giovedì, luglio 17, 2008

No llores por mi Argentina

La depressione pre vacanza c'è. Le rughe anche. L'ho già scritto più di una volta in qualche post: prima di partire vado in tilt: divento suscettibile, melanconico, paranoico, triste. Lo sono da sempre. Anche quando ero piccolo era così. Bene. Torno dalla piscina verso le 2 del pomeriggio. Alle 3 devo essere al lavoro. Mi chiama mia madre per salutarmi e per dirmi che mio zio, suo fratello (88 anni) da qualche mese malato, è tornato in ospedale e non ne uscirà vivo. Lo sappiamo da quando si è ammalato che non sarebbe durato molto. Ha avuto una vita felice, è sempre stato in salute ha lavorato fino a qualche giorno prima di crollare. Ok, detto questo quella mi dice quasi piangendo: "Ora lo zio è tornato in ospedale e ci siamo rese conto io e le mie sorelle che non lo rivedremo più". E subito dopo: " Poi, insomma, anche tu solo a Milano non puoi sistemarti?". In un nano secondo mi sono chiesto: "E' scema?", poi sono passato a: "Riattacco?" Ma alla fine ho mugugnato un laico: "Sto facendo da mangiare ti richiamo....". Metto giù, realizzo le minchiate che ha sparato, realizzo che è anche riuscita a farmi venire il senso di colpa, realizzo che è sfinente più della mia depressione pre vacanza. Mangio, la richiamo e le dico: "Potresti evitare di sparare cagate che ho la depressione da viaggio e non ho voglia di altre menate?". E lei: "Sì, però bla bla bla bla". E io: "Perché invece di preoccuparti di me non vi preoccupate, tu e tuo marito, di passare anni felici da qui alla fine della vostra vita che mi auguro lontanissima. Se poi riuscite a farlo scendendomi di dosso sarebbe magnifico. Io sto bene, comunque molto bene, non ti preoccupare." E lei: "Si lo so però bla bla bla bla". E io: "Ti chiamo da Buenos Aires, baci." Racconto la scena a mia sorella nell'arte e nella vita che commenta: "Inutile, i genitori sono un'associazione a delinquere". E io torno di colpo di buon umore. Nano Nano e buone vacanze.

venerdì, luglio 11, 2008

Tutto bene?

Ho letto che Amy Winehouse mena come una fochetta monaca importunata dallo staff di Alberto Angela. Mena come una disperata: fan, avventori di pub, gente comune. E, nonostante la signora inglese non mi emozioni più di tanto, a parte quando canta, trovo questa sua ribellione (vera o presunta che sia) fantastica. Il motivo per cui mi sta tremendamente sui coglioni è che a Milano ha fatto l'unico concerto della sua vita in cui si è presentata sul palco in anticipo di 5 minuti, mentre io e mia sorella nell'arte e nella vita siamo arrivati con 40 minuti di ritardo. E considerando che ha cantato circa un'ora e un cazzo, fate voi i calcoli. L'unica cosa che mi sono pappato è l'ignobile scena di quando ha sputato la gomma da masticare in faccia al pubblico, cosa che, mi dicono le cronache, fa ad ogni concerto. Però nonostante tutto questo, nonostante il suo modo di fare da ragazzina cresciuta nei centri sociali di periferia, la cofanata dalla voce triste come i suoi tatuaggi mi fa ridere. Il suo ufficio stampa spinge perché lei sia incontrollabile e se si ignora la genesi delle sue basse performance, il risultato ha dei contenuti da non sottovalutare. Colpirne pochi per educarne tanti . "A farglie male però". Certo, magari quelli che educherei io non sono precisamente gli stessi che colpisce lei. Io, per esempio, comincerei a menare a sangue quelli che ti guardono con una faccia di cazzo che la metà basta e ti chiedono: "Tutto bene? Tu stai bene?", non capendo che il mio bene è direttamente proporzionale alla loro assenza. Nano nano.

venerdì, luglio 04, 2008

Li odio... i pinocchietti

Ok, va bene... gli architetti sono delle merde, le città italiane fanno schifo per colpa loro, se la tirano, e i loro progetti fanno pena (senza panico). Bene, che ritornino i geometri, quelli che hanno fatto belle le periferie, le coste della nostra penisola e Milano 2. Bravi. Andiamo avanti così. Mi domando: ma invece di occuparci degli architetetti e dei loro futuri progetti, perché non ci si occupa degli uomini che indossano i pinocchietti, uno degli indumenti che il codice penale dovrebbe annoverare tra i reati? Quelli sono il vero scempio dell'Italia accaldata e soffocante come i suoi abitanti. Sono la peggior cosa che sia mai stata inventata dopo le camicie bianche di Nara con i colli ricamati. E' pazzesco: più uno è basso e dotato di caviglione sformata più ama gli orridi pantaloni che arrivano alle caviglie. E' matematico, come dire: "Berlusconi parla e sicuramente sparerà una minchiata". Uno è nano e si compra i pinocchietti. Non che a quelli alti donino. Ma va. I pinocchietti donano solo al camino quando ha bisogno di una fiamma un po' viva. Non c'è speranza (per chi li vede) e redenzione (per chi li indossa). Ormai è da anni che girano e non c'è giustificazione alcuna: non sono più moda, non sono più novità, non sono più nulla, sono solo uno scempio per la vista, l'estetica, i nostri geni che sbigottiti si dicono: "ma questi er Rinascimento se lo so inventati solo per una botta de culo". E poi queste patacche di fidanzate griffate fino alla crema depilatoria non hanno occhi per osservere la nefandezza con cui si coprono (ahimè non totalmente, le caviglie rimangono al vento) i loro compagni? La Gelmini parla di grembiuli a scuola. Io parlo di pinocchietti sui banchi del tribunale. E per quelli che li indossano nessuno sconto di pena. Grazie. Nano nano
(Nella foto Tito)

mercoledì, luglio 02, 2008

I dialoghi della cappella (non Sistina)

Sono al telefono con una mia collega che si lamenta perché la sua vicina di scrivania parla con i figli. Ne ha tre. Quindi, prima parla con la prima, poi con il secondo e infine con il terzo. La conversazione fa, più o meno, così: "Ciao amore, come è andata a Verona con il papà?". "Hai mangiato?". "Hai fatto la nanna?". "Ti sei divertita?". "Dai su, passami tuo fratello grande. "Ciao amore, come è andata a Verona con il papà?". "Hai mangiato?". "Hai fatto la nanna?". "Ti sei divertito?". Su dai, passami tuo fratellino: "Ciao amore, come è andata a Verona con il papà?". "Hai mangiato?". "Hai fatto la nanna?". "Ti sei divertito?". Lei mi racconta la cosa su messanger. Io rido. Lei è furibonda. Non ne può più di quella demente. A quel punto la chiamo al telefono io. "Pronto?", le dico. "Sono la cappella del tuo ultimo fidanzato, quel gran coione che non ti ha voluta, come stai?". "Sono riuscita a scappare dai suoi slip...". "Non ne posso di quello lo sai? Ah, che vita grama. Da quando ha avuto una figlia, beh io non servo più a niente....". "Prima era tutto un cercarmi ora... bah...". E minchiate di questo genere. Poi, nel pomeriggio ci sentiamo e le dico: "Il mio blog ha pochi post e la cosa mi piace zero. Che scrivo?". E lei, magnifica più che mai, dice: "Beh dopo i monologhi della vagina, occupati dei monologhi della cappella". Ipso facto (come dicono in Germania). Nano nano