martedì, gennaio 31, 2006

1982

Il 30 gennaio Riccardo Fogli vince la 32sima edizione del Festival di Sanremo con Storie di tutti i giorni, Al Bano e Romina si piazzano secondi e Drupi terzo. Il 2 aprile l'esercito argentino occupa le Falkland. Il 12 giugno 750 mila persone manifestano contro le armi nucleari a New York. L'11 luglio l'Italia vince i campionati mondiali di calcio in Spagna. Il 23 agosto nella baia di Radoy il pescatore Rune Ystepo arpiona un esemplare di calamaro gigante (e Penaepanico compiva un po' di anni). Il 13 settembre va in onda la prima puntata del Pranzo è Servito. Muoiono Romy Schneider, Rainer Werner Fassbinder, Gilles Villeneuve, Ingrid Bergman, Grace Kelly, Carlo Alberto Dalla Chiesa, John Belushi (nella foto, a destra). I film campioni d'incassi sono: Conan il Barbaro, Rocky III, Rambo, E,T, l'extraterrestre e Blade Runner. Thriller di Michael Jackson è l'lp più venduto nella storia (42 milioni di copie). Giovanni Paolo II visita la Spagna. A Londra viene trovato, impiccato sotto un ponte, Roberto Calvi, ex presidente della Banca d'Italia. Retequattro trasmette la telenovelas Dancin'days. Phoebe Cates canta Paradise, Falco, Anderson, Giuseppe Ciufoli, Gazebo cinguettano dalla radio. Loredana Bertè incide Traslocando, e inciampa nel suo abito da sposa mentre canta Non sono una signora alla finale del Festivalbar all'arena di Verona. Nascono: Williams, principe d'Inghilterra, Antonio Cassano, Marco Melandri, Kakà, Alberto Gilardino. E...

Io sognavo di condurre Fantastico 12 insieme con Raffaella Carà, Enrica Bonaccorti e Sonia Braga. In alternativa Domenica in con Eleonora Giorgi. Ero convinto che la vita fosse nelle mie mani, che tutti mi amassero e adorassero come una Vergine spagnola, ed ero certo che un sogno bastasse desiderarlo tanto per vederlo avverarsi. Non avevo ancora capito che da lì a breve una valanga mi avrebbe travolto. Era il 1982... Raffaella stava preparando i fagioli e scegliendo il contenitore. L'anno dopo tutta l'Italia contava....

