Ma io, quando ho cominciato a catalogare nella mia mente cose e persone?". Del tipo: questa mi interessa, questa no, questa cosa è bella, questa è orrenda, questa serata è stata interessante, questa noiosa, qui mi sono divertito, lì no, questo ispira, questo no, lei è una donna meravigliosa, lui è un uomo stupido. E soprattutto mi sono chiesto: "perché, come tanti Postalmarket, dobbiamo catalogare tutto e a tutti i costi?".
(nella foto, El archiduque Leopoldo Guillermo en su galería de pinturas de Bruselas, di David Teniers, 1647)
(nella foto, El archiduque Leopoldo Guillermo en su galería de pinturas de Bruselas, di David Teniers, 1647)
lunedì, ottobre 10, 2005
Ossigeno e ossigenati
Stamattina durante il percorso casa-lavoro, consueto appuntamento telefonico con la mia amica. Tema della telefonata: il mio blog. Che per il mio egocentrismo significa iniziare la settimana alla stragrande. Ma il punto è un altro. Capitiamo sull'argomento commenti che non ci sono. Mi dice. "Secondo me è perchè non fai domande e chiudi sempre con qualche battuta del cazzo che intimorisce chi legge". E io ho aggiunto, sempre per ossigenare il mio ego (Enzo Paolo Turchi lo fa con i capelli) . "Vuoi dire che siamo troppo simpatici? ". "Ma sì", mi dice, "in fondo la gente non ha voglia di sbattersi, di pensare, legge e chiude". A questo punto le dico: "Ma perché dobbiamo sempre pensare che siano gli altri che in fondo sbagliano". Perché?
(nella foto, Enzo paolo Turchi ex isolano della Ventura)
(nella foto, Enzo paolo Turchi ex isolano della Ventura)
giovedì, ottobre 06, 2005
Segni e brufoletti
C'è una vasta letteratura e aneddotica sull'importanza dei segni e per rendere la cosa estremamente semplice la riassumo citando quella baraccata di libro di Paulo Choelo l'Alchimista. E cioè che il raggiungimento di una concordanza totale con il mondo è possibile grazie alla comprensione di quei "segni", di quei segreti che è possibile captare solo riscoprendo un linguaggio universale fatto di coraggio, di fiducia e di saggezza che da tempo gli uomini hanno dimenticato. Per essere ancora più semplici: quando il cielo è a pecorelle cosa significa? Che ci sarà acqua a catinelle. Un segno. Per cui se i segni, ben interpretati, ci permettono di raggiungere una conoscenza più profonda di noi stessi e della natura umana il mio brufoletto all'inguine, come lo devo interpretare?
(nella foto, Mario Segni)
(nella foto, Mario Segni)
mercoledì, ottobre 05, 2005
La morale è sempre quella....
... fai merenda con Girella. "Sono molto soddisfatta": cosi' l'assessore ai Servizi Sociali della Provincia di Verona Maria Luisa Tezza ha commentato la decisione dell'istituto di autodisciplina pubblicitaria di Milano di vietare la diffusione delle immagini relative alle fotografie di Oliviero Toscani per la campagna pubblicitaria della casa di moda Ra-Re, che lei stessa aveva ripetutamente segnalato all'Istituto. "Bisogna impedire la divulgazione di pubblicita' volgari e contrarie alla morale", dice Tezza. "Mi riferisco in particolare", aggiunge, "all'esigenza di tutelare i piu' piccoli, in quanto certe immagini rappresentano un pericolo per l'educazione e l'immaginario dei minori. Gli scatti di Oliviero Toscani per la casa di moda Ra-Re sono diseducativi, provocatori e sicuramente volgari. Per questo motivo ci siamo rivolti con insistenza all'istituto di autodisciplina pubblicitaria che, con mia grande soddisfazione, ha deciso di sospendere la diffusione di tale pubblicita"'.(Ansa 5 ottobre 2005).
