lunedì, novembre 16, 2009

Sala d'attese


... Quando sono particolarmente stanco il mio malumore aumenta in maniera esponenziale e non riesco a raggiungerlo per eliminarlo a suon di botte. Lo rincorro, ma senza esito nonostante in palestra mi alleni alla corda meglio e più di Rocky Balboa. Il malumore va e io dietro con il fiatone infuribondito come non mai. Poi, di colpo dormo, mi ripiglio e sorrido alla vita come se fossi un protagonista di Dr House resuscitato dal buio. Così funziona penaepanico. Meditavo sull'esistenza umana complessa e contraddittoria come un discorso di Ghedini. Meditavo sul perché ad un certo punto quello che si desidera non lo si desideri più e poi basta un sogno notturno per farti venire in mente che in realtà a quel desiderio non sei ancora immune. E ti lasci di nuovo e per l'ennesima volta conquistare da quella brama che ti ha accompagnato (anche se a tempi alterni) fino a qui. Sapendo che l'unico modo per eliminarla, a questo punto, è un pilone dell'autostrada. Che noia la vita quando si hanno troppe attese. Nano nano
(nella foto uno dei miei semplici e banali anelli)

martedì, novembre 03, 2009

Grande Fratello's list

E’ stato una casualità, è vero. Sul canale Studio Universal c’era Schindler’s list il film sull’Olocausto di Spielberg, sui due canali dopo (Mediaset premium extra) il Grande fratello live. Saltellare da una parte all’altra non è stato difficile. Mi ha fatto effetto: da una parte i reclusi della più grande vergogna dell’umanità, dall’altra dei reclusi che la vergogna neppure la conoscono. Da una parte un manipolo di persone che per essere lì chiusi e spiati devono avere delle tragedia alle spalle capaci di far commuovere il pubblico, mentre nell’inferno dei campi di concentramento la tragedia era lì davanti. A Cinecittà si sceglie di buttare davanti alle telecamere la propria dignità, a Dachau o Auschwitz la dignità veniva trattenuta prima delle cortine di filo spinato. Al Grande Fratello il marchio che viene affibbiato ai partecipanti è trasparente, ma rimane per sempre (“Ma sì, la Patrizia del Gf”). La stessa cosa vale per gli ebrei finiti lì dentro. Il loro marchio però è un numero tatuato sul braccio, indelebile come il loro terrore. Non significa nulla questo paragone, non vuole dire nulla e non vuole portare da nessuna parte. E’ solo una riflessione che a volte il telecomando ti porta a fare. Una riflessione come tante che arrivano per caso, solo perché due canali sono successivi l’uno all’altro. Da una parte il gioco dall’altra la tragedia. Ma le regole sono le stesse: si entra, si resiste, si viene eliminati. E il destino, in entrambe le situazioni, non è nelle mani dei protagonisti ma di altri: cecchini o televotanti non è importante. Nano nano
(nella foto, il fratello di Carmen concorrente del Gf10)