sabato, gennaio 28, 2006

L'Imelda delle alghe anticellulite

Milano, Palazzo di Giustizia. Aula 11. Processo Vanna Marchi, Stefania Nobile e Francesco Campana. C’è fermento per quello che sarà la prima loro dichiarazione spontanea. Vanna Marchi è una Steel butterfly dei poveri, una Imelda Marcos che invece di collezionare scarpe ha raccolto truffe. Tante. A tutte ai danni di povera gente dalla cultura sotterranea, talmente sotterranea che neppure con il terremoto dell’80 e con la valanga di terra dell'87, è venuta a galla. Disastrati nel cuore e nell’anima che non hanno nulla oltre a una croce. E che spesso, purtroppo, non è quella appesa alla parete. Ma si sa. L’Italia è un paese rurale, con tante scarpe grosse e tanti cervelli fini, a tal punto che rimbalzano nelle scatole craniche come palline in un campo da squash. Però siamo caparbi, cocciuti e ostinati. Per cui se Dio non ci ascolta, e Dio non ci ascolta, allora andiamo dalle mamme Ebe del momento a farci consolare. E quelle sanno consolarci da Dio. Eccome se sanno consolarci. Lei era una di queste. Un’affabulatrice del nulla, una santona con la palandrana nell’armadio griffata Cavalli, una giullare della corte di re tivù, una contadina diventata estetista che sa, come ha detto al processo, “tutto, tutto, tutto” sulle creme. Anche rassodare i conti in banca. Degli altri però. Eppure la leonessa ferita, a terra, sanguinante ed esanime, che dalla fogna in cui precipitata versa solo lacrime, non molla la preda. E la tiene lì, attaccata a lei, alla sua faccia da gatta siamese, ai suoi occhi a palla come la sua deposizione, ai suoi artigli consumati e sporchi di fango. Alle alghe, ovviamente. E ti guarda come ti guarda una belva feroce zoppicante, ti scruta come una fiera in gabbia, come King Kong sull’Empire in corsa per la sua guerra senza speranza. Dalla terra è arrivata, e in terra è ritornata. E il suo carisma e tutto racchiuso in questa parabola, da questa andata e ritorno verso l’inferno lunare, quello senza fiamme, freddo come una moneta lasciata in un’automobile d’inverno. Chissà cosa si stava dicendo quando scrutava quell’aula di tribunale, le telecamere che la fissavano, i curiosi che l’inseguivano con lo sguardo. Chissà se dentro provava pena per tutti quei poveretti fregati o se in realtà teneva a bada la sua disperazione per non sgretolarsi davanti ai nemici. Chissà se stava contando le malefatte o i giorni che la dividono dalle sbarre. Chissà se continua a sentirsi “d’accoooordo” con quello che ha fatto. Chissà. E’ certo, invece, che quegli occhi umidi e non rassegnati da bestia feroce ti inchiodano alla sedia. E rimarresti lì, ad osservarla per ore. Come si fa con una diva disfatta da lifting e notte insonne ad aspettare una parte da protagonista. Lei, quella parte da protagonista ce l’ha. Ma sa che, con buone probabilià, è l’ultima. E ce la mette tutta per essere all’altezza. Riuscendoci meravigliosamente. Nano nano
(nella foto, Liza del Mundo, protagonista del musical ispirato a Imelda Marcos)

venerdì, gennaio 27, 2006

Google il 23 agosto

Ma siamo in Alaska? Fuori nevica. Io sono a casa. Voglia di andare a Milano2 zero. E poi come? Con i mezzi pubblici? No grazie, ho un contratto di rete. Per cui, ho deciso che lavoro da casa. Tema del post di oggi: la megalomania. Mi dice google (che oggi festeggia il compleanno di Mozart) : "Nel delirio di grandezza (o megalomania) il soggetto esalta le proprie capacità con modi stravaganti o paradossali. Ad esempio può considerarsi un grande atleta (pretendendo di essere invitato alle competizioni) o di essere un capo di stato estero (pretendendo gli onori che competono alla sua supposta carica). Anche questa è una tipologia tipica del paranoico. In questo delirio, può essere fatto rientrare anche il delirio erotico, nel quale il soggetto vanta l'amore di una persona importante, basato su segni impercettibili e che in persone normali, non avrebbero lo stesso significato: un sorriso, un gesto della mano, una frase qualunque. Il delirio di grandezza è spesso legato al delirio di persecuzione. Il paranoico affetto da mania di grandezza, non vedendo riconosciuto il proprio valore, costruisce una persecuzione nei suoi confronti da parte di chi non ha le sue capacità".
E penso: "Che foto mando a Sergey Brin e Larry Page per preparare la loro home page il 23 agosto"? nano nano

ps
Ho scaricato "na bomba" de musica da I Tunes. Tipo: M.I.A., Antony and the Johnsons, Elza Soarez, Sleater-Kinney, Bettye laVette ("titanica") e Robbie Fulks. Sorellina nell'arte e nella vita chiedi a TonichemichiamaAlbi se li conosce va.....
(nella foto Vincent Gallo, ossia il mio fidanzato)

lunedì, gennaio 23, 2006

"Fenomenal"