Una vera Tezza di cazzo.
ps
grazie per i commenti che mi inviate sull'e-mail personale ma, mi chiedo, non è meglio che li lasciate sul blog? Perché quello 0 (zero) fisso vicino a: "comments" me deprime un po'. Me deprime.....un po'
Una vera Tezza di cazzo.
ps
grazie per i commenti che mi inviate sull'e-mail personale ma, mi chiedo, non è meglio che li lasciate sul blog? Perché quello 0 (zero) fisso vicino a: "comments" me deprime un po'. Me deprime.....un po'
martedì, ottobre 04, 2005
Orgasmi, clitoridi e litri....
Lucia mi hai aperto un mondo. Mi riferisco a Lucia Corna giornalista autrice dell'articolo di Io donna (in allegato oggi con il Corriere). Titolo del pezzo (a pagina 121): "Se un quarto d'ora vi sembra poco". Tema: orgasmo, clitoride, primo vibratore e quant'altro. Leggo: "Dodici minuti all'anno di estasi materassabile....sono il risultato di un calcolo molto semplice: considerato che un orgasmo dura dieci secondi e che, in media, facciamo sesso poco più di una volta alla settimana, ecco che le nostre 72 volte all'anno ci garantiscono quel quarto d'ora scarso di piacere fisico puro". Più avanti: "Se vi piacciono le cifre, pensate che un uomo, in tutta la sua vita produce in media 60 litri di liquido seminale, circa il pieno di una golf. E che la vitamina C contenente in una sola eiaculazione potrebbe coprire il fabbisogno medio consigliato dal ministero della Sanità". E ancora. "che i primi vibratori furono messi in commercio negli Usa a fine Ottocento dalla Weiss, nota marche per macchina da cucire, e pubblicizzati sulle riviste femminili di allora come rinvigorenti". Per cui penso:
uno) se vado avanti così arrivo sì e no a cinque minuti, e me sa anche scarsi....
due) che se riempio qualcosa è na bottiglia de Ferrarelle (che non è ne liscia ne gassata)....
tre) che non ci sono più pubblicità di una volta...
Grandissima Lu.
(nella foto, mese di un calendario Lavazza)
uno) se vado avanti così arrivo sì e no a cinque minuti, e me sa anche scarsi....
due) che se riempio qualcosa è na bottiglia de Ferrarelle (che non è ne liscia ne gassata)....
tre) che non ci sono più pubblicità di una volta...
Grandissima Lu.
(nella foto, mese di un calendario Lavazza)
lunedì, ottobre 03, 2005
Sottopassaggio (capitolo sei)
Avevo reagito come sempre, tirando fuori tutta l’aggressivita’ che avevo, masticando il mio dolore ancora caldo e tremante per trasformarlo in una poltiglia senza sapore ne odore, tanto fine e trasparente da non essere percepita dagli altri. Era la morte. Quella di Javier. Ma il problema era proprio questo. Gli altri soffrivano perché lui se ne era andato per sempre, io perché ero rimasto solo per sempre. E di conseguenza anche il mio dolore nella sua mediocre realtà da quelli che mi circondavano non veniva capito. Come se avessero paura di scoprire quello che c’era davvero dentro di me, quanto egoismo si celava dietro i miei sorrisi compiacenti e i miei ricordi incatenati alle immagini di sempre: io solo, io con Javier, io di nuovo solo. Avevano paura di sapere che la natura umana era lì a pochi passi da loro, abituati alla compassine, alla pena, alla tenerezza e alla commiserazione. Tutte cose che io non sapevo neppure cosa fossero. Eppure la natura umana era davvero lì ad un passo da tutti. Appicicata a me.
«Hai fatto benissimo a cambiare casa, in questo modo ti sara’ anche piu’ facile non ricordare», mi aveva detto Paolo durante una cena che avevamo organizzato nella mia nuova casa.
