mercoledì, dicembre 30, 2009

In bilico


La melassa di ipocrisia mi ha fracellato i coglioni. Da mo. Non se ne può più. E' finito l'anno, io ho pareggiato i post con l'anno scorso e sono felice. Il resto è vita. Evita letto tutto attaccato. Ho una cresta in testa da far impallidire un apache. Ma il mio parrucchiere insiste nel dire che se voglio un taglio da truzzo, da truzzo deve essere. Bene, lo è. Ne sono certo. Ho letto sul giornale che si può adottare una cabina telefonica. Un dubbio: per quelle di colore la procedura è più semplice? Per il resto aspetto ansioso il 2010 per capire come muovermi. Con grande calma. Ora resto in bilico. Per ancora due sporchi giorni. Nano nano
(nella foto, l'artista funambolo Philippe Petit)

martedì, dicembre 29, 2009

Io, il burrone e lo Stelvio

L'apice è nell'incontro, poi si scende. E' come un fuga al Giro d'Italia sul Passo dello Stelvio dove io sono contemporaneamente il gruppo e il ciclista solitario. L'altro, ovviamente lo Stelvio. Sono calmo, mi guardo intorno, sto nel gruppo, osservo, poi lo scatto: e via a pedalare come un forsennato, e via a godermi la salita in solitario. Poi, una volta arrivato, stremato, ma felice la domanda di sempre: "E ora che faccio?". La risposta più intelligente sarebbe: "Cercati un burrone". Ed è quello che farò presto, mi sa. Nano nano

giovedì, dicembre 24, 2009

Kadu(to) in basso

Si chiama Kadu Moliterno (da qualche parte qui ne ho già parlato) ed è l'interprete di Agua Viva (siamo nel 1980, ma in Italia sarà arrivata più o meno nell'83-84) una delle tre telenovelas brasiliane che mi hanno accompagnato durante la mia adolescenza (brasiliane non venezuelane e messicane, chiariamolo subito). Ai tempi ero pazzo di lui soprattutto perché nella mia testa assomigliava ad un altro. Anzi, solo e semplicemente per quello. E poi faceva una parte stupenda: lui era Bruno, figlio di due separati, sua madre (nel foilletton Stella Fraga Simpson, qui sopra con lui nella foto) era una diva che aveva nel soggiorno una gigantografia che ho in testa di farmi anche io da, appunto, 25-26 anni. Per capire il mio livello. Kadu-Bruno (mi piace chiamarlo Kadu) è del 1952, quindi nel 1980 aveva giusto 28 anni e a me sembrava grandissimo e bellissimo. Avrei voluto passare con lui tutto il resto della mia vita. Poi era anche molto simpatico, gentile, educato, tenero, perfetto per placare le mie furie interiori. Ora scopro che in Brasile è stato accusato dalla ex moglie di maltrattamenti. Per fortuna le cose sono andate diversamente da come avrei voluto. O no? Abrigado (che in spagnolo vuol dire "coperto"). Nano nano

lunedì, dicembre 21, 2009

Fino ad un certo punto

Il film non è male, anzi il film è na bbomba. Parlo di Segreti di famiglia (titolo originale Tetro) di Francis Ford Coppola. Prima di tutto perché c'è lui dietro la macchina da presa e secondariamente perché davanti ci sono loro: Vincent Gallo e (qui si spalle) Alden Ehrenreich. Il primo è sempre una garanzia il secondo, almeno da quello che si vede nel film, anche. Siamo a Natale è necessario, bisogna stare dalla parte dei buoni. Bene, a me che risulta difficile mi è più facile se penso che sono "boni" e non buoni. Piccole differenze linguistiche che rendono più bianchi e più candidi i miei pensieri. Fino ad un certo punto, almeno. Nano nano

giovedì, dicembre 17, 2009

Io e Anna

Lo potevo capire da subito. Non l'ho fatto, ma l'ho temuto. Ora che sono a pagina 840 ne ho la conferma. La mia Anna è una morfinomane. Ecco perché tutte le sue angosce si sono placate di colpo, ecco perché durante il giorno riesce ad avere una vita felice e la notte resiste al risucchio del buio. Si fa di morfina. E alla grande da quanto si intuisce. La mia eroina (anzi morfinaina) non mi ha deluso. Anche Lev non mi ha deluso. Le loro tinte forte mi hanno conquistato. Il loro amore estremo mi ha fatto tenerezza, i loro caratteri autodistruttivi in nome di qualcosa, in questo caso in nome dell'amore, mi hanno fatto fare un balzo indietro per poi volare a andare lontano nel mio mondo parallelo fatto di passioni, cambiamenti e follie. "La serata passò felice e allegra in compagnia della principessa Varvàra, che si lamentò con lui del fatto che Anna, in sua assenza, aveva preso la morfina". Bene. Mentre scrivo penso: considerando il binomio "assenza" e "morfina" se io fossi come lei vivrei direttamente a San Patrignano. Karénina for ever. Nano nano
(nella foto due ballerini della Eifman Ballet)

lunedì, dicembre 07, 2009

Zero in testa

"Sortilegio e stregoneria, finti maghi falsa ideologia, dei miei giorni più non sono il re, mentre il tempo scivola su te, sguardi vuoti senza più realtà, nei silenzi di chi si è arreso già..." In questi giorni va così. Ho Zero in testa... che pronunciata tutta insieme l'ultima espressione non dovrebbe essere nessuna novità. E' una vita che ho zero in testa, ma non è quello che volevo dire. A ritroso sto rivivendo i miei miti adolescenziali: Bertè, Oxa, Zero, Bennato in particolare. Manca l'ultimo poi il revival è stato fatto al completo. Siamo a Natale, siamo tutti più buoni lo sono anch'io con il mio passato. Quindi, in questi ultimo mesetto ho lasciato sola Lola, sono passato alla Oxa e poi a Zero, appunto. Me so scaricato la discografia del primo periodo (o forse già secondo) del Renè (rigorosamente fino a Via Tagliamento, anno 1982) con anche un disco dell'84. Tale Leoni si nasce solo perché è legato ad un mio amico che ogni volta che guardava la copertina (qui sopra) rimaneva inorridito. Come dargli torto. Stop. Spero che l'anno vecchio si porti via anche il mio ludico Amarcord. In effetti mi mette molta felicità canticchiare ste canzoncine che so ancora a memoria nonostante siano passati tanti anni. E pensare che nell'82 avevo solo tre anni. Che genio sono? Nano nano

sabato, dicembre 05, 2009

Vive la France

Mi piace Parigi, ma mi piace anche Londra, Madrid, Berlino e New York. Mi piace un po' tutto in fondo anche Milano. Peccato che non mi riesca di fermarmi, respirare e continuare a camminare piano. No. Di colpo mi viene voglia di correre, poi mi fermo e aspetto che la molla scatti un'altra volta. A volte è come se corressi su un binario in mezzo al deserto. Con il nulla intorno. Che strano, no? Ora sono carico, i viaggi mi rilassano e mi caricano. Sono pronto a correre. Durerà qualche giorno poi di nuovo rallenterò e finirò imbrigliato nel mio solito mare di incertezze. Quelle della vita. La mia. Vive la France e la Vallat... nano nano

