mercoledì, dicembre 24, 2008

Ode a Haaz

"Sleiman is originally from Lebanon and currently lives in Los Angeles. One of Haaz’ first roles was in the African-American gay comedy film The Ski Trip. Currently, he has performed as second lead in the indie feature entitled, The Visitor, directed by Thomas McCarthy (director of the Sundance Film Festival critically acclaimed film The Station Agent); Haaz plays a professional djembe drummer. Other full feature films include Offside: The Price of Dreams, in which he plays a hit man; What Goes Around, in which Haaz played a bi-racial drug dealer; he also co-starred in the film, American Dreamz alongside Hugh Grant and Dennis Quaid"

Mediorientale, musulmano e attore. Beato lui. Nano nano.

martedì, dicembre 23, 2008

Chiamatemi Belen

La mia sindrome si chiama "sindrome Belen Rodriguez". Ovvero la sindrome della pupa del gangster. Ovvero la sindrome delle ciabattaia. Per fortuna la mia è solo a metà. Non amo i boss, non amo il potere, non mi interessa chi ce l' ha. Io, ed ecco perché sono stato solo parzialmente colpito, vado pazzo per i boss laterali, gli ex boss (o quelli in divenire), per i boss decaduti, i secondi, iterzi, quelli che sfiniti aspettano che il bar chiuda mentre raccontano al barista la loro vita. Odio il glamour della fama, amo la timidezza del successo che non c'è ma che potrebbe arrivare, adoro anzi di più, stra-adoro, il successo che se ne è andato e che ti lascia lì disarmato e senza nemici. A che servono se sei solo? Ecco, la mia sindrome si chiama "sindrome Belen Rodriguez", ma anch'essa, ed è per quello che è limitata, come tanto di me è azzoppata (anche se il piede offeso a settembre ora è in forma). Ecco perché andrò a vedere Madonna, per esempio, solo quando canterà in un cinema, avrà la ricrescita sui capelli, la pelle raggrinzita, le chiappe cadenti. Prima non mi interessa. Chiamatemi Belen. Nano nano.

sabato, dicembre 13, 2008

Non so se il cuore ce la fa

Vorrei scrivere: "non so il perché", ma invece lo so perfettamente. Quindi: so perfettamente il perché. Il perché in questi giorni la frase: "Ma quando dici non lasciarmi solo, non so se il cuore ce la fa" mi ronza in testa come un'ape in cerca del suo bisfrattato alveare. Lo so e non mi piace. Lo so e mi fa volare nonostante tutto. Lo so e mi commuove. Perché il mio cuore non ce l'ha mai fatta, perché il mio cuore è sempre tornato indietro, perché il mio cuore non è mai stato capace di lasciarlo solo. Non ce l'ha fatta. Sono passati anni per questo mi commuove, per questo la cosa mi fa rimbalzare indietro a centomila chilometri orari. Indietro a quando chiudevo gli occhi e pensavo al mio cuore che non ce la faceva, indietro a quando riaprivo gli occhi ed ero sicuro che non ce l'avrebbe fatta. E così è andata. Maledetto cuore. Nano nano nonostante il natale.
(Nella foto Franco Trentalance, anche lui ha sempre bisogno che il cuore ce la faccia)

sabato, dicembre 06, 2008

Odio invecchiare

"Fra dieci anni come si immagina?"
"Non ci voglio pensare. Mi fa schifo invecchiare, spero di essere morta"
"Se dovesse arrivarci?"
"Ci arriverò. Se ho compiuto 50 anni e mai avrei pensato di farlo, arriverò anche a sessanta".
"Va ancora in analisi?"
Risposta. "Da quasi 30 anni. Con il primo terapeuta dopo quattro anni di percorso, sono andata a letto.Con la seconda un'ebrea argentina che voleva punirmi per quelloc he avevo fattoc on il suo collega, sono rimasta 7 anni. Sono scappata quando ho capito che ero riuscita ad annullare totalmente la mia vita sentimentale e sussuale. Sette anni buttati. Con il terzo ho fatto un percorso di 12 anni, finito quando mi ha detto che non voleva più vedermi. Per me è stato come un lutto".
(Giuliana De Sio a Vanity fair)

mercoledì, dicembre 03, 2008

Val bene una mossa


Sono al Queen, sono sugli Champs Elysées. Ho una rosa in mano, ho freddo, cerco un taxi e penso a quel corpo danzante sul cubo davanti a me: un tatuaggio tribale è l'unica cosa che aveva in più. Il resto era perfetto. Penso a tutto quello che non dico e penso quando sono solo, a tutte le cose che vorrei fare e non so fare, a tutte le cose che mi passano per la mente e non si fermano. E io le devo rincorrere per disintegrarle. Perché altrimenti so che tornano più forti di prima. Non sempre ce la faccio. Non sempre ci riesco. Poi, penso a tutto il resto e respiro profondamente felice di quello che mi gira dentro. Non intorno, come invece fa la musica. Penso a me che vorrei innamorarmi di una persona sola e invece disintegro il mio cuore in cento pezzi. Penso ai pezzi e mi viene in mente l'unico puzzle che abbia mai fatto: Lupo Alberto. Guarda il caso. Poi, penso tutto quello che posso ancora avere e lo sottraggo da quello che ho già avuto. E il risultato mi fa cagare, ma so che la matematica non è il mio forte. E quindi sorrido. Come ho fatto di fronte a un ragazzo di colore e il suo fidanzato che invece di colore non era, che si baciavano e si accarezzavano in un bar del Marais. Penso a tutti i baci che vorrei dare io. E parte il mio film fatto di principi azzurri più o meno colorati e più o meno biondi. Mi muovo dalle mia vita e tutto comincia ad essere diverso da prima. Tutto ricomincia a muoversi, a fluire a partire. Fa bene. Parigi, del resto, val bene una mossa. No? Nano nano
(Una foto di Lee Miller, per te... )

giovedì, novembre 27, 2008

Mai così feròci

Credo di essere l'unico che si diverte ancora a sentire e vedere i "Bellissimi anzi bellissimi" della Carrà mentre cantano le canzoncine che glis crive Gianni Boncompagni. L'ultima faceva così: "Siamo belli è un po' cattivelli, con gran belle voci e non siamo feroci" dove feroci nella testo in sovraimpressione era indicato così feròci, con la o aperta... tanto per non creare dubbi su cosa volesse realmente dire. Bene. Sentirli mi fa ridere. Poi, mi pento perché penso all'India e a tutte le cose brutte che ci sono nel mondo. Rido e mi pento. Il solito deleterio e devastante meccanismo. Ma la storia mi assolverà. Nano nano.

lunedì, novembre 17, 2008

Fidel Freud

Nella psicoanalisi l'impulso sessuale e le sue relazioni con l'inconscio sono alla base dei processi interpretativi. Lo dice Sigmund Freud. Nelle società avanzate non è la famiglia la base unica della società ma ci sono anche le istituzioni che si devono occupare dei giovani (che prima sono figli) fino all'età adulta. Lo dice Fidel Castro. Penaepanico, invece, dice entrambe le cose. Secondo lui se si capissero questi due elementari principi si starebbe molto meglio. Le frustrazioni dimuniurebbero, i livori anche e si starebbe più in forma. E invece no: insistiamo a perpetuare i nosti tabù e perpetrare i nostri legami che il più delle volte non sono che lacci emostatici atti a gonfiare vene in attesa di dosi allucinogene. Che però (e chissà se per fortuna o purtroppo) non arrivano mai. Più sesso e meno famiglia, gli verrebbe da dire. A penaepanico... Giusto l'opposto di quello che accade in Italia. Lo stesso chiamatelo Fidmund. Nano nano.
(nella foto, johnatan rhys meyers...e so dov'è il collegamento)

giovedì, novembre 06, 2008

La matita sotto gli occhi

La scena è questa: Alba Parietti con dei becchi sui capelli che mi aspetta in una delle reception Mediaset. Ci siamo accordati al telefono. Lei è lì per un'ospitata che deve fare in un programma pomeridiano di Canale 5. La chiamo. Bofonchio qualcosa al telefono del tipo: "Ok Alba, fammi sapere quando arrivi che io scendo con il cameraman e ti faccio l'intervista". Lei, ligia al dovere e alla sua smania di apparire ovunque, dopo un po' mi chiama e mi dice l'orario in cui dobbiamo vederci. Più o meno verso le 16,15. Io allerto il tizio che munito di telecamera mi deve seguire e aspetto l'ora giusta. Che già di per se mi sembra meraviglioso. Arriva l'ora giusta. La raggiungo. Lei è lì. Nervosa e ferma davanti all'uomo della reception. Ha dei becchi sui capelli. E' truccata alla perfezione. La trovo buffa. E' buffa. Mi vede, mi presento, lei mi dice: " Beh, sono qui e nessuno che mi caga. Mi sono già rotta, ma hai avvisato quelli del programma che mi dovevi intervistare anche tu?". Io la guardo e le dico. "Ma sì, non ti preoccupare, andiamo in camerino, seguimi". E nello stesso istante mi faccio dare dal tizio, lì alla reception, le chiavi del buco in cui deve lasciare le sue cose. Arriviamo. Camerino 22. Fuori c'è una scritta: Maurizio Mosca. E' il camerino che usa lui. Ma lei non ci fa caso visto che si è fermata al trucco per sistemarsi . Comincia il trucco. Io la raggiungo e mi siedo vicino. Vuole avere informazioni sulle elezioni: quali stati Usa da repubblicani sono passati a democratici. Chiamo un mio collega e me lo faccio dire. Ma lei non è troppo interessata, è più interessata alla linea della matita che ha sotto gli occhi. La guardo e rido. Poi , arriva una tizia della produzione. La Parietti la guarda e dice: "Beh, non mi ha cagato nessuno. Vorrei un caffè, grazie". A quel punto ho un'illuminazione. Anche la Parietti è come me. In cerca sempre di conferme. Certo, io non ho le sue extension. E me ne rammarico. Però la matita sotto gli occhi me la metto da Dio. Io. Nano nano.

