sabato, febbraio 23, 2008

Fiori, fiori e ancora fiori

Palestra. Incontro un ragazzo che avevo conosciuto ad una festa. Lui era con il fidanzato. Io con "mia sorella nell'arte nella vita". Pensavo fosse una storia di anni, da come si guardavano, come si sorridevano, come si baciavano con gli occhi. Erano invece insieme da solo tre mesi. Erano, perchè ora non lo sono più. Me l'ha detto lui in palestra. Si sono lasciati via sms il 14 febbraio, dopo che lui, il ragazzo che ho incontrato, gli ha confezionato un cuore di rose rosse e gli ha inviato via cellulare la foto, visto che l'altro era via per lavoro. "L'ho fatto con le mie mani", ha tenuto a precisare. Un tempo, quando ero cattivo avrei pensato: "Beh davanti a un cuore fatto di rose lasciarti è il minimo che poteva fare, io ti avrei anche mandato anche un kamikaze a stringerti la mano". Ora che sono più buono, invece, penso all'ultima volta che sono stato romantico. Gli avevo comprato una serie di oggetti, ognuno impacchettato e munito di dedica che insieme ricostruivano un po' la nostra storia e auspicavano a un futuro insieme pieno di cose belle. Fu un disastro totale. Venni accusato di qualsiasi cosa: anche di aver comprato i regali a caso e poi in modo raffazzonato avergli appiccicargli addosso un concept dignitoso. Va beh. Chiusi con il romanticismo giusto un secondo dopo averlo conosciuto. In realtà io sono un grande romantico, malato di sogni e fottuttamente terrorizzato di essere deluso. E quindi eludo il rischio fuggendo il romanticismo pratico e dandoci dentro, invece, con quello mentale, solipsista e solitario che non porta a nulla. Ecco perché sono ancora convinto che un giorno vivrò in un castello.
Dopo quel incontro in palestra, sul messanger la stagista velina (unica e mia preferita per sempre) mi chiede cosa può regalare al suo fidanzato. Io propongo dei dvd della serie tv che lui ama di più. E lei nella sua infinita dolcezza mi dice: "ma non è romantico". E io, mentendo spudoratamente rispondo: "Tutto può essere romantico, dipende come viene fatto". Ma non è vero. Non è vero nulla. Anche nel romanticismo l'oggettività deve avere il sopravvento sulla soggettività perché altrimenti è la fine. I fiori sono romantici, un panino con la mortadella non lo è. Punto. Voglio questo necrologio: "Per lui fiori, fiori e ancora fiori, non opere di bene". Quelle lasciatele a chi nella vita è stato romantico. Nano nano


(nella foto, Hanging Heart di Jeff Koons venduto all'asta di Sotheby's, a New York, per oltre 23 milioni e mezzo di dollari, il prezzo più alto mai pagato per l'opera di un artista vivente)

giovedì, febbraio 14, 2008

San Pisello

Fanculo va... Fanculo... La scena è questa. Torno dal lavoro alle 9. Sono senza auto, con il taxi, infreddolito. Ho una giacca leggera. Il sole per me significa caldo. E punto. C'è il sole, tolgo la giacca. E che se ne fotte se siamo a febbraio e farà freddo almeno per altri due mesi o tre. La scena è questa. Scendo dal taxi e ho una fame boia. Telefono alla pizzeria qui vicino e ordino una pizza. Che puntualmente dopo 15 minuti arriva accompagnata dal ragazzo che me la consegna in mano. Non ho sogni proiobiti. Conosco i garzoni della pizzeria e so che non ha senso sprecare neppure un secondo per una qualsivoglia fantasia. Pago. Lascio la mancia. Mi siedo. Apro una birra, apro la scatola che contiene la mia cena e scopro che la pizza è a forma di cuore. Rido. E' San Valentino. Penso: "ma se la pizza è una sola ed è a forma di cuore è una presa per il culo o è un buon auspicio?". Rido. Poi mi viene il malumore a mille. Ma dura poco. Rido di nuovo. E me ne fotto. E penso: "Voglio un santo dedicato ai piselli così almeno in quel giorno la pizza che ti portano ha la forma di minchia". Tanto per dire. Buon san Valentino a tutti. Nano nano
(Nella foto Francois Sagat)

martedì, febbraio 05, 2008

Alberto? Passato

Piango e rido ogni volta che lo rivedo. Amici complici amanti. Così si chiama il film. E credo abbia su di me un effetto placenta tanto da riuscire a trasformare tutti i miei pensieri malsani in un nostalgico buonumore in grado di farmi vedere la vita dalla parte giusta. Che non è mai quello che faccio nelle mie giornate indemoniate che ultimamente sono tornate a farsi sentire. Sarà il buco dell'ozono... Sabato sono stato al Plastic. Era una vita che non ci andavo. Una vita. Mi è piaciuto: mi sembrava di essere sul letto di morte del mio divertimento. Nel senso che mi sono visto passare davanti situazioni, persone, luoghi, ricordi che mi hanno fatto compagnia per un po'. Che bello. Mi sembrava tutto meraviglioso e mi sembrava di aver vissuto tutto così intensamente da aver lasciato un segno lì tra qui divani, tra quella musica, tra quelle ombre, tra quei baci ancora sospesi ad aspettarmi. E loro, i ricordi, questa volta erano sorridenti e felici e mi raccontavano storie che la memoria indemoniata di questi giorni stava dimenticando. Ma questa volta l'ho fregata. Io. Piccolo e fragile di fronte al cataclisma che si chiama passato. Io e il mio passato. E caracollante e instabile sgomitava anche lui, il fottuto presente che come un gatto nero attacato ai maroni sembra non darmi tregua. Ma ho scoperto peteticamente sabato scorso che il trucco sta nel farlo diventare il più presto possibile passato. E confondendolo con la vita riesci a dare un senso anche a lui. Al prossimo appello non risponderò più "presente" ma "passato". Nel senso che più presente di così si muore. Appunto. Nano nano amici, complici e amanti....