lunedì, novembre 16, 2009

Sala d'attese


... Quando sono particolarmente stanco il mio malumore aumenta in maniera esponenziale e non riesco a raggiungerlo per eliminarlo a suon di botte. Lo rincorro, ma senza esito nonostante in palestra mi alleni alla corda meglio e più di Rocky Balboa. Il malumore va e io dietro con il fiatone infuribondito come non mai. Poi, di colpo dormo, mi ripiglio e sorrido alla vita come se fossi un protagonista di Dr House resuscitato dal buio. Così funziona penaepanico. Meditavo sull'esistenza umana complessa e contraddittoria come un discorso di Ghedini. Meditavo sul perché ad un certo punto quello che si desidera non lo si desideri più e poi basta un sogno notturno per farti venire in mente che in realtà a quel desiderio non sei ancora immune. E ti lasci di nuovo e per l'ennesima volta conquistare da quella brama che ti ha accompagnato (anche se a tempi alterni) fino a qui. Sapendo che l'unico modo per eliminarla, a questo punto, è un pilone dell'autostrada. Che noia la vita quando si hanno troppe attese. Nano nano
(nella foto uno dei miei semplici e banali anelli)

martedì, novembre 03, 2009

Grande Fratello's list

E’ stato una casualità, è vero. Sul canale Studio Universal c’era Schindler’s list il film sull’Olocausto di Spielberg, sui due canali dopo (Mediaset premium extra) il Grande fratello live. Saltellare da una parte all’altra non è stato difficile. Mi ha fatto effetto: da una parte i reclusi della più grande vergogna dell’umanità, dall’altra dei reclusi che la vergogna neppure la conoscono. Da una parte un manipolo di persone che per essere lì chiusi e spiati devono avere delle tragedia alle spalle capaci di far commuovere il pubblico, mentre nell’inferno dei campi di concentramento la tragedia era lì davanti. A Cinecittà si sceglie di buttare davanti alle telecamere la propria dignità, a Dachau o Auschwitz la dignità veniva trattenuta prima delle cortine di filo spinato. Al Grande Fratello il marchio che viene affibbiato ai partecipanti è trasparente, ma rimane per sempre (“Ma sì, la Patrizia del Gf”). La stessa cosa vale per gli ebrei finiti lì dentro. Il loro marchio però è un numero tatuato sul braccio, indelebile come il loro terrore. Non significa nulla questo paragone, non vuole dire nulla e non vuole portare da nessuna parte. E’ solo una riflessione che a volte il telecomando ti porta a fare. Una riflessione come tante che arrivano per caso, solo perché due canali sono successivi l’uno all’altro. Da una parte il gioco dall’altra la tragedia. Ma le regole sono le stesse: si entra, si resiste, si viene eliminati. E il destino, in entrambe le situazioni, non è nelle mani dei protagonisti ma di altri: cecchini o televotanti non è importante. Nano nano
(nella foto, il fratello di Carmen concorrente del Gf10)

mercoledì, ottobre 28, 2009

Gieffe homo


Sono in fase premestruale una volta l'anno, ma generalmente dura cento giorni. Quest'anno mi sa almeno 150. E' un periodo in cui si palesa la mia frustrazione più grande: il Grande Fratello. Niente. Sono lì obbligato dalla beffarda vita ad occuparmene. Con tutte le cose interessanti che potrei fare. Che ne so, capire perché i trans sono pieni di clienti maschi disposti a farsi fottere come troiette ineducate in cerca di spavalderie a scrocco. Per esempio. Vorrei tanto capirlo, vorrei tanto entrare nella testa di quei milioni di teste di cazzo di madri che educano i figli alla bugia e all'inganno. Perché solo così si può spiegare. Non ci sono altre motivazioni: non la sete di potere, non il denaro, nulla . E' qualcosa che ha radici più profonde che comincia prima che penetra nel ingranaggio della nostra mente e si annida silenziosa: la bugia. Può crescere, può esplodere, può rimanere immobile, ma non può svanire. Questo no. Il tarlo della bugia cresce parallelamente alla vita che si fa: se la vita ha bisogno di consensi la bugia serve per proteggerti dalle tue incapacità e dalle tue paure. Se nella tua vita non ha mai bisogno di nulla, è perché la bugia è talmente dentro di te che, in parte, è diventata te. Sei una bugia e non lo sai. Non ci sono storie, non ci sono scuse, un po' come penaepanico (no excuse). Il resto baggianate che sanno di cipria e di trucco. Solo chi non è stato educato nella bugia è davvero libero. E punto. Ecco di cosa vorrei occuparmi. Invece mi trovo ad avere a che fare con un manipolo di bugiardi, che servono ad altri bugiardi, per raccontare altri bugiardi, che si nutrono di bugie. Una maledizione. Sapete indicarmi dove posso trovare un trans? Grazie. Nano nano
(nella foto, Ecce Trans di Coniglioviola)

martedì, ottobre 20, 2009

Io Anna e il piedipull

In ordine sparso: Le storie di Arturo Bandini (John Fante), I capolavori (Gogol'), Anna Karénina (Lev Tolstòj), Memorie dal sottosuolo, Delitto e Castigo (Fedor Dostoevskij) e Il maestro e Margherita (Michail Bulgakov) sono i libri che mi sono comprato oggi. In più ho qui Guerra e pace che devo ancora capire che farmene (sono due volumi fitti fitti, un po' troppo mi sa, rimanderò la lettura all'estate). Tutto per dire che sto entrando ufficialmente nella mia fase Classico che non stanca (come ho definito una mia collega un giorno). Bene, mi sa che l'Anna sarà la prima ad accompagnare altrove i miei mondi. Contemporaneamente, però, ho pensato di scegliere qualche abito, così, per non so quale occasione. Ho già nell'armadio un doppio petto nuovo nuovo. Mi vedo già in piedipull perso nella famiglia Oblonskij seduto sul mio divano di casa... che meraviglioso e fashion inverno che mi aspetta. Nano nano
(nella foto, il mio prossimo abito)

martedì, ottobre 13, 2009

Dosi sbagliate


E' uno dei libri che più mi è piaciuto negli ultimi tempi (si intitola Chiamami col tuo nome). Finisce così: "'Sono come te', ha detto. 'Mi ricordo tutto'. Mi sono fermato un secondo. Se ti ricordi tutto, volevo dirgli, e sei davvero come me, allora domani prima di partire o quando sei pronto per chiudere la portiera del taxi e hai già salutato gli altri e non c'è più nulla da dire in questa vita, allora una volta soltanto, girati verso di me, anche per scherzo o perché ci hai ripensato, e , come avevi già fatto allora, guardami negli occhi, trattieni il tuo sguardo, e chiamami col tuo nome". Questo finale non so quante volte l'ho letto e ho quasi sempre pianto. Piango perché vorrei che qualcuno mi chiamasse col suo nome, piango perché avrei voluto che qualcuno mi avesse chiamato col suo nome, piango perché so che un giorno qualcuno mi chiamerà col suo nome. Sono il passato, il presente e il futuro in una manciata di sensazioni che convivono come rinoceronti sedati. Ai quali, a volte, capitano dosi sbagliate. Ed è la fine. Nano nano

