domenica, novembre 17, 2013

Ora

Oggi succede che il nodo alla gola è diventato mano. E cerca con il mouse tra le dita il suo passato. Nomi che da un po' non pronunciavo: Mario, per esempio. Almoradì per farne un altro. Un punto di partenza che si è trasformato in un organigramma pieno di volti e stupide paure. In un bar di New York strapieno di umanità, solo con il mio Iphone scrivo. Di me. E penso a lui che non mi aspetta più dopo la corsa per andare al bar  a bere la spremuta. L'anno scorso lo potevo ancora fare. Adesso non più. Ciao assenza. In fondo mi stai mancando. Ora. Nano nano

lunedì, novembre 11, 2013

Peti e pareti


E’ una questione puramente scatologica. O di peti. Che non è poi molto diversa, in fondo. Mi sono abituato a tante cose qui a New York: ai topi che ti attraversano il marciapiede, ai cani al guinzaglio che piscino davanti ai portoni di casa e nessuno dice nulla, alle vocette melliflue delle newyorchesi dell’upper west side . Più o meno a tutto. Ma non ai bagni separati da divisorie appese al soffitto che non arrivano mai al pavimento, isolanti come una t shirt di cotone al Polo Nord. Qui negli States di cessi così ce ne sono a iosa. Anche altri tipi di cessi, che non sanno di esserlo e si sentono irresistibili ce ne sono a iosa. Ma questo è un altro discorso. Torniamo alla mia scatologia. Tu arrivi di corsa in bagno, per esempio, se sei maschio punti al pisciatoio, per fare più veloce, apri con aria indifferente la tua patta, pigli quello che devi pigliare, guardi il muro, nell’attesa che i tuoi reni tornino velocemente a vivere e speri che tutto duri poco, tremendamente poco. Non è esattamente il massimo della vita essere con il birillo in mano ad un palmo (in questo caso non di naso ) da un parete. E se poi, da dietro ti arriva un suono seppur sussurrato che non lascia dubbi sulla sua provenienza , la voglia di essere altrove diventa esponenziale. Ma sei lì. E non poi farci nulla se non girarti, guardare polpacci a penzoloni, pantaloni accartocciati sul pavimento e calzettoni che spuntano da scarpe tendenzialmente improbabili sotto dannate pareti divisorie di compensato più o meno tirato a lucido. Ed è a questo punto che ti chiedi: perché ho bevuto quel bicchiere d’acqua prima di uscire di casa? Il tutto, e arriviamo al punto, sotto una sola faccia stupita: la mia. Per gli altri, gli americani, è normale. Ti scappa vai sulla tazza e la fai. Stop. Così facile e veloce. Zero menate, zero imbarazzo, zero paura di passare per il petomane del locale.Un po’ come la guerra. Hai delle armi che ti avanzano? Due bombe da sganciare da qualche parte del mondo e ti passa la paura.  Sarà. Ma io ai loro peti timidi ma pur sempre sfacciati mica riesco ad abituarmi. E’ vero che le pareti sono di cartone anche negli appartamenti, ma almeno lì apri il rubinetto e usi lo scroscio per confondere le lunghezze d’onda. Quanto vorrei vivere sotto le cascate del Niagara… That’s America. Nano nano