"Fenomenal", che starebbe per meraviglioso, fantastico, fenomenale, appunto. Se uno spagnolo alla domanda "que tal estas", ti risponde: "fenomenal" stai certo che non lo rivedrai mai più. Di più. Se dopo averti baciato per circa due ore e 35 minuti, in tutti i posti immaginabili, sia del corpo sia del luogo in cui ti trovi, e preso da un momento di lucidità ti dice: "No soy como los italianos, te voy a llamar", che più o meno suona come un "non sono come gli italiani, ti voglio rivedere", stai certo che non lo rivedrai mai più. E se guardandoti negli occhi gli dici: "sorridimi", (in italiano visto che lo capisce) e lui ti sorride e scopri che ha anche un bel sorriso, e dopo averlo fatto ti ricomincia a baciare, non temere: stai certo che non lo rivedrai mai più. Se appena entra in discoteca, è vero barcolla e ha un bicchiere di cuba libre in mano, ti si avvicina e ti abbraccia e tu fai anche lo stizzinoso perché ti sembra un cesso senza senso, non ti agitare, stacci pure tanto stai certo che non lo rivedrai mai più. E se quando esce, prima di averti chiesto di chiamaragli un taxi, sono le 7.30 del mattino tu hai la pelle paonazza e piena di eritemi visto che il tizio ha la barba incolta e non vedi l'ora di buttarti in un bagno di Nivea (Estee Lauder è morta e io non ho più miti cosmetici), e lui ti guarda e ti dice scrivi il mio numero di telefono, e tu lo glielo fai controllare per paura di non aver capito bene il suo italiano balbuziente, e ti fa segno di sì con la testa, che è "corecto", stai pur certo che non lo rivedrai mai più. Ma il dramma che quello che non vedrai mai più, manco te lo ricordi e con buone probabilià anche se lo rivedrai, un giorno, per sbaglio, non ti accorgerai neppure che è lui. Per cui quando pensi "non lo rivedrò mai più" è propio un "non lo rivedrai mai più".
E la cosa infligge al mio ego una sofferenza senza limiti. Per fortuna il cuore non se ne accorge....lui batte da solo....e non in Tangenziale....purtroppo..... nano nano

(nella foto, la copertina del singolo Easy Lady, Spagna)

Tre, due, uno ....

....Sto arrivando......

mercoledì, gennaio 18, 2006

Righe da cancellare

dedico questa prima riga ad avreivoluto... lui sa il perché. Grazie.Moda uomo. Milano pullula di corpi. Di sguardi appesi a un book, di sorrisi senza fondamenta. Sospesi nell'aria come la mia anima. Che dall'alto mi guarda mentre si allontana. E' stanca di seguirmi nella mia schizofrenia pragmatica. A Barcellona mi chiedevo se esistono gli autistici ipercinetici. Se sì, credo di conoscerne la patologia. Sono sceso dall'automobile con lei. I fotografi l'aspettavano, lei sorrideva gaudente nel suo abito nero, scollato, con un ramages rosso fuoco. Noi dietro, nascosti ci proteggevamo: chi dai flash, chi dai curiosi, chi da noi stessi. Io, credo ero in bilico tra i primi e i terzi. Dei curiosi non me ne fotte un cazzo. La festa è bella, la location anche, i due che l'hanno organizzata sono in ottima forma. "How are you?", mi dice un ragazzo dagli occhi azzurri e dalle scarpe a punta. "Molto bene e tu?", gli rispondo in un italiano agitato, facendo cadere il dialogo, frantumandolo in mille pezzi. Sono un esperto in questo. E sì che avevo già tracannato almeno tre gin tonic. La musica mi piace, sono rapito da tutti quelli che mi circondano. Vorrei essere Cesare Casella e passare 742 giorni con loro. Se possibile non in Aspromonte. Mi dimeno anch'io come la ragazze abbarbicate alla pertica, sognando di incontrare lì, l'uomo della mia vita. O almeno qualche messaggero che mi indichi dov'è... Alle 3 del mattino lei se ne va. Non mi ricordo se inciampa e cade a terra o se l'ha fatto dopo a casa di amici suoi e qualcuno me lo ha raccontato. Ultimamente mi sta capitando di essere convinto di aver visto cose che in realtà mi hanno detto altri. Come le foto di un pollo descrittomi da mia sorella nell'arte e nella vita. Alle 4 sono ancora lì. I gin tonic sono diventati 6, l'umanità che mi circonda si è ridotta come il maglione Diesel che ho lavato in acqua fredda. A questo punto capisco che è davvero tardi e me ne vado. Saluto i conoscenti che erano con me e chiamo un taxi. Salgo. Sono solo. Non ci sono flash, non ci sono curiosi, ma lo stesso ho tanta voglia di nascondermi. E non ho dubbi da chi... Nano nano