mercoledì, settembre 30, 2009

Basta che sia Cavill


L'ultimo film di Woody Allen sono io. L'ho capito subito, quando Boris (il protagonista di Basta che funzioni) parlando con la madre di un bambino al quale aveva tirato addosso una scacchiera durante una lezione di scacchi ha detto: "Suo figlio è scemo". E la madre: "Ma come è un bambino?" E lui: "Se è scemo adesso lo sarà anche da grande". E ancora parlando di dio: "Dio e gay". "Come può parlare così di uno che ha creato il sole, il cielo, il mare, le piante, la natura, le montagne". "Appunto, un decoratore". Poi sull'umanità: "Bisognerebbe obbligare i ragazzini a passare 15 giorni all'anno in qualche campo di sterminio, così capiscono cos'è la razza umana". Così... argomenti che io sciorino quotidianente da circa 25 anni. Generalmente il meglio lo do quando parlo della famiglia. Mi difendo bene anche su coppie e madri. Sugli uomini e la loro pusillanime evoluzione sono un esperto. Potrei fare un libro. Altro? A sì, non me la cavo male neppure sulla frustrazione, sull'insoddisfazione e sulla demenza umana. Ma questa rientra sempre nel capitolo uomini, generalmente. Sono un esperto anche in evoluzione caratteriale, frequentazioni e luogo di crescita. Su religione, animali e riti contemporanei, beh, lì sono un libro aperto: mi fai una domanda e ti butto lì un'acidità in meno di un secondo. Certo, se parlassi con Henry Cavill e scoprissi che lui è un giuggiolone direi che tutto è semplicemente bellissimo. Querulo sì, ma coglione no, grazie. Nano nano
(nella foto, Evan Rachel Wood e Henry Cavill)

sabato, settembre 19, 2009

Morte naturale

Sono sul taxi, insieme con altre due persone stiamo andando alla conferenza stampa di Striscia. Siamo a Cologno, dobbiamo raggiungere il cntro di Milano. In taxi. Odio i taxisti di tutto il mondo, figuriamoci quelli di Milano. Milano... Diciamo Milano vah, che non voglio dar spazio alla mia anima nordista. Siamo in taxi, dicevo, a parlare del più e del meno: il più sono io il meno è la D'urso, tanto per capire. Ad un certo punto scivoliamo drasticamente, non so come, non so perché, a parlare di educazione e rispetto. Dopo alcuni ragionamenti più o meno decenti interviene il taxista: "Oggi ho letto sul giornale che un signore di Madrid è stato reintegrato al lavoro, dopo essere stato licenziato per aver detto al suo capo "figlio di puttana" perché il giudice ha ritenuto che l'espressione fosse stata detta in un momento di rabbia. Vi rendete conto? A me se uno mi dice "Figghio di puttana" lo ammazzo. Che c'entra mia madre? Un conto sono i fatti lavorativi, un altro quelli privati. Tu, mia madre e tutta la mia famigghia non la devi nominare. Hai capito? Quelli sono fatti miei non c'entrano con il lavoro. Ma stiamo schezzando? Mia madre può essere una puttana ma mica me lo devi dire tu. Ma dove minghia andremo a finire?" E a quel punto, silenzioso e piccolo ho pensato: "Ce lo leveremo dai coglioni solo per morte naturale...Lo so... Fozza Italia. Nano nano. (Nella foto il cast di Soul Kitchen)

martedì, settembre 15, 2009

Le Corbu nella casetta

Mi chiedo come mai noi italiani non ci auguriamo che arrivi un bel terremoto su tutta la pensisola. Così ci danno una bella casetta prefabbricata con fiori sul balconcino annessi, jacuzzi nel bagno e che ne so due sedie della Kartell e un divano di Cassina. Se capitasse, il terremoto dico, io vorrei anche scegliere che ne so du armadietti di Zaha Hadid, du mensole di Ros Lovegrove e du letti di Cassina. Così, tanto per essere fashion and design. Tra un po' qui sarà tutto una consegna: in tv vedremo lui che apre le porte ai terremotati, sui giornali lui che lucida il salone (perché queste case avranno sicuramente un salone), su certi siti internet lui che grida al centotrentamilonesimo miracolo del suo governo. Ce sembrerà de vivere in un gigantesco camping, con tutte sti bungalow. Che probabilmente sarà sempre lo stesso, visto da diversi angoli e con diverse facce. Del tipo: "Per il Tg1 ad inaugurare la casa c'è la famiglia Morgante. Per StudioAperto ci sono i Ficorilli, che il cognome tira. Per il Tg5 tocca ai Di Bernardino. Cambiate anche il divano va, così da casa non se ne accorgono". Cose di questo genere. Che meraviglia. Io nel frattempo spero in Richter e impacchetto le quattro cose stracce che ho. Sia mai che con la chaise longue di Le Corbu sicuramente fornita insieme con la casetta post sisma, stiano da Dio. Nano nano

venerdì, settembre 04, 2009

Nel dubbio mi ossigeno

Megan Fox dichiara che è ha paura di finire schizofrenica, come Marylin Monroe. Quando l'ho letto ho pensato subito a Megan Gale, quella della Vodafone. Per me l'unica Megan è lei. Il restopaccottiglia di periferia. Insomma, sta Fox (immagino non parente dell'astrologo, o astrologa che non l'ho ancora capito?) se agita perché teme de fà la fine della bionda ossigenata per eccellenza. La cosa mi ha incuriosito perché proprio in questi giorni alterno fasi down, up, bi e polari, bianche, nere passando da un'ilarità fastidiosa ad una depressione sfinente senza soluzione di continuità. Così. Mi basta un nulla per cambiare umore. Come per esempio ora. A metà post mi è già cambiata l'ispirazione e vorrei spararmi una cannonata. E siamo alle 13.22 di un venerdì qualunque. Non so se optare per un regolatore di umore oppure per una tinta platinata. Mah. Nel dubbio sprofondo, tanto fra un po' tornerò a volare. Nano nano