mercoledì, ottobre 29, 2008

Lo amo, definitivamente

...Fuori la giornata è bellissima. Il cielo è terso. E' mattina presto, sono le 8. Lui è seduto in cucina con la sua mamma. Lui ha 4 anni. Insieme stanno facendo colazione. Le montagne sono verdi. Da casa loro si vedono bene. Sono lì davanti. Lui parlotta, lei è assonnata. Lui chiede e lei risponde buttando lì frammenti di frasi. Non fa freddo, ma dovrebbe esserci visto che l'esate è effettivamente passata da un po'. Lui ha finito di mangiare, ha finito il suo latte e i suoi biscotti. Prende un gioco, lo trascina vicino alla finestra e si sofferma a guardare il cielo. Passa uno stormo di uccelli. Lo fa notare alla sua mamma. E poi aggiunge: "Chissà dove andranno, forse a Milano da Alberto". Lei lo guarda e sorride. Io lo amo. Definitivamente. Nano nano.

lunedì, ottobre 27, 2008

La prova del fuoco

...Stiamo ragionando su cose poco interessanti... Sto ragionado su cose poche interessanti. Ma non è importante in qualunque caso i commenti che mi arrivano mi lasciano senza parole. Faccio finta di nulla, glisso, evito di pensarci ma poi non ce la faccio e ci penso. Ad alcune cose proprio non riesco ad abituarmi. Sono come la sinistra italiana, per questo continuo a perdere. In compenso sto scoprendo (vediamo quanto dura) il piacere dei fornelli. Un po' come la Clerici. Chiamatemi Antonellinooooo. Ieri, domenica ho sperimentato il creme caramel...Na bbomba... soprattutto grazie al caramello che ho steso "a modi griglia" su un pezzo di carta forno e l'ho infilato nel freezer. Come mi ha detto il mio "conoscente" Simone Valsecchi. Ora voglio provare con il budino al cioccolato. Voglio specializzarmi nei flan. Vediamo che succede. Ma sento che non basta. Sento che i fornelli non bruceranno il mio entusiasmo che ahimè non è quasi mai a Milano vicino a me. Ma sempre altrove...Bah... Nano nano

martedì, ottobre 21, 2008

Giulia & los Tellarini

Mette insieme tutto: amore, passione, inizio, fine, follia, rigidità, nord, sud, bionda e mora. Non è male, Vicky Cristina Barcelona non è male per nulla. In circa 9o minuti Allen ti costruisce un filmettino guardabile che riesce anche a farti meditare. Certo, nella sua solita glacialità. Woody non ipotizza mai soluzioni ai problemi esistenziali che affligono l'umanità pensante. No, lui li sottolinea solo, li amplifica e li sbatte sul grande schermo come fossero pornostar in bella mostra. E non fa nulla di più. Ok. Passiamo ad altro. Quanto figo è Javier Bardem? Perchè è cesso eppure ispira così tanto? Perché quando parla in spagnolo ti chiedi "ma dove cazzo ti posso trovare?". Perché?. Ok, chiuso il capitolo Bardem apriamo quello Cruz: cosa ha in testa? Sette chili di extension? Ho capito che è testimonial de L'Oreal ma la povera Johansson quando viene inquadrata insieme con lei sembra abbia l'alopecia. Ok. Ultima cosa: la canzoncina Barcelona cantata da Giulia & Los Tellarini è na bbomba. Ok. Nano nano.

sabato, ottobre 18, 2008

Non era Jonathan

Sto mollando le stampelle proprio ora che mi stavo abituando alle mie due compagne di viaggio. Sono un romantico a Milano come canterebbero i Baustelle, o un povere coglione di paese, come direi io. Ho accesso i caloriferi, odio questo tempo brumoso che non mi porta da nessuna parte: ne a sognare i tropici e neppure un letto su cui peccare. Questo tempo è mediocre come gli abitanti della città che mi ospita da oltre 20 anni. E alla mediocrità grazie a Dio è doveroso non abituarsi mai. Forse è per questo che continuo ad essere "solo come un cane in questo schifo di città". L'altro ieri sono stato a cena fuori. Ho incontrato un conoscente che era insieme con altra gente tra cui una ragazza che mi ha presentato. Appena l'ho vita le ho detto: "Sai che sei identica a Miss ics" (ma a lei ovviamente lo ho citato il nome vero). Non lo avessi mai pronunciato quel nome: di colpo il gruppo si è fatto bugio, e io ho capito che avevo sparato una minchiata ricordandomi che questa Miss ics aveva avuto una storia molto tormentata con la tizia a cui ho detto che le assomigliava. Credo di averle rovinato la serata. Un po' come questo tempo sta facendo con il mio fine settimana. Anche io in passato ho frequentato una persona a cui assomigliavo. O meglio... capitava che qualche imbecille ci prendesse per fratelli. Incestuosi, deduco. E aimè lui non era Jonathan Rhys Mayers ... Nano nano
(nella foto, Jonathan Rhys Mayers)

lunedì, ottobre 13, 2008

...con il piede per terra


...Un'altra settimana di stampelle. Più o meno. Nel senso che gradualmente devo cominciare ad utilizzare il piede offeso che non tocca terra da almeno 30 giorni. Quindi piano piano devo appoggiarlo sempre di più fino ad arrivare fra sette giorni a caricarlo completamente e dall'ottavo liberarmi dalle gambette di ferro posticce. Che non significa che devo metterlo a disposizione della polizia. Caricarlo in questo caso ha un altro significato. Penso al piede... che non ha toccato terra per 30 giorni... Eppure in questo mese mi sembra di essere stato pragmatico, razionale e concreto come mai nella mia vita. Che la fregatura stia tutta in un refuso? Non sono i piedi che devono stare per terra ma il piede: a scelta destro o sinistro, ma uno solo. Mediterò... E se me vedete zoppicare non fate domande... non è la frattura composta del mio calcagno che non mi da pace... Ma qualcosa d'altro... La vita è bella... e magari sulle punte di un piede lo è ancora di più... Nano nano
(nella foto, Rudolf Nureyev)

giovedì, ottobre 09, 2008

Voglio l'Isola

Non so se sto facendo la cosa giusta. Me ne vado dai miei qualche giorno. Non so se le stampelle mi serviranno per camminare o per sventrarmi il cranio da solo evitando così noie esistenziali da risolvere a suon di 80 mila lire all'ora dalla strizzacervelli. Bah. Tremo ma ormai ho deciso. Me sparo un po' di giorni sul laghetto e vediamo che succede. Spero di poter accedere liberamente ai tranquillanti di famigllia, se ci sono. I tranquillanti, dico. Ho già avvisato che causa noia da stampelle sono un po' nervoso. Ma conoscendo la coppia è come averlo detto al muro. Non di Berlino per altro. Quello almeno ad un certo punto si è arreso ed è crollato. Lo stesso, lo sento, sfracelleranno i maroni. E non è perchè sono anziani, ma perché è nel loro dna che credo non sia a elica ma a spirale, tipo mulinello risucchiante. Voglio andare sull'Isola, dove forse ci arriva anche la Bertè. Voglio andarci come guest star al posto della Marini. Tra le altre cose i miei perizomi sono anche più belli... Nano nano.

martedì, ottobre 07, 2008

Chissà perché?

Ho il piede offeso ma il resto di me non lo è: è meno permaloso. La battuta a me fa molto ridere. Agli altri, vedo, per nulla. O un po' meno. A seconda di chi ho di fronte. Questa lunga permanenza in casa mi ha reso ancora più politically uncorrect. Se prima vedevo bianco o nero ora vedeo nero o nero. Il bianco me sembra un abbaglio de stagione. "Marikaaaaaaaaaaaa quante telefonate mancano? Sento niente sento niente". L'importante e non perdersi d'animo e continuare a credere che lì fuori ci sia un mondo pieno di emozioni e colori. Non è così, lo sappiamo tutti. Del resto è un po' come vedere la Ventura in tv: è tutta finta ma va bene lo stesso. E' godibile, come direbbe Tinto Brass. Sono vivo. Murato, ma vivo. Questo volevo dire... che sto da Dio, tutto sommando, in questa condizione... Chissà perché? Ma il calcagno formicolante mi sarà andato in cancrena? Nano nano