«Paolo, non vorrei insistere, ma io non ho cambiato casa di mia spontanea volonta’ e’ che quella puttana della figlia di Javier, che come ben sai e’ morto tre mesi fa, ha venduto casa. Se fosse stato per me me ne sarei stato lì tutta la vita, soprattutto, se poi, avessi continuato a non pagare l’affitto. Perché oltre a tutto il resto devo anche pagarmi l’affitto, cosa che non facevo da anni, come ben vi raccontava lo spagnolo. Pensa che sfiga…».
Paolo mi guardava allibito, Tommaso, il suo fidanzato tamburellava con le dita sul nuovo cd di Maria Jimenez, Alessandro facevo finta di non aver sentito visto che era stato al cellulare con Marco, il suo ex fidanzato, fino a un minuto prima e non aveva seguito la domanda, Beatrice aveva gli occhi lucidi, Alberto, il suo fidanzato mi guardava attraverso i suoi nuovi occhiali Prada e questo gli bastava per essere felice e indifferente a tutto. Andrea guardava Luca che guardava Samatha, sì col tha, che si guardava i piedi. Tutti avevano ascoltato il nostro dialogo, perché tutti erano lì apposta a verificare con mano il mio stato di salute. Erano corsi a stringersi intorno alla vedova che non aveva il coraggio di dire «aiutatemi» ad alta voce, che aveva paura di disturbare, che aveva paura di obbligarli a doversi occupare di lui. Era quello che volevano, in realtà perché era l’unico modo per lavarsi le mani. Perché per loro tutto questo rientrava nella normalità. Era la loro forma di lenire la sofferenza altrui, scrollandosi ogni responsabilità. E io, in quel momento, con una frase avevo spazzato via ogni loro incertezza. La vedova era un caso umano, per questo loro non avrebbero potuto occuparsene. Il risultato era lo stesso. Via libera. La loro coscienza era pulita. Me li immaginavo già il giorno dopo a dire: «L’unica soluzione per Alberto è di andare dallo psicologo. Tu cosa dici?». «Assolutamente sì, ma chi glielo dice, sai che Alberto ha un brutto carattere». Alberto. Ha un brutto carattere.
«Mi versi un po’ di vino, per favore, Samantha?»
«Comunque questa nuova casa e davvero bella», mi disse mentre mi versava il mio sesto bicchiere di vino aprendo, come una ruspa divarica l’asfalto, un tunnel pieno di banalità .
Alla fine della serata non riuscivo nemmeno più a stare in piedi. La mia bocca emetteva suoni poco chiari, io farfugliavo concetti impastati da troppo vino, troppe sigarette, troppe canne. E due anfetamine che Luca mi aveva portato dalla sua Farmacia. Ma nonostante tutto questo continuavano a non commuovermi, li trovavo patetici mentre mi vivisezionavano con lo sguardo impazienti di sapere quando sarebbe cominciato il mio viaggio nel baratro del ricordo. «Come gli farebbe bene sfogarsi», stavano pensando all’unisono quando barcollando scivolai sul pavimento slogandomi il polso destro. Ero sicuro che stessero pensando a quello, il loro sguardo titubante e incerto era la rappresentazione chiara e nitida di quello che il cervello gli stava passando. Il momento giusto per un’altra delle mie asfittiche provocazioni: «Non potrò neppure farmi le seghe», cincischiai mentre i mie amici mi stavano bendando la mano. Nessuno riuscì a ridere. (nella foto, la copertina del cd su cui tamburellava con le dita Tommaso). (Per gli altri capitoli vedi http://penaepanico.splinder.com/)
«Hai fatto benissimo a cambiare casa, in questo modo ti sara’ anche piu’ facile non ricordare», mi aveva detto Paolo durante una cena che avevamo organizzato nella mia nuova casa.