venerdì, agosto 28, 2009

Mai detto

Ho deciso che da oggi io querelo e smentisco chiunque. A cominciare dal Comune di Milano che sulla mia carte d'identità ha scritto 1967. Perdonatemi, ma del 1967 non ho nulla. Neppure una ruga. Poi passerei a querelare R.T.I. il mio datore di lavoro, perché mi trattiene troppi soldi e la cosa mi irrita se penso alla maggioranza dei baristi, per esempio, che dichiarano si e no 6 mila euro all'anno, l'incasso di poco più di un giorno. Ecco, potrei querelare anche loro ogni volta che mi chiedono 8 euro per un rancido e orrido aperitivo. Dovemmo farlo tutti, non sarebbe male. Per quanto riguarda le smentite comincerei da qui: Penaepanico non so cosa sia e tutto quello che si legge non l'ho mai scritto. Così, per allenarmi un po'. 1982? Mai conosciuto. San Francisco? Una città di finocchi, mai stato. Sydney? Che orrore, tanta brutta gente parenti di ex galeotti inglesi, mai stato. Poi, passerei alle considerazioni di lavoro: Paola Perego? Mai detto che non si può reggere. Lorena Bianchetti? E chi è? Mai parlato di lei. Il Grande Fratello? Ogni edizione è sempre più geniale, mai lontanamente creduto il contrario. Mediaset? Un gruppo meravigliso. A questo punto passerei agli affetti. Mai pensato che la famiglia sia più perigliosa di una camminata su un sentiero di montagna ghiacciato che costeggia un burrone percorso con un paio di zoccoli ai piedi e che le madri sono l'unico vero e insistente danno permanente dell'umanità intera. Mai detto. Poi, mi occuperei degli amori. Qui semplicemente prenderei le distanze esclusivamente dai miei "ti amo". Ecco, smentirei tutti i "ti amo" che ho detto. Tutti. Anche perché tanto li ho sussurrati quasi totalmente alla stessa persona. Ma sarebbe facile capire che la mia smentita è una bugia. Perché se davvero non avessi detto così tante volte "ti amo", forse non li avrei esauriti. Almeno qualcuno me ne sarebbe rimasto. Mentre invece, mi sa, che non ne ho proprio più. "Ti amo", "Scusa?". Ma va bene così. Anche perché tanto smentisco di aver smentito che avrei smentito, che smentirei se smentissi. Per cui, passiamo oltre. Nano nano.


(nella foto, Craig. Mai detto che me lo tromberei ad occhi chiusi, mai)

mercoledì, agosto 19, 2009

Silvio è in casa? No, c'è Brandon


Che ridere. Leggo su Chi, il nuovo newmagazine politico del gruppo Mondadori: "Se qualcuno si aspetta una Dynasty tutta italiana, deponga pure l'ascia di guerra. L'atmosfera che si respira da queste parti è di grande serenità". Così Alfonso Signorini racconta la famiglia Berlusconi (riunita in Sardegna) prima di intervistare il premier. Io non sarei arrivato a tanto neppure sotto le ruote di un furgone che trasporta Lexotan. Eppure non è giusto. Così mi sono sforzato. Tanto.

"Silvio è davvero un grande. Un uomo capace di non dormire, di fare poche vacanze per pensare davvero a come rendere sempre migliore il suo paese. Uno che ogni tanto si concede qualche festa, ma giusto per rilassarsi: ad una certa ora lui va a letto e quello che accade mica lo può controllare. E' talmente generoso che mette a disposizione case, magioni e ville per il divertimento dei suoi amici. E' un uomo che sa soffrire (il divorzio dall'amata seconda moglie) ma che non lo dà a vedere per non rattristare chi confida in lui. Silvio è così: un caterpillar che non si ferma, che passa dalla quinta alla prima, se è il caso, ma che non molla mai l'acceleratore. Un enzima delle buone azioni, pronto a catalizzare tutto quello che di bene ci può essere per il popolo. Silvio non si arrende e non si fa intimorire neppure di fronte alle bugie della stampa di tutto il mondo che lo vuole far fuori. A quella stampa brutta sporca e cattiva lui risponde con la sua educata, sensata e sorridente. Lui crede solo a se stesso, non agli altri, perché lui si è fatto da solo e ha un istinto geniale che lo porta sempre un po' più in là. Silvio è così. Un grande tra i piccoli che vorrebbero essere come lui. E lui lascia a questi piccoli l'illusione di assomigliargli. Ma solo un po'. Silvio è generoso e contro natura, perché se quella dell'uomo è cattiva la sua è esattamente il contrario: prodiga di amore e consigli da dispensare agli altri come fossero sapone nei cessi degli Autogrill. E tutto quello che è lui lo è anche la sua famiglia. Ma quale Dynasty. Se proprio proprio siamo dalle parti del Mulino Bianco. "Drinnnn. Scusi, Silvio è in casa?" "Certo che c'è... dove c'è Silvio c'è casa". Stop, che fatica. Nano nano
(nella foto Brandon Beemer, quello che vorrei trovare in casa io al posto di Silvio)

venerdì, luglio 31, 2009

La terra e il Cielo

Vorrei che Napoli e tutta la Campania camorrista e canterina diventassero una spianata di cemeneto. Vorrei che tutti quelli che erano in spiaggia a Mappatella beach, indifferenti al morto sotto l'ombrellone, fossero vittime di metastasi notturne e fulminati. Vorrei che i passanti della fermata della metro Montesanto, dove qualche mese fa è morto tra le disperate e vane grida di aiuto della compagna un romeno colpito per sbaglio in un agguato, perdessero di colpo i loro polmoni. Vorrei che quel sud avulso da ogni etica fosse divorato dalla terra che, ahimè da troppi anni se ne sta sonnacchiosa dentro il Vesuvio. Vorrei che quella banda di crimanali venduta all'omertà d'improvviso venisse umiliata dalla propria ignoranza. Vorrei che tutti quelli che vivono dei loro voti (padre Pio compreso) perdessero di colpo tutto: denaro, affetti, sicurezze, amori. E anche qualche televisione, magari. Vorrei che quella devastata zona di anime diventasse un gigantesco pargheggio per l'Italia tutta: "Ndo vai? A Roma, ma aspetta che vedo se c'è posto a Napoli, lascio lì la macchina e ce se vede al Colosseo". Vorrei che le scuse, ormai consumate non uscissero più da nessuna delle loro bocche. Non c'è più tempo per le scuse: quando la morte lascia indifferenti vuol dire che si è arrivati ad un punto di non ritorno. Ecco, vorrei che su quel punto si facesse razzia. Ognuno a modo suo. Purchè di razzia si tratti. Nano nano
(Nella foto il brasiliano campione dinuoto Cesar Cielo Filho)



giovedì, luglio 16, 2009

Che fortunato che sono


...Pensavo...ma ora che finalmente sono diventato scuro, o meglio, ho smesso di essere rosso e sono abbronzato, la cassiera della Standa così mi dirà: "Come va la cancrena?", oppure, "Problemi di fegato?", o cose di questo genere. Lo so, è per questo in fondo che ho il frigorifero vuoto. La temo, in silenzio ma la temo. E' giovedì 15, sono sveglio dalle sei del mattino e ieri ho intervistato Cristina Del Basso che ha due tette che visto dall'alto sembrano due mappamondi. Ha fatto un calendario. Io dopo essere stato con lei per 20 minuti avrei voluto essere fatto. E basta. Per non ricordare, almeno. Certo, quando diventerà ministro della cultura al posto di Bondi potrò dire: "L'ho conosciuta, un genio". Che fortunato che sono... Nano nano
(nella foto la Carrà mentre distribuisce i milioni della Lotteria)