martedì, settembre 30, 2008

Casco e machete

Sinossi: un tizio con casco integrale in testa e machete in mano si dirige verso la cassiera, le appoggia la sfetta di coltello al collo, questa apre la cassa e lui porta via con una manata tutti i soldi. Stessa scena con il secondo e ultimo cassiere presente.
Luogo: supermercato Standa sotto casa mia.
Premessa: dopo aver tentato tre volte di fare la spesa online con Esselunga ed essere stato sbattuto fuori dal sito mi viene in mente che la Standa sotto casa fa le consegne a domicilio. Che significa che tu ci vai, fai la spesa, paghi e loro poi te la portano. Con le stampelle e il carrello fare la spesa non è il massimo. Considerando che non c'è una persona in questa città, che deve sprofondare insieme con tutti i suoi abitanti, che ti chieda "signore vuole una mano?", sono arrivato alle casse, non dico isterico, ma diciamo psicologicamente su di giri. Con una voglia di litigare con quelle troie delle cassiere, a mille. Cosa che per altro avrei fatto se non fosse arrivato il tipo con il machete. Quindi, pago (nel frattempo le stampelle cadono, io impreco ecc ecc) riempio i miei sacchetti nell'attesa che una puttanella bionda che lavora lì venga a prendere i dati per la consegna dei quattro sacchetti di materiale commestibile, ed ecco che mi si palesa davanti l'uomo con l'arma bianca in mano. Io che vivo da anni in un altro contesto sociale, penso: "ma dai, i tipi del furgone portavalori non hanno più le pistole". Subito dopo, conscio della minchiata penso: "Staranno girando un film". Crollata anche questa infausta deduzione, penso: "Sarà uno scherzo di qualche collega". Perché non mi ha preso in ostaggio e abbandonato in una discarica? A volte sono stanco persino di me stesso.
Epilogo: Alla fine della scorribanda il tizio con grande calma e pieno di soldi in saccoccia se ne va, non prima di aver alzato il machete verso qualche demente che gli ha gridato: “Cosa stai facendo?”. Girando un film, pirla. Va beh, lì intorno gente sbigottita che non capisce cosa sia successo, cassiera minaccita in lacrime, l'altro cassiere imbecille che va avanti nel suo lavoro come se nulla fosse accaduto e un pirla in stampelle che aspetta qualcuno che gli porti la spesa al terzo piano. Uno spettacolo, insomma. Nano nano

mercoledì, settembre 24, 2008

Le cose mie

Ora che ho scanner, stampante e fotocopiatrice tutto in un solo strumento sono rinato. Nonostante il gesso al piede e nonostante il fatto che sia qui in maniche corte perché non capisco se fuori fa freddo o no. Per me è ancora estate e chissenefrega se fuori c'è la neve. In questa casa è estate. E lì fuori è noia. Quella che non ho più. E' sempre così: quando sono a casa malato (o come in questo caso azzoppato) i primi giorni mi sembra di annoiarmi, ma poi quando attacco a fare le mie cose rinasco. E di cose mie da fare ne ho parecchie. Appunto, ora anche scannerizzare le foto di quando ero piccolo. Le guardo, sorrido e penso: "Ai tempi mi vedevo un cesso (ma me sentivo come ora Brad Pitt), ora vorrei trovarne di cessi 26enni così". Che strana che è la vita. O lo specchio? Mah... Nano Nano....

mercoledì, settembre 17, 2008

...e del gesso sul mio piede


Tecnicamente si chiamano stecche, praticamente è uno stivaletto (ma senza tacco, ahimè) di gesso fisso. Tecnicamente ho una frattura composta al calcagno sinistro nella parte anteriore, praticamente non posso appoggiare il piede. Tecnicamente viaggio in stampelle, praticamente non si contano ostie e sacramenti. Tecnicamente il gluteo sinistro si affloscerà come le minne della Pamela Anderson prima di essere pompate, praticamente quello destro diventerà "de ferro" come se fosse di Michael Bolt. Stop. Di altro non ho nulla da dire a parte quelle due parole che iniziano rispettivamente con la lettera "d" e "p". Ieri al pronto soccorso, mentre il gessarolo (quello che mette il gesso) mi fasciava, la dottoressa mi chiedeva che lavoro facevo e dove lavoravo. Bene il risultato finale è stato che mentre uscivo distribuivo il mio cellulare al tizio (di cui non salverei neppure le preziose mani che mi hanno curato) già pronto a presidiare, nelle vesti generiche di "pubblico" ,qualche programma Mediaset. Non era solo, ovviamente. Infatti, mentre io ero alle prese con stampelle, ciabatta in tasca, radiografia tra i denti e quant’altro, si era formato un crocchio di uomini in camice verde che già sognava di spellasi le mani davanti a veline, ienine, maidiregoline e varia umanità. Ecco perché l'Italia è allo sfascio. Nano nano

mercoledì, settembre 10, 2008

C'è dell'assenzio nell'aria

Passo da momenti di euforia totale e fasi down che neppure sulle montagne russe ti verrebbe così bene. Mi chiedo se c'è dell'assenzio nell'aria. Boh... Sono un coglione. Lo sapevo da un po'. Ma era da tempo che la mia coglionaggine non si palesava in un'azione concreta, visibile, tangibile, osservabile. Il mio piede gonfio. Esatto. Ho il piede gonfio. Per colpa mia. Stavo andando in motoretta (che ora è unoscooter) e facendo il pirla con le gambe (tipo saltellando, piuttosto che cercare di grattarmi) mi è scivolato il piede mentre andavo facendo perno sulla strada con il conseguente stiramento o quello che è. E' successo ieri. Stavo andando al lavoro, un giorno in cui non volevo andare perchè avevo un po' febbre e un raffreddore a mille, con il risultato che ora sono a casa, al terzo piano senza ascensore, con il piede che si rifiuta di fare il suo sporco lavoro. E io che la sto mettendo giù dura a bestia. Ma sono un coglione. Lo so. Quando ho paura di qualcosa, per esorcizzare i miei timori, mi provoco. Da quando ha ripreso ad andare in moto, cioè da quando ho rottamato la vecchia motoretta e ne ho presa un'altra, è tutto un mettere giù il piede per cercare di convincermi che non è poi così pericoloso. Eccallà. Detto. E, porca troia, fatto. Con un unico risultato: che ora so perfettamente che la mia paura ha un senso: mettere giù il piede mentre si guida non porta a niente di bello. Punto. Lo so, ormai è così, lo so: rimarrò "solo come cane solo, solo come un cane". Nano nano
(nella foto un altro assenzio....)

giovedì, settembre 04, 2008

Amen


Premessa. detesto le battute da bar. Le odio. Sono le 22, minuto più minuto meno. Ho voglia di sigarette. Scendo a comprarle nel bar tabaccheria vicino a casa. Detesto la masnada di dementi che ci lavorano. Ma non importa. Arrivo. Entro. Chiedo un pacchetto morbido di Marlboro. Il tizio sulla cinquantina passata, grigio e baffuto mi guarda e mi dice: "Sono finite e abbiamo tutto duro". Lo guardo e mi viene la geniale idea di rispondere: "Beh, allora sono fortunate le vostre mogli". Che appena finito avrei voluto che la terra mi risucchiasse. E lui: "Chi ce le ha, le mogli". A questo punto entro nel panico (senza pena). La mia fottuta educazione cattolica mi porta subito sulla perniciosa strada lastricata di dolore e sofferenza e penso in ordine sparso: alla bara, alla chemio, a un funerale, a uno scontro a 200 chilometri orari, a un cuore che smette di colpo di respirare ecc ecc. Divento rosso paonazzo e non mi viene null'altro di meglio da dire che: "Beh, non ci sarà la moglie ma ci sarà sicuramente qualcun'altra". E lui, nella sua infinita finezza: "No, stasera passo la serata in bianco". E io: "Va beh, grazie e arrivederci", ed esco misero e tribolato. Arrivo all'angolo e scoppio a ridere. Ma prima penso a lei, alla moglie che non c'è, orizzontale e con una corona di fiori al collo. Per fortuna c'è il mio nuovo anello di 24 chili che mi guarda e mi fa compagnia. Compro anelli sempre più grandi. Fra un po' mi vedrete con al dito un monolocale. Vorrà dire che mi sono deciso di fare il mutuo. Nella speranza che la moglie del tizio che me lo aprirà goda di ottima salute. Amen. nano nano
(nella foto, una scena di Six feet under)

lunedì, settembre 01, 2008

Perché, Raz?

