venerdì, luglio 31, 2009

La terra e il Cielo

Vorrei che Napoli e tutta la Campania camorrista e canterina diventassero una spianata di cemeneto. Vorrei che tutti quelli che erano in spiaggia a Mappatella beach, indifferenti al morto sotto l'ombrellone, fossero vittime di metastasi notturne e fulminati. Vorrei che i passanti della fermata della metro Montesanto, dove qualche mese fa è morto tra le disperate e vane grida di aiuto della compagna un romeno colpito per sbaglio in un agguato, perdessero di colpo i loro polmoni. Vorrei che quel sud avulso da ogni etica fosse divorato dalla terra che, ahimè da troppi anni se ne sta sonnacchiosa dentro il Vesuvio. Vorrei che quella banda di crimanali venduta all'omertà d'improvviso venisse umiliata dalla propria ignoranza. Vorrei che tutti quelli che vivono dei loro voti (padre Pio compreso) perdessero di colpo tutto: denaro, affetti, sicurezze, amori. E anche qualche televisione, magari. Vorrei che quella devastata zona di anime diventasse un gigantesco pargheggio per l'Italia tutta: "Ndo vai? A Roma, ma aspetta che vedo se c'è posto a Napoli, lascio lì la macchina e ce se vede al Colosseo". Vorrei che le scuse, ormai consumate non uscissero più da nessuna delle loro bocche. Non c'è più tempo per le scuse: quando la morte lascia indifferenti vuol dire che si è arrivati ad un punto di non ritorno. Ecco, vorrei che su quel punto si facesse razzia. Ognuno a modo suo. Purchè di razzia si tratti. Nano nano
(Nella foto il brasiliano campione dinuoto Cesar Cielo Filho)



giovedì, luglio 16, 2009

Che fortunato che sono


...Pensavo...ma ora che finalmente sono diventato scuro, o meglio, ho smesso di essere rosso e sono abbronzato, la cassiera della Standa così mi dirà: "Come va la cancrena?", oppure, "Problemi di fegato?", o cose di questo genere. Lo so, è per questo in fondo che ho il frigorifero vuoto. La temo, in silenzio ma la temo. E' giovedì 15, sono sveglio dalle sei del mattino e ieri ho intervistato Cristina Del Basso che ha due tette che visto dall'alto sembrano due mappamondi. Ha fatto un calendario. Io dopo essere stato con lei per 20 minuti avrei voluto essere fatto. E basta. Per non ricordare, almeno. Certo, quando diventerà ministro della cultura al posto di Bondi potrò dire: "L'ho conosciuta, un genio". Che fortunato che sono... Nano nano
(nella foto la Carrà mentre distribuisce i milioni della Lotteria)