lunedì, luglio 06, 2009

Dall'altra sponda

Ci vuole un po' di fantasia, perché la situazione è un po' difficile da descrivere, ma ci provo. Ticino. Domenica pomeriggio siamo io e Lui. E' la prima volta che ci vado. Non ci sono mai stato nonostante viva a Milano da ormai più di 20 anni. Si prende il sole lungo e nel greto del fiume. A seconda di quanta acqua carica. Però non essendoci mai stato non lo so, di fatto, com'è la situazione in genere. So come lo era domenica 5 luglio. Arriviamo in automobile. Ovviamente non ci piace e non ci interessa la zona piena di gente. No, noi due vogliamo andare a finire dove c'è poca umanità, dove il fiume è bello, dove la natura è incontaminata, dove si può prendere il sole nudi, dove non ci sono zanzare. Praticamente in un altro posto. Ma non ci arrendiamo. Arriviamo in automobile. Parcheggiamo. Siamo finiti in una budello del fiume molto stretto, abbastanza profondo con poche persone tutte sulla stessa sponda incastrate tra la ghiaia, a prendere sole, spalmarsi creme, guardare due imbecilli che guadano il rigagnolo come fosse il Mississippi, pronti ad immergersi nella nota selva del Ticino. Due poveretti, insomma. Ma ce la facciamo: attraversiamo il rigagnolo (un'operazione di 10 secondi, forse meno) e ci perdiamo nella nostra natura a cambiare posto almeno tre volte, orizzonti, luci, colori. Poi, dopo un paio di orette torniamo al solito punto: siamo dall'altra parte del fiumiciattolo, la gente nel frattempo è aumentata, noi siamo accaldati, rossi e traballanti in bilico tra la ghiaia scoscesa e l'acqua, timorosi di perdere l'equilibrio. Siamo in costume, il mio è giallo, e ho la salvietta a modi pareo. Lui ha la borsa strapiena di giornali, creme, pesche, acqua a tracolla, una maglietta e un costume color ciclamino piccolo e stretto come il mio. Di colpo mi rendo conto di essere in trappola. Io e lui siamo in pasto alle retine della folla dall'altra parte della sponda pronta a mangiare con lo sguardo qualsiasi cosa le passi davanti, anche Renato e Albin in versione padana. Abbiamo tutti i loro occhi addosso. I costumi diventano ancora più piccoli, noi eterei e delicati come due petali di rosa caduti in una stalla. Non abbiamo alternativa, lì con le nostre movenze  caracollanti e la nostra abbronzatura integrale non c'è scampo. Si può solo resistere, resistere e resistere. Per non sprofondare nel ridicolo. Di colpo prendo in mano la situazione, mi faccio dare la borsa, me la metto in testa e attraverso il rigagnolo come Indiana Jones in una delle sue tante ricerche. Arrivo dall'altra parte, con la fronte grondante di mascolinità e testosterone. Mi giro e vedo lui con i mie ray ban bianchi che mentre si mette la maglietta intorno alla fronte, modi fascia da aerobica di Jane Fonda, timidamente si immerge nella pozza per attraversarla. Lamentandosi ad alta voce di quanto sia fredda l'acqua. E di colpo, in quel preciso istante che mi giunge nell'orecchio il suo lamento,  so che nei posti di lavoro dei nostri vicini (anche solo se per poco tempo) di sponda, per qualche giorno a venire si parlerà di noi. Ne sono certo. Nano nano

mercoledì, luglio 01, 2009

Michael e Kakà

Non so perché ma quando ho visto il servizio su Telecinco dell'arrivo a Madrid di Kakà ho pensato a Michael Jackson, alla musica, al calcio, ai paesi cattolici e a quelli che lo sono meno. Le mie sinapsi fumavano. Per poco, grazie a Dio. La notizia è semplice semplice: allo stadio Bernabeu di Madrid sono arrivate 40 mila tifosi del Real per salutare il calciatore brasiliano. A Los Angeles (e in tutto il mondo) migliaia di persone si sono riunite per ricordare il loro idolo. Ovvio, lì' nello stadio dei mondiali '82 c'era un arrivo, nella città degli angeli una partenza, azioni che comportano diversi umori. Va da sé. Per questo il mio umore era tutto per Michael e per i suoi fans lacrimanti e disperati, mentre gli sguaiati madrileni mi facevano pena: lì che si sgolavano al microfono come bestie assetate di sacrifici, illusi che il loro eroe possa in futuro, tamponare vuoti e paure e portare la felicità eterna. Ma è impossibile: il loro asso a volte c'è a volte no, a volte fa goal a altre no, può far vincere ma anche perdere. E' in bilico, insomma. La musica di Michael no, quella c'è sempre. Basta accendere l'I pod, collegarsi a Youtube, mettere un cd nel computer, nel lettore o dove sia. La musica non tradisce. L'emozioni la riconoscono. Ecco la differenze tra i fans di Michael e di Kakà. Io che sono snob aggiungo: ecco la differenza tra il cuore e la desolazione, tra l'amore e qualcosa che ha a che fare, quasi sempre, con le proprie brutte frustrazioni. Nano nano

giovedì, giugno 25, 2009

Pressione alta

Non devo più dare confidenza a nessuno. Lo so. A cominciare dalle cassiere del mio supermercato. Devo bandirle dalla mia rotta per evitare derive poco gradite. Dopo una settimana al mare, torno e mi scapicollo a fare la spesa sotto casa. Sono palesemente abbronzato, magari non nerissimo, ma comunque abbronzato. Scendo, metto nel carrello quattro carabattolate alimentari, arrivo alla cassa. La ragazzina dai capelli neri e dagli occhi chiari mi sorride e mi dice: "Come stai?". Io baldanzoso rispondo: "Bene, grazie. Sono appena tornato da una settimana di mare". E lei: "Che bello". Io: "Scusa, ma non si vede dall'abbronzatura?". Lei: "No. Tu sei sempre un po' rosso in viso. Ma soffri di pressione alta?". Muto e con lo sguardo altrove mi sono ritirato nei miei appartamenti sognando uno sfigmomanometro. Nano nano

martedì, giugno 16, 2009

Pensiero fisso

Sto guardando Opercion triunfo, il programma cult di Telecinco (sì, qui a Mediaseeeeeeet, si vede Telecinco) condotto da Jesus Vazquez. Niente, su Canale 5, tanto per capire Amici live da Torino. Più o meno la stessa cosa. Ma non è questo che mi ha catturato l'attenzione. Quello che mi ha rapito sono le sopracciglia di tale Elias, concorrente del programma spagnolo. Non ho mai visto una cosa così orrenda. Lui canta e ha un appeal direttamente proporzionale ai peli rimasti attaccati sopra gli occhi: minimo. Ma si agita e gesticola come se il fascino lo investisse dal cielo. Mah. Mi chiedo: "Anche le sopracciglia pinzettate fanno parte dramma della globalizzazione?" Domani, in spiaggia, sarà il mio pensiero fisso. Lo prometto. Nanos nanos.
(nella foto. Elias)