...Il mio nuovo dramma si chiama Raz Degan. E la domanda che mi faccio, così, subito, rapidamete, velocemente, senza batter ciglio è: "Ma perché Raz molla la Barale e subito ne ha un'altra e non è conseguentemente mai solo?". Mi basterebbe saperlo solo, per stare meglio. Solo, e magari anche un po' più cesso di quello che è. Visto che me sembra più buono della Nutella. Ma di questo chissenefrega. Pensavo: "E' da anni che non sono più fidanzato". Pensavo: "E' da anni che non provo più la sensazione di non essere solo". Pensavo: "Eppure prima avevo così voglia di pensare solo a me". Pensavo: "Perché Raz non è il mio vicino di casa?". Pensavo, tante minchiate di questo genere. Per la cronaca, l'altra è Kasia Smutniak, che non è precisamente un cesso. Certo anche la Ventura passa da un uomo all'altro ma sono talmente rottami che non mi interessa nulla che non siano mai soli. Va beh, Simo e Raz stesse azioni, diverse reazioni. In me, almeno. Nano nano

domenica, agosto 31, 2008

Tante cose, tranne una


Tutto finito. Tutto. Anche il mio compleanno è finito. E' iniziato ed è finito. E' durato 24 ore. Come tutti i compleanni del resto. Le vacanze un po' di più. Settembre è il mese più difficile. Credo. La mia ultima passione si chiama Micky Green. La mia ultima fantasia fare è l'architetto a New York o a San Francisco o ad Amsterdam o a Berlino. Il mio ultimo sogno scrivere un romanzo. La mia ultima ambizione mollare il colpo e ritirarmi. Il mio ultimo proposito "promettere bassezze" nella speranza di riuscire a mantenerle. Tutto è finito. Tutto. A parte le vecchie noiose abitudini: quelle continuano imperterrite a salutarmi la mattina quando mi sveglio. Vorrei essere altrove. Vorrei essere vento. Vorrei essere un ruggito che si perde nella foresta. Ieri sera ho visto in tv un concerto dei primi anni ottanta di Migule Bosè, Matia Bazar e Loredana Bertè. Ecco, bene, vorrei anche essere Bosè vent'anni fa. Vorrei essere tutto, tranne un 41enne che tutte le mattine deve andare a lavorare a Cologno Monzese. Forse, vorrei anche essere Cologno Monzese...forse.... Bah vorrei essere tante cose. Tranne una. Ma non la dico, tanto domani ho già cambiato idea. Mi sa... nano nano
(nella foto Micky Green)

martedì, agosto 19, 2008

Ugly Eddie

Va beh... Che ci devo fare se è apparso sia in Ugly Betty sia in Dirty sexy money le mie ultime due passioni? E' vero potevo aspettare che facesse un video con Giusy, prima di parlare di lui, ma visto che difficilmente succederà ho pensato di accontentarmi. Cosa che non faccio mai. Quasi mai. Eddie Cibrian. Sto parlando di lui. Dell'attore che nel serial interpreta la nuova fiamma di Ida, la sorella di Betty, la madre di Justin. Per ora non si sono ancora fidanzati, lui fa il coach, non va d'accordo con il giovane e per questo ha chiesto un incontro con la madre. Alla fine troveranno una soluzione: Justin darà qualche consiglio alle cheerlady sulle coreografia. Geniale. Lui non so se lo è, ma onestamente non è importantissimo: classe 1973, origine cubana, sposato con una modella da cui ha avuto due figli. Tempo fa uno stretto conoscente (amici non ne ho) mi ha parlato di lui. Io ho immagazzinato il dato e nulla di più. Poi, l'apparizione, durante la puntata seguita dall'estasi, preceduta dalla promessa di devozione eterna. Mi chiedo: ma se me mettono a pascolare le caprette su qualche montagna sperduta me apparirà anche Gesu Cristo? Se sì, speriamo che assomigli a lui...Nano nano
(Nella foto, Gesù Cristo...emh no, Eddie Cibrian)

lunedì, agosto 18, 2008

Abbatteteli va...

..Non ho capito a che cosa servano le favole. Non ho capito come mai i bambini che crescono attaccati a piccoli e grandi schermi che mostrano solo eroi positivi dai grandi ideali e dalla razionalità ben educata, poi diventino colossali teste di cazzo. Non credo che le teste di cazzo non abbiano conosciuto favole, come non credo che i pochi che non sono teste di cazzo, invece, siano cresciuti intrisi in favole e peluche. Tutto questo per dire cosa? Che la Dysney potrebbe chiudere i battenti visto che a parte far spendere soldi non ha nessun ruolo educativo. Ma anche, come sostengo da almeno tre generazioni, che i genitori sono la peggior cosa che possa capitare ai figli. La domanda è: perché il Re Leone, Hercules, Ratatouille e minchiate di questo genere moraleggianti fino allo spasmo, non lasciano traccia alcuna nei piccoli adoranti spettatori ingordi di queste immagini fino alla nausea? Nessuno si ricorda una volta grande che, per esempio, che il re leone quando ha incontrato il cinghiale e una specie di opossum ridanciano invece di magiarseli è cresciuto con loro? O che il cuoco imbecille di Ratatouille invece di stendere l'orrido portatore peloso di malattie (il topo) se lo è messo in testa? Bah... Io un'idea ce l'ho: i film brutti e belli che siano durano quello che durano e nelle migliori delle ipotesi entrano a far parte della tua vita per circa due orette scarse (sì, grazie ai dvd un po' di più) gli altri, i genitori, invece, per sempre. Che ci siano o non ci siano. ...Per sempre. Cominciamo ad abbatterli va... Grazie. Nano nano

martedì, agosto 12, 2008

Tutta una vita davanti

"Sei stato in vacanza, vero?", "Sì, 15 giorni". "Ah, ecco, è per quello che non ti ho visto". Erano almeno due mesi che non mettevo piede nel Get fit di via Piacenza, l'unica palestra aperta in questa settimana. Ed erano almeno sei mesi che non incontravo la ragazza filippina addetta a pulire il nostro schifo. O forse otto. Sta di fatto che per lei erano passati solo 15 giorni. Mi ha fatto ridere, perché in fondo la vita è questa: per gli altri sono sempre 15 giorni quelli che passano, il nulla. E per te, invece e tutta una fatica titanica. Tu ti senti Atlante (con una distorsione al piede e un'ernia al disco) con la sua volta celeste sulle spalle, ma per gli altri, per l'umanità che tu ci sia o non ci sia, che passino due vite, otto storie d'amore, quattro lutti e un'amputazione alla giugulare, non importa. Sono passati sempre e solo 15 giorni. Quindici miserevoli e bastardi giorni. Milano vuota mi fa cagare. Lo dico ogni volta, lo ripeto fino allo sfinimento. Mi(lano) deprime e mi(lano) sbatte in faccia tutta la verità, la stessa della filippina del Get fit: "Che cazzo ci fai a Milano, quando nelle tue adolescenziali (e non solo) previsioni a 40 anni (41, il 23 agosto) ti vedevi nella tua villa al mare protetto da paparazzi e curiosi?". Però, ora dopo l'incontro al Get fit, faccio finta anch'io che da quei malsani pensieri siano passati solo 15 giorni. Che significa essere ancora giovane e con davanti un’intera vita da immaginare. E penso: “Chissà, come starò l'anno prossimo quando passerò l'estate nella mia casa a Ibiza con i 5 talebani cripto gay e poco più che 20enni a cui ho dato asilo?" Che meraviglia la vita...da immaginare. nano nano

giovedì, agosto 07, 2008

Tre ipsilon (più tre)

...Infatuato dalle ipsilon. Come se fossi Carla Bruni. Giusy, Ugly, Dirty. Le mie ultime diaboliche nuove passioni: Giusy Ferreri, Ugly Betty, Dirty sexy money. Le prime due sono già datatelle. L'ultima è recente, molto recente. Ho visto le prime due puntate e mi sono già infatuato in ordine dparso: dal figlio prete cattivo come non mai, della sorella viziata e incapace, della madre anoressica e tirata come l'ultima copertina al photoshop di Chi. Le prime due puntate mi sembrano una bbomba. Questa Dynasty contemporanea fatta con i cloni di Paris Hilton e Pete Doherty e con gli avanzi della walk of fame è uno schiaffo ai buoni sentimenti e ai buoni propositi che, in questa melassa in cui siamo finiti, fanno da nutrimento alle nostre menti addormentate dall'ipocresia. Da una parte loro, i componenti della famiglia Darling, dall'altra Betty dal cuore d'oro e in mezzo la cassiera dell'Esselunga che ha preso l'aspettativa nell'attesa di vedere dove la porteranno le oltre 70 mila copie del suo cd vendute in poche settimane. Tra ipsilon che in nuce racchiudono un po' le contraddizioni che ci accompagnano in questa esistenza: ricchi e disperati, brutti e buoni, semplici e geniali. Le sfumature non servono, quelle lasciamole alle soap in versione italica. Anzi quelle lasciamole agli italiani che vedono le ali anche ai satrapi, soprattutto quando sono in una cabina elettorale. Infatuato, dicevo, delle tre ipsilon. Che poi a guardarle bene sono sei Sei ipsilon. Sei ...come...va beh...mi fermo qui. Nano nano

domenica, agosto 03, 2008

No, non piangere per me Argentina

...l'Argentina non ha pianto per me e io non ho pianto per lei... Buenos Aires è lì e io qui, di nuovo a circa 11 mila chilometri di distanza. Il mio nuovo motto è: "parrilla per tutti (da leggersi parriscia) e mate per pochi", quelli che lo berrano a casa mia il prossimo inverno. Vediamo che succede. Per il resto poco da dire: la città è grande, molto grande, loro sono come i milanesi ma in versione latinoamericana, la Pampa è davvero meravigliosa, Montevideo fa cagare. Questa l'estrema sintesi di una città che credo non mi vedrà più. Perché mai tornare a Buenos Aires? Non ci sono ragioni se non per mangiare un "bife de lomo" da favola. Il resto...bah... favolette splatter per scrittori emergenti. Sono felice di esserci stato. Di esserci stato... appunto. Buenos Aires è grande e contiene tante, tantissime vite. Questa è l'unica differenza che c'è con il resto della maggior parte delle città del mondo. Buenos Aires è un sogno per tanti poveri cristi che hanno lasciato il nulla per avere poco, molto poco. Buonos Aires è una trappola di cristallo per chi vuole trovare l'America, non sapendo che purtroppo quella è già America. Buenos Aires è una sfasciata signora che si cura poco e privilegia alcune parti del suo corpo abbandonandone altre. Buenos Aires è un' Araba Fenice che non ce la fa più a rinascere. Buenos Aires è una voce rauca che ti parla di Italia e di Spagna, di nonni, di abuelas, di padri di madri, di vite spezzate che mai riusciranno a ricomporsi. Buenos Aires è la musica di Joaquin Sabina (che è spagnolo) perché fa più trendy. Buenos Aires sono i locali tirati a lucido e meravigliosi che ti fanno perdere la testa, ma che lasciano il cuore esattamente lì dov'è, senza pathos, senza emozioni senza nulla. Buenos Aires è una milonga che più o meno fa così: "hoy tenes el mate lleno de infelices illusiones, te engrupieron los otarios, los amigos e il gavion", dove "engrupieron" sta per "ingannarono". Buenos Airesè un romazo infinito dove ci trovi di tutto, ma nulla in particolare. Buenos Aires è un racconto che si tramanda a voce e che non riesci a trattenere. Buenos Aires probabilmente non è nulla di tutto questo visto che non si può conoscere una città in 15 giorni scarsi. Buenos Aires (e di questo sono sicuro) però ora è anche io e mia sorella (nell'arte e nella vita) lì, nelle vie di Palermo, per San Telmo, Recoleta, Ritiro e Plaza de Mayo. E questo mi basta per essere felice. Nano nano.
(nella foto, un ambiente dell'Hotel Faena)