lunedì, gennaio 16, 2006

Fiatone

"Dove pensavi di andare così di corsa?"
"Dove finisce il mare".
(da Segunda piel)

giovedì, gennaio 12, 2006

I pod nano (nano) e torno a settembre...

Tutto ok. Il mio splendido I pod nano, nero, from New York va alla grande. In ordine le mie playlist caricate sono: bertè, dire straits, duetti, fangoria+rodriguez+malevaje, gabriella ferri, kylie minogue, la crus, maria jimenez, mia martini, miguel bosè, mina, raffaella carrà, rudy (una cernita di migliori hit in circolazione fatta dal mio collega), spagna (non la catante, a questo non arrivo), varie. Stasera aggiungo Offer Nissim e Funset due cd consigliatomi quest'estate in Israele. La playlist fa cagare. Lo so. E me ne fotto. Il mio I pod si chiama Penaepanico, ma forse era meglio se lo avessi chiamato nano nano (o forse noia noia?). Mi sa che gli cambio nome. (Guardate questo sito di coniglioviola. C'è un florilegio di (ri)interpretazioni delle canzoni (con tanto di video) più famose degli anni ottanta. Non male. E poi loro li ho incontrati al Plastic e sono molto simpatici...)

Milano, settembre 2003:
"Mi sono fatto pena. Per la prima volta in vita mia ho sentito su di me il sentimento che più detesto al mondo: la pena. Mi sono visto piccolo, intimorito, spaesato, come un maratoneta costretto sulla sedia a rotelle davanti a un bambino che sta imparando a muovere i suoi primi passi. Lui era lì, abbruttito dalla stanchezza, appesantito dall’età, malinconico per colpa del tempo. Venti anni fa avrei dato via un sogno in cambio di questo incontro, in cambio di condividere con lui lo stesso spazio, il mio fabbricatore di fantasie, il mio faro nella tempesta. Il faro ora si è spento e la tempesta è diventata un uragano. Lui era lì, grande e immenso nella sua statura imponente, tra la folla che guardava la sfilata e applaudiva la moda passare. Mi sono fatto pena, indifeso e senza scuse che giustifichino la mia insofferenza a questa vita priva di muri da infrangere, se non quelli di scotch e cartone che mi difendono dagli altri. Mi sono fatto pena coperto dal nulla, nudo come quando sono venuto al mondo, senza una certezza a cui sostenermi. Solo... in un deserto. Mi sono avvicinato, l’ho salutato e l’ho visto andarsene, passarmi vicino, toccarmi la spalla, rispondere al saluto e allontanarsi come uno dei tanti. Ma lui non era uno dei tanti. Lui era il mio idolo, i miei effetti speciali, il mio film in tre dimensioni, il mio cinemovie personalizzato. Mi sono fatto pena perché non so come giustificare a me stesso tutti i sogni che non ho più, tutto l’amore che non riesco più a dare, tutti i sorrisi che mi rimangono dentro, tutti gli abbracci che non so più spiegare. Mi sono fatto pena, aggrappato alla mia ombra obbligata a simulare una parvenza di serenità, stretto tra il mio orgoglio esangue che non molla la preda, e le mie elucubrazioni senza fondamenta. Di colpo sono passato da allora ad adesso senza incontrare un prima e un durante, semplicemente perché dentro di me non ci sono, non si sono fermati, ma mi hanno attraversato come diligenti pedoni, allo scattare del verde, sullo zebrato. Ho provato la pena su di me, la sconfitta, la desolazione, il rimpianto, la tristezza più profonda. Erano tutte lì e mi hanno assalito di colpo, come coriandoli per le strada in un qualunque martedì grasso. Mi hanno messo di fronte il mio faro spento e polveroso e le mie mappe ingiallite e senza rotta hanno capitolato. Inchinandosi educate".
Nano Nano