martedì, giugno 09, 2009

Io sono Scarlett e viva Noemi

Mi è bastata un chiacchiera telefonica per decidere di andare a votare. Mi è bastato sapere che il mio direttore votasse per andarci anche io e, in un certo senso, annullare il suo voto. Mi è bastato quello per scapicollarmi,  tessera elettorale e carta d'identità  in mano, nella scuola vicino a casa mia, per l'occasione diventata seggio elettorale. Mi è bastato quello per capire che a volte basta solo frenare, fermare, placcare, bloccare, per partecipare. Non solo vincere. Io ho placcato lui, lo so per certo. E mi basta per dire che ho fatto il mio dovere. Non andando a votare, quello è un dovere vetusto in una democrazia così povera come la nostra,  ma fermando l'avanzata degli avvilenti. Ora mi sento Scarlett, che urla al (via col) vento "Domani è un altro giorno". Viva l'Italia, viva la Repubblica (intesa come quotidiano), viva Noemi. Nano nano (ma sì, con tacco 15, questa volta)

sabato, giugno 06, 2009

Io sono Rhett e viva l'Italia

No, non ci siamo. Ho deciso che non andrò a votare. Lo so, posso ancora cambiare idea. Ma mi sono sfracellato i coglioni di clown nani e catto-comunisti dal ciuffo tinto. Odio il circo, odio la chiesa. Da qualche anno sono riusciti anche a farmi odiare anche le minoranze (intese come politiche). Non voto. Credo che sia la prima volta. Mi dispiace.  Tanto. E lo faccio con l'ansia di chi non riesce a capire il perché gli italiani sono così disperati da credere a quello che dice una vecchia checca liftingata, toupettata, taccata e inceronata. Lo faccio con l'ansia di chi ha sempre vissuto il voto come una forza e un caposaldo della democrazia. Ma ora, mi sembra di capire non è più così. E per questo non vado a votare. Perché non c'è più nessuna forza in quella croce, in quella scelta, in quella opzione. Non c'è anima in quelle fottute cabine elettorali. Non c'è più democrazia in questo passivo sonnecchiamento. E quindi, come dice Rhett se l'Italia va alla deriva, "francamente me ne infischio". Vediamo se facendo così faccio pace con i miei connazionali. E' un atto egoistico il mio, lo so. Sono pusillanime misero e meschino come Crash ed Eddie i due opossum dell'Era glaciale. Appunto. Finalmente mi sento un vero italiano. Viva l'Italia. Nano nano (ma senza tacchi, cerone, lifting e toupet)

lunedì, maggio 25, 2009

Senza criniera

"Vivono in Patagonia a alle Malvine ma, per trovare cibo, si devono spingere spesso fino al Brasile. Da dove non riescono più a tornare. Così rischiano di estinguersi. Colpa del riscaldamento globale, della pesca o di cos'altro?"Leggo sul Venerdì di repubblica. Generalmente gli animali mi stanno indifferenti tanto quanto il pensiero del papa. Per capirci. Pochi di loro attirano la mia attenzione e la mia tenerezza. I pinguini, sono tra questi. Li amo, e non ho mai capito il perché. Li trovo naif e buffi. Forse per il fatto che camminino su due zampe mi ricordano gli umani, però in versione muta. Cosa che li rende fantastici, appunto. Va beh... amen. I pinguini, dicevo. Sì questi che perdono la strada e che non sanno più tornare mi ricordano me. E mi vedo in Brasile disperato che non so da che parte girarmi, solo, che chiedo aiuto e nessuno mi sente. Io, il pinguino Alberto. Per l'occasione senza criniera. Che meraviglia. Nano nano

giovedì, maggio 21, 2009

Ridere Zero (non RenatO)

Non vorrei sembrare supponente. Spesso lo sono, ma ora, davvero non voglio. Non vorrei sembrare presuntuoso. Spesso lo faccio, ma ora, davvero non voglio. Non vorrei sembrare spocchioso, spesso mi piace esserlo, ma ora, davvero non voglio. La domanda, per altro mi sa già esposta più di una volta qui,  è questa: "Quanto sono antipatici e privi di umorismo i milanesi? Quanto poco sanno far ridere i medeghini? Quanto cagare fanno le loro battute?". Poi penso: "Forse è il mio di umorismo così ad alto livello che per forza di cose il loro lo trovo orrido". Ma non basta per chetare il mio malumore. E allora aggiungo: "Beh, lavorando nella più grande impresa di intrattenimento d'Europa, cosa ti vuoi aspettare dalla gente che incontri? Pochi sorrisi, ovvio, perché quelli li sbattono tutti dentro nei ridanciani palinsesti, mica per altro" Però, non riesco a convincermi, anche perché lo stesso livello lo incontro quando passeggio nel centrissimo della cittadissima.  Ma sì, dai è un discorso di spazio, cibo e terminologia, in fondo. Se cresci un 35 metri quadrati come puoi avere umorismo? Se vivi mangiando porcate da rosticceria e bancone "Cose fresche Esselunga",  come cazzo fai a crescere ironico? Se uscire a mangiare la pizza in compagnia lo chiami "pizzata", una merenda con la nutella  "nutellata",  un aperitivo a 8 euro "Happy hour", un monolocale loft e un lavoro di coordinamento semplice semplice "project manager", ndo vai? Al massimo a Cologno Monzese. Con il dramma che lì, se sei così, fai anche carriera... Ma davvero, non vorrei sembrare supponente, spocchioso e presuntuoso. Non vorrei... Nano nano
(nella foto, David Gandy, lui non so se fa ridere, ma va bene lo stesso)

martedì, maggio 12, 2009

I love Bülent Ersoy

Tempo fa in una mia permanenza a Istanbul ho scoperto l'esistenza di Zeki Muren (1931-1996), divo amatissimo in Turchia che a Malgioglio glie fa un baffo (depilato). Tanto per capirci. Ora scopro e me ne innamoro istantaneamente, anche Bülent Ersoy, classe 1952 (precisamente 9 giugno....). Lei è la diva più amata nel Paese, almeno dal 1981 quando ha cambiato sesso passando da attore ad attrice. Ora fa la cantante, la showgirl, la divina. Fa di tutto. Nel 2007 si sposa con Armağan Uzun divo del talent show Popstar Alaturka, per poi separasi a gennaio del 2008. A separarli, deduco, più di un paio di decenni. Lei è stupenda: gonfia di botox e di ricordi, nelle foto appare a volte con la pelle scura a volte con la pelle chiara. Ma non è importante. Ora è ufficilmente entrata nel gruppo delle mia carrette musicali quelle che, probabilmente se raggiungessero Lampedusa via mare, verrebbero respinte. Ma non da me che ho un cuore immenso. No? La Turchia mi fa impazzire. Da quando ci sono stato, da quando ho letto Neve di Orhan Pamuk, da quando scopro queste magnifiche contraddizioni. Nano Nano

sabato, maggio 09, 2009

Dell'ex sig.ra Borg che si dice?

