giovedì, luglio 05, 2012

Avrei

Ci siamo. La sento. Arriva. Mi inonda. Bastarda. Vorrei scappare. Non farmi raggiungere. Evitare di pensare. Scacciarla. Fuggire. Nascondermi. Confondermi tra tanta gente. Ma so che quella fottuta sensazione mi riconoscerebbe lo stesso, mi prenderebbe lo stesso, mi terrebbe stretto lo stesso ai suoi sterili tentacoli. Per stringermi fino alla resa dei conti. Per vedermi capitolare. Sconfitto tra mille rimorsi e un milione di rimpianti. “Avresti”, mi suggerisce. E da qui il baratro dei miei ricordi che schizzano alla velocità della luce in cerca di un’approvazione che non c’è. Che non viene. Che non riesco a gridare. “Avresti”. Sì lo so. Avrei dovuto rimanere in Spagna, avrei dovuto fare l’architetto, avrei dovuto innamorarmi più tardi, avrei dovuto lottare per i miei sogni, avrei dovuto esistere, avrei dovuto mollare il colpo prima, avrei dovuto fottermene, avrei dovuto fottere, “avrei”, “avrei”, “avrei”. Quante cose “avrei dovuto fare”. Ci siamo. La sento. Arriva. Mi inonda. Bastarda. Vorrei scappare. Ma non riesco e scrivo. Di lei. Nano nano.