martedì, gennaio 10, 2006

Bugie perfette (il contrario di me)

L'I-pod nano di merda che mi hanno portato dagli States non funziona con il mio computer. Fanculo. Per un po' le mie playlist baracche devo sognarmele. Non potrò sollevare pesi sulle note di "Non mi chiedermi", "Bongo Bongo" o "Medusa". Isterico. Ieri leggo sul El Mundo Magazine, l'inserto settimanale del quotidiano spagnolo, un articolo molto intreressante, non tanto sui contenuti quanto per la struttura, dedicato alle bugie. Prima di parlare del perchè scientificamente si raccontano bugie, (ognuno di noi mente almeno 20 volte al giorno, i bugiardi cronici hanno meno materia grigia nel cervello e le prime bugie si raccontano a 3 anni) il giornale pubblica alcune foto in cui si vedono Marylin Monroe e John F. Kennedy nell'intimità, la regina Elisabetta mentre si sistema i collant (nella foto), Camilla Parker Bowles in deshabille e altri scatti del genere. Il problema è che le foto sono tutte false. Fotografa è Alison Jackson che ha costruito intorno alla curiosità che aleggia in ognuno di noi di conoscere i dettagli più intimi degli iperfamosi, prescindendo dalla veridicità dall'immagine che si sta riproducendo, la sua arte. E la cosa folle è che nonostante si è consci che quello che si ha davanti è una bugia, la sensazione è di credere che comunque qualcosa di vero ci sia. L'operazione che fa la Jackson è fantastica. Lei utilizza la stessa tecnica dei paparazzi: brutta luce, immagini sgranate, inquadratura casuali con l'unica differenza che non cerca le situazioni ma le crea dal nulla con fotomontaggi, controfigure, sosia ecc ecc. Mi ha aperto un mondo: quello delle bugie perfette. L'esatto contario di come sono io. Nano Nano

lunedì, gennaio 09, 2006

Cinque abitudini

Per capire cosa sto scrivendo vai a fare un giro sul blog di Paciugo. Non ho voglia di spiegarlo. Visto che replay vuole per se Migul Bosè a me non rimane altro che raccontare le mie cinque abitudini.

1) Guardarmi allo specchio, trovarmi irresistibile, chiedermi come mai in realtà non sia così e giustificare il tutto pensando: "beh, c'è anche Berlusconi al governo, la guerra in Iraq, la gente che muore di fame in Africa, cosa pretendi che capiscano gli umani?"
2) Spegnere il cellulare la notte. Se dovesse suonare alle 3 del mattino mi farei un film tutto mio. La delusione non la sopporterei. Meglio prevenire che curare...
3) Sono convinto che negarsi fisicamente sia maleducazione. Ho la brutta abitudine di credere che il rapporto fisico sia uno strumento come tanti altri di comunicazione. Come tale deve essere utilizzato per conoscere e conoscersi (come direbbe Marzullo) meglio. E punto. Ovviamente non applico con disinvoltura questo mio credo. Anzi. Anche se nel profondo lo vorrei tanto.
4) Riascoltare un cd fino allo sfinimento. Generalmente quando compro un cd lo ascolto fino a consumarlo. E la mia angoscia principale è imparare i testi delle canzoni a memoria. E' sempre stato così.
5) Almeno una volta al giorno ho l'abitudine di ascoltare a volume a palla qualcuna delle mie icone musicali. Non riesco, non ce la faccio a resistere. E canto e ballo come un poverino. Lo faccio da quando ho 14 anni.
Ora giro questa catena a:
Replay
Alessandro
virginie (quando torna da Katmandu)
ironicosclero
italianpsycho

...por vos muero (s., tiè....). Nano nano


(nella foto la copertina dell'ultimo cd della spagnola Bebe. Dedicata a mia sorella nell'arte e nella vita. Lei capirà).

giovedì, gennaio 05, 2006

Frasario di inizio d'anno

Per non perderci di vista....