Tempo fa mi sono svegliato e mi sono detto: il rock mi fa cagare. Poi, giorni fa ho cambiato idea. Magari domani torno sulle mie posizioni. Quali? Non so.  Su alcune cose ho molti dubbi, su altre poche certezze. Ma ve bene così. In fondo basta trovare un equilibrio tra te e l'umore dell'ora per stare meglio. Ieri alla Rinascente mi presentano una signora svedese dicendole: "E' lui quello che vuole andare e fare tendine a Stoccolma". Lei mi guarda e dice sorridendo: "La Svezia sta vivendo un brutto momento. E' difficile trovare lavoro". Ma mentre parla la mia mente è già proiettata su altre domande da farle. Del tipo: "Ma scusi dell'ex signora Borg che si dice?" Ma non l'ho fatto.  E ancora mi chiedo il perché. Nano nano

sabato, maggio 02, 2009

Il povero imbecille

Mi sfugge un ennesimo concetto: Alessio Boni dalla Bignardi all'Era glaciale dice: "Ho avuto un'infanzia tranquilla sul lago d'Iseo. Ho vissuto in un piccolo paese (Villongo, ndr) dove praticamente si girava scalzi ci si arrampicava sugli alberi con delle corde etc etc etc". Ok. Anche io sono cresciuto sul lago d'Iseo, e anche io ho la stessa età di Boni (a dire il vero un anno in meno), anche il mio paese era piccolo e anche io ho avuto un'infanzia tranquilla. Lo stesso però non ho mai girato scalzo (e non ricordo nessuno in giro scalzo neppure sotto il solleone) e non mi sono mai arrampicato sugli alberi con delle corde come un povero coglione. Di più: se lo fecevo erano madonne. Da qui medito e penso: o il mio lago d'Iseo è su un alto parallelo o Boni è un povero imbecille. Senza pensarci più di tanto opto naturalmente per la seconda ipotesi. Nano nano

venerdì, maggio 01, 2009

X-Albert

Oggi ho questo in testa: " Non c’è più niente niente niente che mi leghi a te, mi sento un vuoto da disperdere toccare il fondo per capire che è un nuovo giorno senza te". Settimana scorsa avevo: "Io vorrei per te, un prato con le stelle e restare lì, pelle contro pelle, fino alla mattina insieme, aspettiamo il sole gli altri col caffè noi andiamo a letto. Io vorrei per me una città diversa, di gente che sorride e gira in bicicletta mi sento come se vivessi per la prima volta, il bello è che la gente non lo sa".Tre giorni fa invece: "Io vivrò nel tuo nomaledetto no improvviso no che fa male so che mai più mi troverai la tua pietà non chiederò. Sei una promessa mancata, sei una certezza tradita". Quando mi presentano qualcuno mi viene voglia di dire: "Tu sì, ma fra tre mesi", oppure, "Mi dispiace ma è 'no'". Chiamatemi X -Albert. Nano nano

venerdì, aprile 17, 2009

Lo amo. Ma anche lei...

Credo di amarlo. Ho deciso. La sua terra in fondo è un po' la mia. La sua voce in fondo è un po' graffiata come la sua, quella della mia (a fasi alterne) preferita. I suoi occhi tristi, furbi e un po' blasé sono un po' quelli che piacciono a me. La sua età è un po' quella di mio nipote (più o meno). Quindi, gli ingredienti perché io mi possa innamorare di Jury ci sono tutti. E lasciamo allora "che ammmmore sia". Lei, invece, non so chi sia, non l'ho mai vista, mai sentita nominare, mai pensato alla sua esistenza. Fino ad oggi. Questo il fatto: "E' fuggita da casa, dove era agli arresti domiciliari, perchè non ne poteva più di stare con la famiglia, ha raggiunto la caserma dei carabinieri di Montesilvano (Pescara) e ha chiesto esplicitamente di essere arrestata e rinchiusa in carcere". Ora amo un po' anche lei. Santa subito. Santa subito. E per sempre. Nano nano

venerdì, aprile 10, 2009

Circ...us.

Abbattetemi definitivamente. Lo ridico. L'ho ridetto. Sono un poverino. Sono al lavoro. Parlo con una mia collega del reportage de Il Giornale sulle storie di vita dei morti in Abruzzo. Poi parliamo del terremoto. Stiamo ragionando sull'area colpita che in fondo è molto ridotta rispetto ad altre catastrofi simili avvenute in Italia. Io dico: "In effetti l'area è cinconcisa". Non arrivo a "circonc..." che mi accorgo che qualcosa non va. Ma lo stesso aggiungo "...isa". Il collega (per altro lo stesso di aut aut) mi guarda e dice: "Circoscritta, coglione". Io rido. So che è colpa mia. Solo e assolutamente colpa mia. E di mia sorella "nell'arte e nella vita". A forza di dire "tanto di cappella" al posto di "cappello", "circonciso" al posto di qualsiasi cosa inizi con "circo", appunto, e nefandezze simili, è il minimo che può accadere. Fatemi fuori. Insisto. La storia vi assolverà. Nano nano

giovedì, aprile 02, 2009

Dom-2 per tutti

Leggo sul Corriere della sera, il quotidiano milanese da 15 anni diretto alternativamente da De Bortoli e Mieli, che in Russia c'è Dom-2 una versone del Gf che dura da cinque anni. I concorrenti possono uscire dalla Casa, ma sempre seguiti dalle telecamere, alcuni si sono sposati, ci vive anche una famiglia e la conduttrice, tale Ksenia Sobchack, è una sorta di Paris Hilton colbaccata. E io che in questi ultimi giorni (più o meno 15 mila anni, bisestili compresi) mi sento vuoto come l'ereditiera, brindo all'idea che una poveretta con la zazzera platinata, l'occhio azzurro e lo sguardo intenso come una Barbie (ma di quelle con gli occhi stampati male) sia la reginetta catodica più amata dagli ex comunisti. A parte che il pezzo è scritto con il culo, trovo delizioso questo reality portato al parossismo, conduttrice inclusa. Se reality deve essere, che sia infinito. Un po' come Sentieri che dura da 72 anni, (ora è stata annunciata la fine). Rimanete per sempre nella Casa. Chissenefotte di voi. Anzi una proposta al G20. Perché non diventa un reality anche quello? Sì, in stile Dom-2. Così almeno ce spazziamo via 20 imbecilli tutti di un colpo. Il negretto compreso. Riassumo la mia proposta: Grandi Fratelli a go go che durino dai 5 anni in su. Con una clausola: "Chi entra non esce più". Da scrivere piccola piccola, come fanno le assicurazioni, però. Nano Nano.
(Nella foto, Ksenia Sobchack)