giovedì, luglio 17, 2008

No llores por mi Argentina

La depressione pre vacanza c'è. Le rughe anche. L'ho già scritto più di una volta in qualche post: prima di partire vado in tilt: divento suscettibile, melanconico, paranoico, triste. Lo sono da sempre. Anche quando ero piccolo era così. Bene. Torno dalla piscina verso le 2 del pomeriggio. Alle 3 devo essere al lavoro. Mi chiama mia madre per salutarmi e per dirmi che mio zio, suo fratello (88 anni) da qualche mese malato, è tornato in ospedale e non ne uscirà vivo. Lo sappiamo da quando si è ammalato che non sarebbe durato molto. Ha avuto una vita felice, è sempre stato in salute ha lavorato fino a qualche giorno prima di crollare. Ok, detto questo quella mi dice quasi piangendo: "Ora lo zio è tornato in ospedale e ci siamo rese conto io e le mie sorelle che non lo rivedremo più". E subito dopo: " Poi, insomma, anche tu solo a Milano non puoi sistemarti?". In un nano secondo mi sono chiesto: "E' scema?", poi sono passato a: "Riattacco?" Ma alla fine ho mugugnato un laico: "Sto facendo da mangiare ti richiamo....". Metto giù, realizzo le minchiate che ha sparato, realizzo che è anche riuscita a farmi venire il senso di colpa, realizzo che è sfinente più della mia depressione pre vacanza. Mangio, la richiamo e le dico: "Potresti evitare di sparare cagate che ho la depressione da viaggio e non ho voglia di altre menate?". E lei: "Sì, però bla bla bla bla". E io: "Perché invece di preoccuparti di me non vi preoccupate, tu e tuo marito, di passare anni felici da qui alla fine della vostra vita che mi auguro lontanissima. Se poi riuscite a farlo scendendomi di dosso sarebbe magnifico. Io sto bene, comunque molto bene, non ti preoccupare." E lei: "Si lo so però bla bla bla bla". E io: "Ti chiamo da Buenos Aires, baci." Racconto la scena a mia sorella nell'arte e nella vita che commenta: "Inutile, i genitori sono un'associazione a delinquere". E io torno di colpo di buon umore. Nano Nano e buone vacanze.

venerdì, luglio 11, 2008

Tutto bene?

Ho letto che Amy Winehouse mena come una fochetta monaca importunata dallo staff di Alberto Angela. Mena come una disperata: fan, avventori di pub, gente comune. E, nonostante la signora inglese non mi emozioni più di tanto, a parte quando canta, trovo questa sua ribellione (vera o presunta che sia) fantastica. Il motivo per cui mi sta tremendamente sui coglioni è che a Milano ha fatto l'unico concerto della sua vita in cui si è presentata sul palco in anticipo di 5 minuti, mentre io e mia sorella nell'arte e nella vita siamo arrivati con 40 minuti di ritardo. E considerando che ha cantato circa un'ora e un cazzo, fate voi i calcoli. L'unica cosa che mi sono pappato è l'ignobile scena di quando ha sputato la gomma da masticare in faccia al pubblico, cosa che, mi dicono le cronache, fa ad ogni concerto. Però nonostante tutto questo, nonostante il suo modo di fare da ragazzina cresciuta nei centri sociali di periferia, la cofanata dalla voce triste come i suoi tatuaggi mi fa ridere. Il suo ufficio stampa spinge perché lei sia incontrollabile e se si ignora la genesi delle sue basse performance, il risultato ha dei contenuti da non sottovalutare. Colpirne pochi per educarne tanti . "A farglie male però". Certo, magari quelli che educherei io non sono precisamente gli stessi che colpisce lei. Io, per esempio, comincerei a menare a sangue quelli che ti guardono con una faccia di cazzo che la metà basta e ti chiedono: "Tutto bene? Tu stai bene?", non capendo che il mio bene è direttamente proporzionale alla loro assenza. Nano nano.

venerdì, luglio 04, 2008

Li odio... i pinocchietti

Ok, va bene... gli architetti sono delle merde, le città italiane fanno schifo per colpa loro, se la tirano, e i loro progetti fanno pena (senza panico). Bene, che ritornino i geometri, quelli che hanno fatto belle le periferie, le coste della nostra penisola e Milano 2. Bravi. Andiamo avanti così. Mi domando: ma invece di occuparci degli architetetti e dei loro futuri progetti, perché non ci si occupa degli uomini che indossano i pinocchietti, uno degli indumenti che il codice penale dovrebbe annoverare tra i reati? Quelli sono il vero scempio dell'Italia accaldata e soffocante come i suoi abitanti. Sono la peggior cosa che sia mai stata inventata dopo le camicie bianche di Nara con i colli ricamati. E' pazzesco: più uno è basso e dotato di caviglione sformata più ama gli orridi pantaloni che arrivano alle caviglie. E' matematico, come dire: "Berlusconi parla e sicuramente sparerà una minchiata". Uno è nano e si compra i pinocchietti. Non che a quelli alti donino. Ma va. I pinocchietti donano solo al camino quando ha bisogno di una fiamma un po' viva. Non c'è speranza (per chi li vede) e redenzione (per chi li indossa). Ormai è da anni che girano e non c'è giustificazione alcuna: non sono più moda, non sono più novità, non sono più nulla, sono solo uno scempio per la vista, l'estetica, i nostri geni che sbigottiti si dicono: "ma questi er Rinascimento se lo so inventati solo per una botta de culo". E poi queste patacche di fidanzate griffate fino alla crema depilatoria non hanno occhi per osservere la nefandezza con cui si coprono (ahimè non totalmente, le caviglie rimangono al vento) i loro compagni? La Gelmini parla di grembiuli a scuola. Io parlo di pinocchietti sui banchi del tribunale. E per quelli che li indossano nessuno sconto di pena. Grazie. Nano nano
(Nella foto Tito)

mercoledì, luglio 02, 2008

I dialoghi della cappella (non Sistina)

Sono al telefono con una mia collega che si lamenta perché la sua vicina di scrivania parla con i figli. Ne ha tre. Quindi, prima parla con la prima, poi con il secondo e infine con il terzo. La conversazione fa, più o meno, così: "Ciao amore, come è andata a Verona con il papà?". "Hai mangiato?". "Hai fatto la nanna?". "Ti sei divertita?". "Dai su, passami tuo fratello grande. "Ciao amore, come è andata a Verona con il papà?". "Hai mangiato?". "Hai fatto la nanna?". "Ti sei divertito?". Su dai, passami tuo fratellino: "Ciao amore, come è andata a Verona con il papà?". "Hai mangiato?". "Hai fatto la nanna?". "Ti sei divertito?". Lei mi racconta la cosa su messanger. Io rido. Lei è furibonda. Non ne può più di quella demente. A quel punto la chiamo al telefono io. "Pronto?", le dico. "Sono la cappella del tuo ultimo fidanzato, quel gran coione che non ti ha voluta, come stai?". "Sono riuscita a scappare dai suoi slip...". "Non ne posso di quello lo sai? Ah, che vita grama. Da quando ha avuto una figlia, beh io non servo più a niente....". "Prima era tutto un cercarmi ora... bah...". E minchiate di questo genere. Poi, nel pomeriggio ci sentiamo e le dico: "Il mio blog ha pochi post e la cosa mi piace zero. Che scrivo?". E lei, magnifica più che mai, dice: "Beh dopo i monologhi della vagina, occupati dei monologhi della cappella". Ipso facto (come dicono in Germania). Nano nano