"Si nasce soli, si muore soli. Perché durante l'intervallo ci sono milioni di rompicoglioni?" (g.t).
"Scrivere un libro su di me? Ecchè, me faccio le domande e me dò anche le risposte?" (l.b.)
"Ne parliamo domani che io non ci sono" (d.v.)
"Tutto sommando è ora di finiamola di lamentarci" (m&a)
"Gli uomini sono come un libro di 20 pagine: arrivi subito alla fine, ti emozionano per poco e, non avendo postille, sei sicura che non nascondono nulla di interessante". (a.)
"Il problema non è che in questo momento della mia vita debba pedalare, è che non vedo altro che biciclette". (r. m.)
"Per fortuna che i musei non li paghiamo, altrimenti non ci fermeremmo neppure davanti alla porta". (a.)
"G. fa sempre il missionario. E non mi riferisco alla posizione". (m.)
"Barcellona a volo d'uccello: Nouvel e il suo Pipitone, Gaudì l'affabulatore di spazi". (m&a)

(nella foto, Barcellona, Torre Agbar di Jean Nouvel)

martedì, gennaio 03, 2006

Giuro, voglio anche...

Voglio continuare a sentirmi irresistibile. Voglio continuare a "non pentirmi e a non arrendermi". Voglio continuare a credere che un giorno un marziano arriverà sulla terra e mi porterà con sé. Voglio continuare ad essere convinto che nella vita si ama una volta sola e che io, purtroppo, ho già dato. Voglio continuare a credere che la persona con cui mi diverto di più al mondo è mia sorella "nell'arte e nella vita". Voglio continuare a distribuire il mio numero di telefono aspettando messaggi e chiamate che non arriveranno mai. Voglio continuare a leggere tre libri contemporaneamente convinto che in questo modo faccia più alla svelta a leggere tutti quelli comprati e mai aperti. Voglio continuare a scrivere, come buon proposito di fine d'anno, che voglio smetterla di innamorarmi ogni 10 minuti anche se non ce la farò mai. Voglio continuare ad avere un brutto carattere. Voglio continuare a lamentarmi di tutto e di tutti indistintamente. Voglio continuare a sapere che lavorare mi fa schifo e che non mi pagano per questo. Voglio continuare ad amare più di ogni altra cosa al mondo i miei nipoti e un manipolo di amici senza i quali non potrei stare. Voglio continuare a scrivere, rileggere quello che ho scritto e a pensare che un giorno pubblicherò un libro. Voglio continuare a supporre che la mia famiglia sia una tragedia. Voglio continuare a non cambiare troppo perché in fondo mi piaccio così. Voglio continuare a farmi venire la pelle d'oca quando cantano le mie cantanti preferite e ad essere convinto che la musica abbia un animo solo femminile. Voglio continuare ad avere voglia di trombarmi l'intera umanità pur detestandola. Voglio continuare ad odiare i viaggi immersi nella natura e in gruppi superiori a due persone. Voglio continuare a sperare che un giorno qualcosa di davvero bello capiterà anche a me.
Però voglio continuare anche a voler amare come vorrei e come, tutto sommato (anzi sommando) avrei bisogno, per smetterla di dire che voglio, voglio e voglio. Conscio del fatto che il dramma si nasconde dietro quel fottuto "anche". Nano nano. Buon 2006 a tutti.
(nella foto Milly Carlucci in versione Spagna)