lunedì, aprile 30, 2007

Una fa così....

Anni ottanta. La mia musica. Le mie eroine canore. I miei sogni che stavano partendo verso le americhe. Le mie americhe. Tra tutte queste canzoni c'è ne sono poche che mi inebriano, quando le sento, di emozioni . Rigorosamente con spalline. Ovviamente. Una di queste fa così:
"Tu che guardi verso di me
hai visto i tori nel sonno ed hai lasciato Madrid
Stai nei miei occhi e racconti
le sirene e gli inganni del tuo sogno cha va.
(...)
Tu che fai l'amore selvaggio
trovi sempre un passaggio per andare più in la
viaggi con quell' aria precaria
sembri quasi un poeta dentro i tuoi boulevard".
Io mi sono fermato qui. Mi sa. E oggi sono felice. Parola, credo, per la prima volta nominata in questo blog. O mio Dio, mica starò resuscitando... Nano nano.

venerdì, aprile 27, 2007

Sì, (c)che?

Nell'articolo di Vanity Fair su Materazzi firmato da Gad Lerner, l'unica cosa decente è questa citazione di Kurt Vonnegut: "Noi siamo quel che facciamo finta di essere, sicchè dobbiamo stare molto attenti a quel che facciamo finta di essere". Il sicchè, mi ha colpito molto. nano nano
(E' pericoloso fare finta di essere Joan Collins?)

venerdì, aprile 13, 2007

C'era una volta

Aspettative. Desideri. Annulliamoli tutti. Via ogni attesa. Via tutto. Tabula rasa. La vita non è un continuare aggiungere. La vita è togliere, limare, eliminare, sradicare. Da piccolo ti insegnano le favole. Da grande di obbligano a convincerti che non esistono. I più reticenti fanno finta di nulla e collezionano nani. Prima uno, poi due, poi cinque, e mammano si rendono conto che gli altri forse hanno ragione, continuano a comprarne come forsennati. Alla fine si perdono tra cento sguardi, che massimo arrivano alle caviglie e dimenticano le favole. Ma non si convincono della loro inesistenza. Le dimenticano. Le abbandonano. Le lasciano lì, da qualche parte. E per questo sono fottuti. Ok. Bene. La fregatura sta qui: aspettarsi e desiderare. Aspettasi che qualcosa succeda, che qualcuno capisca, che di colpo il vento cambi direzione e ti strappi via tutta la malinconia che hai accumulato. Aspettare che il telefono suoni, che arrivi una mail, che il tuoi occhi di colpo tornino brillanti come due smeraldi sulle orecchie di Liz Taylor. La fregatura sta tutta qui: aspettarsi e desiderare. Desiderare, che suona meno arrogante di aspettarsi, che il telefono suoni, che arrivi una mail, che qualcuno capisca, che di colpo il vento cambi direzione e ti strappi via tutta la malinconia che hai accumulato.
"C'era una volta". No. "C'è adesso". Le favole sono tutte al passato. Ma chissenefotte di quello che c'era una volta. Io non voglio più sapere cosa c'era una volta. Io voglio sapere cosa c'è adesso. Ora. In questo momento. Anche se sono qui. Sotto terra. Nano nano