giovedì, giugno 12, 2008

Uffa e Uffà

Ero all'Isola d'Elba in vacanza con i miei. Ero più o meno adolescente. Forse meno che più. Non ero ancora un ragazzino, o forse lo stavo diventando. Ero in piena tempesta ormonale. Credo. Mi dicono che a quell'età è così senza distinzione. E se me dicono che era così...sarà così. Dicono. In quel periodo avevo solo un idolo: Edoardo Bennato. Lui con Renato Zero erano la musica. Il resto parole vaghe buttaete lì da gente più o meno interessante, più o meno piacevole, più o meno comprabile. Mi ricordo che quando cacciavo i soldi per i suoi dischi nuovi(e mi riferisco in particolare all'anno in cui in contemporanea ha inciso Uffà Uffà e Sono solo canzonette) mi svegliavo la domenica presto (vero le 9, già allora per me era presto) per ascoltare il disco e imparare a memoria le canzoni. E' una mania che non ho mai perso. Mai. Certo ora non mi sveglio apposta...Isola d'Elba, quindi. Io con il resto della mia famiglia (o la mia famiglia col resto di me?) nel residence Napolen a Procchio. Una sera sento strimpellare la chitarra. Mi affaccio dalla casa, credo allora a piano terra, e vedo un ragazzo di qualche anno più grande di me suonare la chitarra e cantare una (o forse dieci, o cento, o mille) canzone di Bennato. In un nano secondo ho raggiunto il Nirvana. E ho pensato: "E' lui". Cosa intendessi dire per è lui... beh l'ho scoperto qualche anno dopo. Ma di questo chissenefotte. E più interessante invece capire che fine abbia fatto quel figo della Madonna che cantava a squarciagola Nel covo dei pirati o A Licola"? Ora sarà un bolso dai capelli bianchi , i denti scuri e le unghie gialle. Vero? Nano nano

giovedì, giugno 05, 2008

Piove. E chissenefotte

...Sto trascurando il blog e questo mi mette ansia. E poi quei numeri qui a destra che mi dicono il numero di post per anno e mese... come si tolgono? Va be. Adoro questo tempo di merda. Mi aiuta a capire i coglioni, anzi dà un mano alla mia autostima che mi fa dire:"eccallà, n'altro" (la mia autostima parla così...). Piove, non ci sono più le mezze stagioni e i giovani non sono più gli stessi... sono... come dire... "diversi". Ok banalità di cui ormai dovremmo essere pregni, intrisi, averle dentro, fatte nostre. E invece la gente assettata di discorsi inserti (cioè allegati ad altri generalmente dello stesso tenore di interesse) in questi giorni non fa altro che parlare anzi sparlare del tempo. Stanchezza? Colpa del tempo. Stitichezza? Colpa del tempo. Umore nero? Colpa del tempo. Piove? E' colpa del tempo. Tutto è colpa del tempo. Che aggiungere: che con questo tempo "non ho manco voglia de guardarmi allo specchio"....Figuratevi di scrivere un post sensato....nano nano

venerdì, maggio 23, 2008

Universi paralleli

Informazione numero uno: "Universo parallelo, ossia un universo ipotetico separato e distinto dal nostro ma coesistente con esso. L'insieme di tutti gli universi paralleli è detto multiuniverso. Alcune teorie cosmologiche e fisiche dichiarano l'esistenza di universi multipli, forse infiniti, in alcuni casi interagenti, in altri no". (Wikipedia)

Informazione numero due: "John Titor è un sedicente crononauta che si è fatto conoscere esclusivamente attraverso internet. Il suo primo post, con nick TimeTravel_0, è del novembre 2000. Titor ha affermato di provenire dall'anno 2036. Soldato reclutato per un progetto di viaggi nel tempo, è stato inviato nel passato, precisamente nel 1975 per recuperare un esemplare del primo pc commercializzato: l'Ibm 5100, il quale conterrebbe la soluzione per risolvere un bug di Unix". (Wikipedia)

Informazione numero tre: "Franco Simone, il poeta della canzone italiana, ha ricevuto, durante la sua partecipazione al programma in diretta "El Baile" (in onda in prima serata sulla Televisione Nazionale Cilena), il doppio disco di platino per le recenti vendite del cd Grandes exitos en castellano. Il cantautore si è già guadagnato in passato altri 10 dischi (tra oro e platino)". (Ansa)

Domanda: In quale universo parallelo il 6 giugno canterò sul palco di SanSiro? E soprattutto come si fa a passare nell'universo parallelo dove Berlusconi è ancora il costruttore abusivo di casette (con laghetto di fronte e tavernetta annessa) nella periferia di Milano? Nano nano

martedì, maggio 06, 2008

Tú estabas dormida bajo la luna

La situazione è la seguente: palestra, spogliatoio, varia umanità. Io e un tizio che conosco, con cui scambio due chiacchiere due ogni tanto, parliamo del più e del meno. Tipo: "Come va?". "Tutto bene grazie". "Bene". "Certo, bene...insomma diciamo che non possimao lamentarci...". "Che è già qualcosa...". "Certo si potrebbe stare meglio...". Cose di questo genere, insomma. Non so perché ma questa volta dopo il "certo si potrebbe stare meglio..." il discorso ha cominciato a prendere una piega strana che neppure un giapponese con un pezzo di carta in mano sarebbe stato in grado di replicare. Io: "Per esempio se vivessi in un'altra città. Vedi..." E lui in contemporanea a me: "...il problema che vogliamo tutti qualcosa che non abbiamo , qualcosa di irraggiungible. Vogliamo avere, avere, avere. Quando siamo fidanzati vorremmo essere soli. Quando siamo soli vorremmo essere fidanzati. E poi vorremmo...." E io nel frattempo: "...credo che la territorialità sia come le storie d'amore. A volte durano per sempre a volte finiscono. Ecco io in questo momento per esempio vorrei non vivere a Milano. Vorrei essere altrove ma visto che non si può scegliere tutto, resto qui faticando per la mia felicità. Bisognerebbe avere il coraggio, come succede con le storie d'amore appunto, di cambiare ...". E intanto lui continuava con il suo solipsismo sudato e tonico: "...per poi non parlare di quelli che hanno qualcuno ma ugualmente cercano altro, qualcosa in più non rendendosi conto che alla fine perdono tutto e rimangono soli". Sul "soli" ci siamo salutati: "Alla prossima". "Ciao buona serata". Io con i miei sensi di colpa da cattivo ragazzo non ho fatto in tempo a girare l'angolo (ero più o meno nella zona phon) che ho pensato: "ma stava parlando di me?". Pensiero sopraffatto in un nano secondo da qualcosa di più sorridente e sereno. Che più o meno fa così: "...Tu historia, una vez, nos la contó, dios, tu hermanito con su guitarra, tú estabas dormida baja la luna, tú estabas feliz, pequeña Remedios..." La prossima volta non mollo l'I pod neppure sotto la doccia. Lo giuro. Nano nano
(nella foto, la virgen de los Remedios)

giovedì, maggio 01, 2008

"Luciano, andiamo nel particolare"

Il primo maggio lavoro. Ma non succede nulla e quindi me guardo youtube. La Ocone quando fa Veronika è na 'bbomba. La parodia della televenditrice mi fa morire. Cucchiò è il top come direbbe la Ventura prima di dire anche: "sono pazza di te". E' il primo maggio, siamo al quinto mese dell'anno e io ho voglia di pensare: "ma ora che si fa?". Dove ora sta per: ferie, fine settimana estivi, festa di compleanno e, sono positivo, anche l'ultimo dell'anno. Eppure qualche idea l'avrei. Saprei cosa fare perfettamente e precisamente. E questo mi fa incazzare ancora di più. Sapere e non potere. Che è come avere in tasca le chiavi di un'automobile senza benzina che non ti può portare da nessuna parte. E tra le altre cose me chiedo anche: "'ndo cazzo sta il benzinaio?". Porca troia. "Luciano... annammo a vedere er particolare....." (come direbbe Veronika) Nano nano
(nella foto, Lucia Ocone)

giovedì, aprile 17, 2008

Berlusconi è gay

Mi strafaccio di cioccolato e sono convinto di essere informe. Sono un potenziale anoressico in cerca di una svolta radical-bulimichic. Che è meglio di chic. Abbiamo perso le elezione e lui, lì, quello di Arcore è tornato a Palazzo Chigi. In attesa che si trasferisca al Viminale, naturalmente. Credo che Berlusconi sia gay. Ho avuto l'illuminazione quando a Striscia hanno fatto vedere il Pippo poco Franco della politica italiana alle prese con un ragazzo munito di pelo sul cappuccio in una giornata primaverile (anzi primavirile). E lui, il nano dai tacchi mansardati, lo ha guardato dicendo (più o meno) "Ma che fai con il pelo in testa con questo sole? Guarda me", mostrandogli che sotto la camicia non portava la canottiera. Come dire: "sono un uomo vero". Beno, non ci vuole Freud e forse nemmeno mamma Ebe, per capire che le ossessioni spesso sono paure mascherate (in questo caso come mascarate), da riciclare come sicurezze da sbattere in faccia a chiunque. Un uomo sano di 71 anni non può così essere ossessionato dalla virilità e dalla figa (come direbbero a Oxford). A un uomo senza complessi e senza paure non può venire in mente di fare un intervento del genere di fronte ad un adolescente con il pelo sul cappuccio della giacca come ce ne sono milioni in Italia. Di lui, si dice sia un uomo di pancia. Appunto. Istintivamente la pancia lo porta a sbattere in faccia al mondo quello che lui crede e vuole essere a tutti i costi, ma che con buone probabilità non è. La pancia lo porta istintivamente a proteggere il suo battacchio scoperto. Ragiona con la pancia ed è giustamente influenzato dalla minchia lì vicina. Mica quella starà zitta tutto il tempo...no? Berlusconi è un cripto gay a cui piacciono donne tettute e vistose che gli ricordano la baracca che c'è in lui. Più sono rifatte più si rivede nella loro fintaggine. Scommettiamo? Nano nano