«Paolo, non vorrei insistere, ma io non ho cambiato casa di mia spontanea volonta’ e’ che quella puttana della figlia di Javier, che come ben sai e’ morto tre mesi fa, ha venduto casa. Se fosse stato per me me ne sarei stato lì tutta la vita, soprattutto, se poi, avessi continuato a non pagare l’affitto. Perché oltre a tutto il resto devo anche pagarmi l’affitto, cosa che non facevo da anni, come ben vi raccontava lo spagnolo. Pensa che sfiga…».
Paolo mi guardava allibito, Tommaso, il suo fidanzato tamburellava con le dita sul nuovo cd di Maria Jimenez, Alessandro facevo finta di non aver sentito visto che era stato al cellulare con Marco, il suo ex fidanzato, fino a un minuto prima e non aveva seguito la domanda, Beatrice aveva gli occhi lucidi, Alberto, il suo fidanzato mi guardava attraverso i suoi nuovi occhiali Prada e questo gli bastava per essere felice e indifferente a tutto. Andrea guardava Luca che guardava Samatha, sì col tha, che si guardava i piedi. Tutti avevano ascoltato il nostro dialogo, perché tutti erano lì apposta a verificare con mano il mio stato di salute. Erano corsi a stringersi intorno alla vedova che non aveva il coraggio di dire «aiutatemi» ad alta voce, che aveva paura di disturbare, che aveva paura di obbligarli a doversi occupare di lui. Era quello che volevano, in realtà perché era l’unico modo per lavarsi le mani. Perché per loro tutto questo rientrava nella normalità. Era la loro forma di lenire la sofferenza altrui, scrollandosi ogni responsabilità. E io, in quel momento, con una frase avevo spazzato via ogni loro incertezza. La vedova era un caso umano, per questo loro non avrebbero potuto occuparsene. Il risultato era lo stesso. Via libera. La loro coscienza era pulita. Me li immaginavo già il giorno dopo a dire: «L’unica soluzione per Alberto è di andare dallo psicologo. Tu cosa dici?». «Assolutamente sì, ma chi glielo dice, sai che Alberto ha un brutto carattere». Alberto. Ha un brutto carattere.
«Mi versi un po’ di vino, per favore, Samantha?»
«Comunque questa nuova casa e davvero bella», mi disse mentre mi versava il mio sesto bicchiere di vino aprendo, come una ruspa divarica l’asfalto, un tunnel pieno di banalità .
Alla fine della serata non riuscivo nemmeno più a stare in piedi. La mia bocca emetteva suoni poco chiari, io farfugliavo concetti impastati da troppo vino, troppe sigarette, troppe canne. E due anfetamine che Luca mi aveva portato dalla sua Farmacia. Ma nonostante tutto questo continuavano a non commuovermi, li trovavo patetici mentre mi vivisezionavano con lo sguardo impazienti di sapere quando sarebbe cominciato il mio viaggio nel baratro del ricordo. «Come gli farebbe bene sfogarsi», stavano pensando all’unisono quando barcollando scivolai sul pavimento slogandomi il polso destro. Ero sicuro che stessero pensando a quello, il loro sguardo titubante e incerto era la rappresentazione chiara e nitida di quello che il cervello gli stava passando. Il momento giusto per un’altra delle mie asfittiche provocazioni: «Non potrò neppure farmi le seghe», cincischiai mentre i mie amici mi stavano bendando la mano. Nessuno riuscì a ridere. (nella foto, la copertina del cd su cui tamburellava con le dita Tommaso). (Per gli altri capitoli vedi http://penaepanico.splinder.com/)
Addio serenità nel mondo
Sabato è morto il padre del Valium, Leo Sternbach: aveva 93 anni e nel '63 inventò la pillola con la quale voleva regalare la serenità al mondo. Una specie di Padre Pio senza stigmate, ma con il benzodiatepine nelle vene. Diceva quando veniva attaccato: "Troppa gente sembra non tenere presente quanti suicidi sono stati evitati e quanti matrimoni salvati dalla mia pillola". Per i secondi chissenefrega.... per i primi...beh grazie Leo.
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