venerdì, giugno 30, 2006

Vero sorellina?

Fuori si schiatta. Dentro si muore. Il caldo mi fa mancare l'aria. Quello che ho dentro il respiro. Sono abituato alle mie estati torride. Peccato che non bruciano mai tutto. Cosa mi metto nella valigia per andare a Sydney? Sto facendo la cosa che più amo fare: sfidare me stesso. Le mie paure, le mie insicurezze. La mia voglia di fare e disfare contemporaneamente prende una pausa di circa un mesetto. Me ne vado nella terra dei canguri con l'idea di non vederne neppure uno. Odio la natura e gli animali. Se ad un certo punto comincio a scrivere in inglese significa che mi avete perso. Non succederà. Purtroppo. Ok. In fondo sono fortunato: non parto mai solo. Ci sono anche loro: pena e panico. So già cosa mi aspetta: passerò i primi tre giorni a piangere e poi di colpo comincerò a stare bene. Lo faccio sempre. Anche quando mi sposto da Milano a Brescia. Poi, superato il jet lag, la depressione da arrivo, quella da abbandono, e circa altre 32 patologie non ancora individuate dalla medicina contemporanea comincerò a rilassarmi e a chiedermi: Ma cosa ci torno a fare a Milano? Sono un inferno... Vero sorellina? nano nano

giovedì, giugno 22, 2006

Bugie

Fa caldo. Scendiamo dall'aereo insieme. Prendiamo il treno che ci porterà, ma noi non lo sappiamo ancora, alla deriva. Nella testa un test. Due test. Tre test. Infiniti test. Continui: quello del sangue, quello del cuore, quello del sistema nervoso, quello della crema antirughe che ti sei appena spalmato e non hai la più pallida idea se funzioni o no. Siamo lì. Uno di fronte all'altro. Tu in gabbia che vuoi ringhiare, ma non trovi un pretesto valido. Io con il biglietto in mano di uno zoo che non volevo vedere. Sei bellissimo. Lo so. Ma i tuoi occhi non dicono la verità. Come i miei pensieri. Del resto. Mentre mi scaraventi in faccia le tue certezze il mio sguardo si gira verso una camicia bianca. La stessa che mi dirà, poi: "ci siamo già visti". Ma io non vedo nessuno. Tranne te. E chissenefrega se anche questa è una bugia. Palermo è stupenda. Come le lacrime che mi hanno bagnato davanti alla cattedrale, nelle vie diroccate dei mercati, tra una panchina e l'altra dove ti ho trascinato per farmi abbracciare. Ma tu non l'hai fatto. Non l'hai fatto mai. Ci sediamo. Accetto il tuo tranello. Voglio chiudere questa partita. Esco sconfitto. Volo. Mi sento leggero. Sto rinascendo. Penso a Kiska. Tu urli, imprechi e tremi. E mi freghi ancora una volta mostrandomi la parte che più amo. Vorrei catturare almeno una delle tue frasi e tenerla per sempre dentro di me. Ma io non ti ascolto. Vedo solo i tuoi occhi terrorizzati. Sono un mostro. Lo so. Ti amo. Non lo sai. E chissenefrega se non è la stessa cosa per te. Vedo che te ne stai andando via da me e non ho più la forza per trattenerti. Con un'altra bugia magari. Chissenefrega. Non ha senso tutto questo. Bisogna essere in due per fare una coppia. Lo so. E' tutto finito. E' tutto chiaro. E' tutto normale. Non piango più. Ho voglia solo che qualcun altro salga sulla mia carretta sgangherata. Ora. Adesso. Immediatamente. Questa volta andrà sicuramente meglio. Lo so. I test sono finiti. Tutti. Alby non esiste più. Tu tornerai dove ti ho incontrato e ricomincerai da capo il tuo viaggio verso te stesso. Io mi fermo, come si è fermata la tua stretta in quel mulino vicino al mare. Aspetto. Che arrivino. Che salgano. Che mi travolgano e mi portino via. Le mie bugie. Lontano. Nano nano amore mio.

lunedì, giugno 12, 2006

C'è il nulla. Si parte

"Ci siamo. Lo sapevo. Me lo hai detto. L'avevo capito. E' vero. Il tuo discorso non fa una piega. Le tue parole hanno la verità addosso. E' precisamente così. Tu ci sei. Io ci sono. Ma insieme siamo due tessere di mosaico impazzite che vogliono occupare l'unico spazio rimasto. Meglio dividersi. Tu verso il tuo pubblico silenzioso che sgrani gli occhi appena apri bocca. Io verso tante braccia protese interessate solo a stringermi. "Domani è un altro giorno". "Francamente me ne infischio". Mi verrebbe voglia di dire. "Ti voglio bene". Ma chi se ne fotte. Del tuo bene non me ne faccio nulla. Lo sai. Il tuo bene e niente senza di te. E' tutto vero. E' tutto chiaro. Noi due non abbiamo nulla in comune. Nulla. Eppure quando mi hai detto alla prossima, ti sei girato e ho visto la tua schiena, mi sono ritrovato in un burrone. E lontano, in alto una luce che aveva il tuo nome. Non so perché. Non mi hai lasciato nulla. Non ci siamo mostrati nulla se non gli aculei per difendere le nostre anime fragili. Se non bugie per nascondere le nostre verità. Nulla. "Ti voglio bene". "Domani è un altro giorno". "Francamente me ne infischio". Perché il nulla è la migliore partenza quando si è in due. Cosa ci vuole a capirlo?"
(da Agua Viva, di Stella Fraga Simpson. Edicion Copa Cabana)

martedì, giugno 06, 2006

Nanos nanos

Vedere Carmen Maura che fa la nonna è un colpo per chi come me è cresciuto sotto le grida di donne al bordo di un attaco di nervi (eravamo nel 1988). La stessa cosa è successa quando quest'anno ho visto Jessica Lange, per me rimasta per sempre sospesa sulla punta dell'Empire per mano dello scimmione, riportato sul grande schermo nel 1976, in Broken Flowers dove fa una delle donne del tizio protagonista. Un colpo quando Carmen Maura appare con i capelli lunghi, opachi, bianchi, le mani rugose e il viso segnato. Quanti cazzi di anni sono passati? Ho pensato. Volver. Un'altra poesia di Almodovar. Un'altra storia di donne raccontata con la solita leggerezza del regista spagnolo che sfiora temi pesantissimi e te li soffia addosso come tanti coriandoli colorati. Ognuno con un dramma appesso. Come gli amori di Traslocando. Una poesia che si racchiude tutta in una frase. Quella finale che recita: "I fantasmi non piangono". Come dire: se ci sei, se vivi non puoi evitare di piangere. E si esce dalla sala con tanta, tantissima voglia di sciogliersi in lacrime. E non importa se non si fa perchè si ha paura a farsi vedere. Ieri ho scoperto la mia patologia. Sono ego timido. Che è come dire autistico ipercinetico. Credo. Va beh... lasciatemi piangere. Che oggi sono felice. Nanos nanos
(nella foto, Penelope Cruz in Volver)