martedì, aprile 08, 2008

Per sempre

Ho rottamato la moto. Ce l'ho fatta, finalmente. Fare qualsiasi cosa, ultimamente mi costa un'enorme fatica. Non ho voglia di noie e vorrei vivere dentro un rave party eterno pieno di lsd ed exstasy omeopatiche. Lo sfasciacarrozze è alla casa di Dio, sotto la tangenziale, dopo quintali di cemento industriale con dentro i suoi fantasmi che lì ci hanno lasciato intere vite e simulato respiri altrove, in condomini fragili e popolosi, tra pareti di cartone da pagare rateizzate in centinaia di mesi. Lì, prima c'era l'Innocenti, ora vetri rotti, chilometri di muri, orti trasandati e la sede nuova di pacca della Porsche. Incastrato tra questi vuoti lo sfasciacarrozze. Arrivo in moto, mi fermo, parcheggio, entro. Lui sta lavorando, sta strappando lo scibile da un'auto incidentata fino allo sfinimento. Penso a Bruno che non c'è più da oltre vent'anni, e sorrido al suo ricordo. Mi affascina questo posto stracolmo di carrette e scheletri di lamiere, a modo suo ordinato. Mi piace essere lì e respirare l'odore delle coppe dell'olio e della carrozzeria arrugginita. Pago, mollo la motoretta e mi incammino a piedi verso la lontana fermata dell'autobus. Sono l'unico pedone e per questo l'unico ad essere abbordato da una macchina guidata da un canuto signore dai jeans aderenti e dalla catena d'oro che scintilla da sotto il pomo d'Adamo. Sono un signore, faccio finta di nulla. Lo ignoro, e cammino. Cammino fino alla fermata dove sono travolto da un nugolo di bambinetti musulmani e da due madri. Li ho contati: otto bambini e due donne, una con l'hijab e l'altra no. Sono giovanissime, uno dei piccoli e ancora nel passeggino. Il più grande avrà 8 anni. Gli altri lì in mezzo. Giocano si rincorrono, fanno il suk. Ma loro da lì vengono. Le madri li controllano a vista e iterloquiscono in italiano e in arabo contemporaneamente. Loro fanno altrettanto. Guardo uno dei bambinetti, mi fa ridere e non so perché ma attira maggiormente la mia attenzione. Ad un certo punto si avvicina a sua madre e le chiede la borsetta, che lei gli dà, che lui prende, che si mette al braccio e se la tiene con sè. Io a questo punto sorrido ancora di più. Lui vuole aprire il suo tesoro pieno di balocchi glitterati e lei lo rimbrotta. Ma lui non molla il colpo e trattiene il suo scrigno di elegante similpelle. Arriva la 54, saliamo tutti e lui rimane attaccato alla sua borsetta finché la madre non lo richiama per farsela ridare. Sorrido alla scena. Lui è meraviglioso. Anche la madre lo è. Dentro di me spero che lo sia per sempre.... nano nano

domenica, marzo 30, 2008

A meno che non facciano le rockstar

Premessa: detesto i vecchi. Tolti quelli con le facce da nonnini di altri tempi teneri e raggrinziti, gli altri, che sono il 98% della popolazione anziana, cioè il 98% degli italiani mi stanno sul cazzo. Tantissimo. A meno che non facciano le rockstar. Bene. Sono sull'autobus, sono le 10,30 di mattina, sono comodamente seduto. E sto leggendo Neve il libro di Orhan Pamuk. Ad un certo punto sale un'orda di vecchiacci, che guardo con aria insofferente e penso: "Diobono ora devo anche cedergli il posto, che due maroni...". Tendo a farlo quando sono di buon umore e quando cioè non non cripto nelle facce che ho di fronte quell'espressione da : "tutto mi è dovuto perché sono anziano", che aborro. E quella mattina, sentendomi in ottima forma, ero di buon umore. Quindi quando mi si avvicina uno di questi canuti e ingrigiti individui, lo guardo e gentilmente chiedo: "Vuole sedersi?". E lui fissandomi mi dice: "No, si figuri posso però dirle una cosa?". E mentre penso : "no, non può dirmela di quello che le gira in testa non me ne fotte nulla e se a casa sua nessuno le dà retta perché è vecchio e coglione se non so cosa farci", rispondo: "mi dica....". E lui: "Sa che lei è un po' antico e superato. Ormai non si fanno più sedere gli anziani ma i bambini. Le parti si sono invertite. La gente si alza quando vede un bambino. Sono loro i padroni dei posti sugli autobus. Su, si modernizzi, mi sa che è rismasto un po' indietro". Io allibito lo guardo e non capisco se è serio, ironico, polemico o spiritoso. Tutte situazioni che da un senile se non fossi stato di buon umore non avrei gradito. Non faccio in tempo a sorridere e accennare un : "Sì, effettivamente ha ragione..." che lui è già sceso alla fermata e io scoppio a ridere da solo. E penso: "Spiritoso l'odioso vecchietto". Chissà se qualche tram lo avrà poi investito. Io spero di no....Ovviamente. Nano nano
(nella foto, Tina Turner)

martedì, marzo 18, 2008

Odio essere buono

Abbattetemi. Anche in tempi brevi, se potete. Nel mio delirio di neo buonismo sta recuperando punti anche Paolo Bonolis che ho sempre detestato. Temo che fra un po' comincerà a piacermi anche lui. Cenni tremolanti ci sono già stati. Stanotte mentre tornavo dal lavoro in automobile dalla radio parlava lui e io lo ascoltavo Bene. Aspettiamo che anche Bonolis entri nel mio mondo e poi mi abbandonerò definitivamente nell'infelicità eterna. Intanto cerco di sopravvivere in questa giungla cartonata fatta di poco. Ogni tanto mi capita di pensare al mio mondo. Ah il mio mondo. Ora si sta riducendo a davvero poche cose, ma che tengo strette come fossero gli unici giochi trovati da un bambino sopravvissuto ad una cataclisma di cui non ho capito l'origine ma di cui sicuramente apprezzo il risultato. Via. Ripuliamoci. Fermiamoci. Ogni tanto costa, ma serve. Per alleggerirci, per stare meglio, per riprendere il volo in direzione nord. Non so perché, devo averlo già scritto da qualche parte, ma in fondo è quella la mia direzione. Nord. Oh Madonna e se fra un po' comincio ad apprezzare anche Umberto Bossi? Odio essere buono... Lo odio... Nano nano
(Mi chiedevo: Miguel Bosè vive al nord?)

martedì, marzo 04, 2008

Dissociative fugue

Si chiama dissociative fugue e in sintesi altro non è che una turba comportamentale legata a uno o più episodi anche traumatici e non necessariamente apparenti che porta l'essere umano a mollare tutto e a scoparire dalla faccia della terra senza lasciare traccia. Il fenomeno è prettamente anglosassone (lo dice Io donna) e coinvolge soprattutto uomini over 40. Dentro, quindi ci potrei essere anche io. Leggo: "è una forma di psicosi moderna alla quale nessuno è immune". E aggiungo: "è una forma di psicosi moderna alla quale nessuno è immune ma purtroppo ancora poco diffusa". Domenica ero al parco Folanini a prendere il sole. Poi è arrivata l'invasione di cani e bambini accompagnati da genitori, o nonni, o zii, o fidanzati o sa il cazzo. So per certo che almeno il 70% delle facce adulte che ho visto se sapessero dell'esistenza della dissociative fugue invocherebbero dio tutte le sere di esserne affetti in tempi brevi. Adoro i bambini. Molto meno i cani. Per nulla, ahimè i genitori. Vorrei raccogliere le firme per creare zone isolate per single. All'estero adori i parchi. A San Francisco ho praticamente vissuto a Dolores Park. Qui la gente riesce a farmi odiare anche quelli. Anzi... riusciva a farmi odiare anche quelli. Ora ora che sono diventato buono e romantico sorrido e sorvolo. Nell'attesa che la dissociative fugue mi travolga e mi porti con se. Nano nano
(nella foto, la locandina di Into the wild)

sabato, febbraio 23, 2008

Fiori, fiori e ancora fiori

Palestra. Incontro un ragazzo che avevo conosciuto ad una festa. Lui era con il fidanzato. Io con "mia sorella nell'arte nella vita". Pensavo fosse una storia di anni, da come si guardavano, come si sorridevano, come si baciavano con gli occhi. Erano invece insieme da solo tre mesi. Erano, perchè ora non lo sono più. Me l'ha detto lui in palestra. Si sono lasciati via sms il 14 febbraio, dopo che lui, il ragazzo che ho incontrato, gli ha confezionato un cuore di rose rosse e gli ha inviato via cellulare la foto, visto che l'altro era via per lavoro. "L'ho fatto con le mie mani", ha tenuto a precisare. Un tempo, quando ero cattivo avrei pensato: "Beh davanti a un cuore fatto di rose lasciarti è il minimo che poteva fare, io ti avrei anche mandato anche un kamikaze a stringerti la mano". Ora che sono più buono, invece, penso all'ultima volta che sono stato romantico. Gli avevo comprato una serie di oggetti, ognuno impacchettato e munito di dedica che insieme ricostruivano un po' la nostra storia e auspicavano a un futuro insieme pieno di cose belle. Fu un disastro totale. Venni accusato di qualsiasi cosa: anche di aver comprato i regali a caso e poi in modo raffazzonato avergli appiccicargli addosso un concept dignitoso. Va beh. Chiusi con il romanticismo giusto un secondo dopo averlo conosciuto. In realtà io sono un grande romantico, malato di sogni e fottuttamente terrorizzato di essere deluso. E quindi eludo il rischio fuggendo il romanticismo pratico e dandoci dentro, invece, con quello mentale, solipsista e solitario che non porta a nulla. Ecco perché sono ancora convinto che un giorno vivrò in un castello.
Dopo quel incontro in palestra, sul messanger la stagista velina (unica e mia preferita per sempre) mi chiede cosa può regalare al suo fidanzato. Io propongo dei dvd della serie tv che lui ama di più. E lei nella sua infinita dolcezza mi dice: "ma non è romantico". E io, mentendo spudoratamente rispondo: "Tutto può essere romantico, dipende come viene fatto". Ma non è vero. Non è vero nulla. Anche nel romanticismo l'oggettività deve avere il sopravvento sulla soggettività perché altrimenti è la fine. I fiori sono romantici, un panino con la mortadella non lo è. Punto. Voglio questo necrologio: "Per lui fiori, fiori e ancora fiori, non opere di bene". Quelle lasciatele a chi nella vita è stato romantico. Nano nano