lunedì, luglio 06, 2009

Dall'altra sponda

Ci vuole un po' di fantasia, perché la situazione è un po' difficile da descrivere, ma ci provo. Ticino. Domenica pomeriggio siamo io e Lui. E' la prima volta che ci vado. Non ci sono mai stato nonostante viva a Milano da ormai più di 20 anni. Si prende il sole lungo e nel greto del fiume. A seconda di quanta acqua carica. Però non essendoci mai stato non lo so, di fatto, com'è la situazione in genere. So come lo era domenica 5 luglio. Arriviamo in automobile. Ovviamente non ci piace e non ci interessa la zona piena di gente. No, noi due vogliamo andare a finire dove c'è poca umanità, dove il fiume è bello, dove la natura è incontaminata, dove si può prendere il sole nudi, dove non ci sono zanzare. Praticamente in un altro posto. Ma non ci arrendiamo. Arriviamo in automobile. Parcheggiamo. Siamo finiti in una budello del fiume molto stretto, abbastanza profondo con poche persone tutte sulla stessa sponda incastrate tra la ghiaia, a prendere sole, spalmarsi creme, guardare due imbecilli che guadano il rigagnolo come fosse il Mississippi, pronti ad immergersi nella nota selva del Ticino. Due poveretti, insomma. Ma ce la facciamo: attraversiamo il rigagnolo (un'operazione di 10 secondi, forse meno) e ci perdiamo nella nostra natura a cambiare posto almeno tre volte, orizzonti, luci, colori. Poi, dopo un paio di orette torniamo al solito punto: siamo dall'altra parte del fiumiciattolo, la gente nel frattempo è aumentata, noi siamo accaldati, rossi e traballanti in bilico tra la ghiaia scoscesa e l'acqua, timorosi di perdere l'equilibrio. Siamo in costume, il mio è giallo, e ho la salvietta a modi pareo. Lui ha la borsa strapiena di giornali, creme, pesche, acqua a tracolla, una maglietta e un costume color ciclamino piccolo e stretto come il mio. Di colpo mi rendo conto di essere in trappola. Io e lui siamo in pasto alle retine della folla dall'altra parte della sponda pronta a mangiare con lo sguardo qualsiasi cosa le passi davanti, anche Renato e Albin in versione padana. Abbiamo tutti i loro occhi addosso. I costumi diventano ancora più piccoli, noi eterei e delicati come due petali di rosa caduti in una stalla. Non abbiamo alternativa, lì con le nostre movenze  caracollanti e la nostra abbronzatura integrale non c'è scampo. Si può solo resistere, resistere e resistere. Per non sprofondare nel ridicolo. Di colpo prendo in mano la situazione, mi faccio dare la borsa, me la metto in testa e attraverso il rigagnolo come Indiana Jones in una delle sue tante ricerche. Arrivo dall'altra parte, con la fronte grondante di mascolinità e testosterone. Mi giro e vedo lui con i mie ray ban bianchi che mentre si mette la maglietta intorno alla fronte, modi fascia da aerobica di Jane Fonda, timidamente si immerge nella pozza per attraversarla. Lamentandosi ad alta voce di quanto sia fredda l'acqua. E di colpo, in quel preciso istante che mi giunge nell'orecchio il suo lamento,  so che nei posti di lavoro dei nostri vicini (anche solo se per poco tempo) di sponda, per qualche giorno a venire si parlerà di noi. Ne sono certo. Nano nano

mercoledì, luglio 01, 2009

Michael e Kakà

Non so perché ma quando ho visto il servizio su Telecinco dell'arrivo a Madrid di Kakà ho pensato a Michael Jackson, alla musica, al calcio, ai paesi cattolici e a quelli che lo sono meno. Le mie sinapsi fumavano. Per poco, grazie a Dio. La notizia è semplice semplice: allo stadio Bernabeu di Madrid sono arrivate 40 mila tifosi del Real per salutare il calciatore brasiliano. A Los Angeles (e in tutto il mondo) migliaia di persone si sono riunite per ricordare il loro idolo. Ovvio, lì' nello stadio dei mondiali '82 c'era un arrivo, nella città degli angeli una partenza, azioni che comportano diversi umori. Va da sé. Per questo il mio umore era tutto per Michael e per i suoi fans lacrimanti e disperati, mentre gli sguaiati madrileni mi facevano pena: lì che si sgolavano al microfono come bestie assetate di sacrifici, illusi che il loro eroe possa in futuro, tamponare vuoti e paure e portare la felicità eterna. Ma è impossibile: il loro asso a volte c'è a volte no, a volte fa goal a altre no, può far vincere ma anche perdere. E' in bilico, insomma. La musica di Michael no, quella c'è sempre. Basta accendere l'I pod, collegarsi a Youtube, mettere un cd nel computer, nel lettore o dove sia. La musica non tradisce. L'emozioni la riconoscono. Ecco la differenze tra i fans di Michael e di Kakà. Io che sono snob aggiungo: ecco la differenza tra il cuore e la desolazione, tra l'amore e qualcosa che ha a che fare, quasi sempre, con le proprie brutte frustrazioni. Nano nano