(nella foto, Hanging Heart di Jeff Koons venduto all'asta di Sotheby's, a New York, per oltre 23 milioni e mezzo di dollari, il prezzo più alto mai pagato per l'opera di un artista vivente)

giovedì, febbraio 14, 2008

San Pisello

Fanculo va... Fanculo... La scena è questa. Torno dal lavoro alle 9. Sono senza auto, con il taxi, infreddolito. Ho una giacca leggera. Il sole per me significa caldo. E punto. C'è il sole, tolgo la giacca. E che se ne fotte se siamo a febbraio e farà freddo almeno per altri due mesi o tre. La scena è questa. Scendo dal taxi e ho una fame boia. Telefono alla pizzeria qui vicino e ordino una pizza. Che puntualmente dopo 15 minuti arriva accompagnata dal ragazzo che me la consegna in mano. Non ho sogni proiobiti. Conosco i garzoni della pizzeria e so che non ha senso sprecare neppure un secondo per una qualsivoglia fantasia. Pago. Lascio la mancia. Mi siedo. Apro una birra, apro la scatola che contiene la mia cena e scopro che la pizza è a forma di cuore. Rido. E' San Valentino. Penso: "ma se la pizza è una sola ed è a forma di cuore è una presa per il culo o è un buon auspicio?". Rido. Poi mi viene il malumore a mille. Ma dura poco. Rido di nuovo. E me ne fotto. E penso: "Voglio un santo dedicato ai piselli così almeno in quel giorno la pizza che ti portano ha la forma di minchia". Tanto per dire. Buon san Valentino a tutti. Nano nano
(Nella foto Francois Sagat)

martedì, febbraio 05, 2008

Alberto? Passato

Piango e rido ogni volta che lo rivedo. Amici complici amanti. Così si chiama il film. E credo abbia su di me un effetto placenta tanto da riuscire a trasformare tutti i miei pensieri malsani in un nostalgico buonumore in grado di farmi vedere la vita dalla parte giusta. Che non è mai quello che faccio nelle mie giornate indemoniate che ultimamente sono tornate a farsi sentire. Sarà il buco dell'ozono... Sabato sono stato al Plastic. Era una vita che non ci andavo. Una vita. Mi è piaciuto: mi sembrava di essere sul letto di morte del mio divertimento. Nel senso che mi sono visto passare davanti situazioni, persone, luoghi, ricordi che mi hanno fatto compagnia per un po'. Che bello. Mi sembrava tutto meraviglioso e mi sembrava di aver vissuto tutto così intensamente da aver lasciato un segno lì tra qui divani, tra quella musica, tra quelle ombre, tra quei baci ancora sospesi ad aspettarmi. E loro, i ricordi, questa volta erano sorridenti e felici e mi raccontavano storie che la memoria indemoniata di questi giorni stava dimenticando. Ma questa volta l'ho fregata. Io. Piccolo e fragile di fronte al cataclisma che si chiama passato. Io e il mio passato. E caracollante e instabile sgomitava anche lui, il fottuto presente che come un gatto nero attacato ai maroni sembra non darmi tregua. Ma ho scoperto peteticamente sabato scorso che il trucco sta nel farlo diventare il più presto possibile passato. E confondendolo con la vita riesci a dare un senso anche a lui. Al prossimo appello non risponderò più "presente" ma "passato". Nel senso che più presente di così si muore. Appunto. Nano nano amici, complici e amanti....

giovedì, gennaio 24, 2008

La fiducia

La domanda è: "Per essere presi sul serio quanto coglioni bisogna essere da zero a cento?". Mi spiego meglio: se si è circondati da coglioni, come si fa a guadagnare la fiducia senza trasformarsi in coglioni ? Io sono il re dei coglioni e per questo vivo borderline tra un out e un coming, tra un mi piacerebbe e un non saprei, tra una nuance e un pendant, eternamente. Quindi mi auto elimino. Mi auto sospendo. Mi auto nomination. Ma non pensavo a me. Io sono febbricitante in tensione infinita ed eterna. Come il moto perpetuo. O come la Sagrada familia. Vedete un po' voi... Penso a tutti gli altri: tutti quelli che da 15 anni a questa parte non ci sono, non sono mai arrivati, non si sono mai visti, nessuno ha mai parlato di loro. Penso a tutti quelli che avrebbero potuto fare qualcosa. Semplicemente.... fare qualcosa. E quando smetto di pensare a loro mi viene in mente la melassa in cui viviamo, invece che continua a produrre "ordinary people", gente comune di cui onestamente mi faccio volentieri il bidet. La gente comune quando mi piace (e sottolineo quando) mi piace incontrarla per strada, al supermercato, sul pianerottolo del palazzo dove abito. Non sui giornali, in televisione o tra gli scaffali di una libreria. La gente comune sa di vecchio come il comodino della nonna. Sapete cosa penso? Che per essere presi sul serio bisogna essere coglioni centomila. Ecco spiegato il perché da 15 anni a questa parte l'Italia sforna solo coglioni... Ed ecco perché io non prendo mai sul serio nessuno... detesto i coglioni... Nano nano

mercoledì, gennaio 16, 2008

Il suo sternocleidomastoideo

Davanti a me ho un corpo muscoloso e nudo da fare paura. E' bianco. I suoi muscoli mi inondano la retina. Li vedo da ogni prospettiva e da ogni punto di vista. Vedo tutto. Anche la pelle tesa che li trattiene a steto. Il suo corpo è davanti a me, sotto di me, alla mia destra, alla mia sinistra. Sopra. E vola. Si contorce, spasima, grida, sputa, ansima, boccheggia. E i suoi muscoli, tutti i suoi muscoli si muovono all'unisono se lui si piega. Se lui salta. Se lui si trascina altrove. Li guardo e mi sembra di conoscerli tutti. Vorrei presentarmi ad uno ad uno da quanto mi piacciono: "Piacere Alberto", "Piacere grande gluteo", tanto per citarne uno a caso. Sono lì , li vedo, li scruto, la mia retina si infila tra loro per capire dove sta l'armonia e trovarne un difetto. La mia retina odia l'armonia se non è riflessa su una parete a specchio. La mia retina ama i difetti quando non sono riflessi su una parete a specchio. Anche lei ha i suoi limiti. Domanda: meglio un corpo da perdere i sensi e una faccia orrenda o una faccia da perdere i sensi e un corpo orrendo? Dubbi che mi sono venuti quando davanti a me, sotto di me, alla mia destra, alla mia sinistra, sopra ballavano Nigel, Adrian, Mike e Itay (quello dal corpo scultoreo chi cazzo sarà stato?).
Fuori piove a dirotto e la mia retina non vuole mollare la presa. Secondo me si è persa tra il trapezio e lo sternocleidomastoideo di Nigel, Adrian, Mike o Itay. Beata lei.... Nano nano

(nella foto Nigel Charnock...e il corpo non era il suo...)

lunedì, gennaio 07, 2008

La Medusa

"Quando una fitta improvvisa, mi riporta indietro ad una grande offesa e rimango delusa, ad un filo fragile rimango appesa. Passa il tempo ma c’è una cosa, che mi brucia dentro come una medusa". Poesia trash. Dovrebbe essere lo striscione da utilizzare in questi giorni nel napoletano. Lì la monnezza impera. Ma non la poesia. "Quando la tua colpa resta senza accusa, non si può chiedere nemmeno scusa", continua la canzone. La trovo meravigliosa nel suo nulla. Che è quello in fondo che spesso fluttua nelle relazioni: il nulla, appunto. "Sono stata impietosa, e adesso son davanti ad una strada chiusa". L'anti eroina per eccellenza che fa della sconfitta e della perdita il suo inno. Per poi, ed è qui l'apogeo trash dire: "Dammi forza per guardare i tuoi occhi e non tremare. Dammi forza per andare continuare a camminare. Dammi forza per mentire che è più facile morire, non poterti chieder scusa brucia come una medusa". Dove la grande verità sta, o dovrebbe stare, in quel: "Dammi forza per mentire che è più facile morire". Ma pur troppo non è così. La bugia è diventata un'altra verità a cui ci si attacca per non rimanere... soli per esempio. Confondendosi. Nano nano
(nella foto Donatella Versace a capo della Medusa)