martedì, marzo 24, 2009

I glutei di Larsson

Lo dico? Ok lo dico. Uomini che odiano le donne è una cagata pazzesca. L'ho detto. All'inizio mi sembrava carino. Poi, è diventato una minchiata senza senso. Mi mancano ancora una cinquantina di pagine, ma non credo che mi faranno cambiare idea. Scritto bene. Ma che c'entra? Anche il catalogo dell'Ikea è scritto bene, ma mica per questo è diventato un best seller. La descrizione della vita in redazione è più ridicola della sceneggiatura di Giornalisti la fiction flop di Mediaset di una decina d'anni fa. Il dramma è che il protagonista fa il giornalista. E come dire: "non male The Millionaire, però, certo l'ambientazione in India non è per niente azzeccata". Quest'anno è la seconda delusione che prendo. La prima è stato quello slavato di Paolo Giordano e i suoi numeri primi. Che è un altro orrore. Una somma di pseudo banalità uscita male. I numeri glieli vorrei vedere stampati sul petto, nel braccio della morte. Metaforicamente parlando ovviamente. Bene. Me so sfogato. Ora torno alle mie frustrazioni. Ovviamente non vedo l'ora di finire il libro. Me serve per fare i glutei. Nano Nano

sabato, marzo 21, 2009

Donna Julia

Julia Roberts a Io donna dice che "dalla vita ha sempre avuto tutto" e spiega "come fare". Io dalla vita in questo momento ho solo strane pieghe di uno strano tessuto adiposo e vorrei tanto che qualcuno mi spiegasse come toglierle. Di più. Vorrei che fosse Julia Roberts stessa a spiegarmelo. E poi già che c'è che mi dicesse anche perchè Io donna (l'inserto del Corriere della sera) fa così cagare. Caso mai sapesse cos'è. Oggi che è domenica e sono le 19.56 e sono ancora al lavoro vorrei tanto aver fatto nella vita il dimostratore di attrezzi ginnici per Mediashopping: lì tutto il giorno a fare addominali e glutei, sorridere alle telecamere e sognare di diventare un giorno, che ne so: una tartaruga Ninja o Fiorello. Qualcosa del genere. Sarebbe così rilassante... Oppure farei Julia Robert che dispensa consigli. Però sottovoce e a chi dico io. Oggi gira così. Nano nano

martedì, marzo 10, 2009

Mork e Milly

A Sanremo c'è da ghignare sempre. Anche quando il festival è finito da mo'. Sono lì per il Premio della Tv. Gli ex Oscar. Mi sa. tre orette prima della diretta serale incontro Milly Carlucci sul palco dell'Ariston che sta salutando maestranze varie e signore cotonate che si vogliono fare fotografare con lei. Io indosso jeans, un giubbotto di pelle, un cappellino e i Ray-Ban. Ho lavorato con lei tempo fa, ci conosciamo. Le passo vicino, le tocco una spalla e le dico: "Milly, Alberto come stai?". Lei mi guarda un secondo un po' così poi dice: "Alberto, scusami non ti avevo riconosciuto". "Beh, in effetti", dico io, "ho un look un po' da 15enne". E lei, stupenda più che mai risponde: "Sì, proprio da 15enne, ma che bel 15enne, proprio un bel 15enne". Scandendo il concetto parola per parola. Come posso non amarla? Nano nano

lunedì, marzo 02, 2009

Io Marcello, tu Sophia

Due volte in un giorno mi sembra meritevole di racconto. Prima volta. Ho la schiena bloccata il mio medico mi ha dato delle punture. La prima ma l'ha fatta lui, per la seconda sono stato nel Centro Medico di Mediaseeeeeeeettttttttt e me la sono fatta fare dall'infermiera. Lei: "Sa che queste punture bruciano vero?". Io con la chiappa al vento (stoicamente faccio le punture in piedi e non sdraiato): "Lo so, ma l'ha già fatta ieri il dottore". Lei non paga: "E poi, questi antidolorifici hanno più ml degli altri". Io: “Cioè che c'è più liquido?". Lei: "Esattamente". Io: “Quindi bruceranno di più". "Lei con voce goduriosa: "Bravo". Poi il colpo finale: "Ma sua moglie non le sa fare le punture?".
Arrivo al lavoro. Mi siedo. Dopo poco mi chiama l’Alitalia. Ho prenotato un viaggio con mia sorella nell'arte e nella vita. La tipa dell’Alitalia mi dice: "Signora Sorella nell'arte e nella vita?" Io. "No, ma dica a me". Lei: "La carta di credito non può essere utilizzata e quindi non mi prende la prenotazione". Io: "Ok, mi sembra strano l'ho usata ieri e funzionava. Comunque nessun problema". Su messanger scrivo a mia sorella nell'arte e nella vita: "Hai li la carta di credito?". Lei: "No. Arrivo alle 8 a casa però". A questo punto parlo con l'operatrice: "Non riesco a darle l'altra carta cosa posso fare". L'operatrice: "Beh, se neppure sua moglie può fornirmi un 'altra carta di credito, facciamo che la richiama alle bla bla bla". Moglie? E due. Ops, vuoi vedè che so anche poligamo... Nano nano

martedì, febbraio 24, 2009

Ciao nì

Non funziona così. Mi dico. Invece funziona così. E punto. Punto a basta. Il resto tematiche di cui si può anche fare a meno. Nonostante il mio mal di schiena, nonostante Joan Collins fosse alla serata degli Oscar e nonostante il mio nuovo tavolo circolare con base in fusione di alluminio e piani in cristallo extrachiaro temperato da 10mm (na bbomba), non funziona così. Porca eva, continua ad esserci qualcosa che non va in me. E non va bene. Non va per niente bene. Io la vita la faccio molto più semplice di quello che è, forse. Dovrebbe essere tutto molto più semplice, forse. Non vedo perchè tante menate quando tutto può pacatamente essere definito da un "sì" o da un "no". E poi su questo si può costruire un mondo. Un po' come se vivessimo perennemente in un casting di X fatcor: "Per me è sì", "Per me è no" e stop. Invece me sembra tutto un: "Tu no, ma forse se ci penso bene è un sì", "Tu sì, ma solo per tre giorni poi è no", "Tu no, da ora in poi. Fra tre ore è sì, ma poi diventa ancora no". Pufffffff. Io detesto il "nì". Almeno da quando Renato Zero mi è diventato prete. Probabilmente il mondo non la pensa come me. Il mondo è fatto di tanti, infiniti e traballanti "nì". In effetti siamo nel paese dei catto comunisti. Più "nì" di così. Ni-ni ni-ni

giovedì, febbraio 19, 2009

"Bla bla bla". Solo, però

Faccio un corso di teatro dove si fa improvvisazione, disciplina in cui faccio cagare. Ma questo non è il punto. So che è come dire: "Faccio il corso per diventare panettiere e in Impasto, farina, acqua e lievito, faccio cagare", ma non è questo il punto. Il punto, appunto, è che durante il riscaldamento seguiamo pedissequamente quello che ci dice l'insegnante. Del tipo: "Camminate, i vostri passi sono casuali, ora invece è come se il vostro corpo pesasse quintali. Ora state camminado sul ghiaccio, ora nel fango ora sulla Luna" e minchiate di questo genere. L'ultima cosa che dovevamo fare era "camminare arrabbiati, parlare da soli e poi sorridere e riflettere sull'accaduto sempre parlando da soli". Un brivido mi ha violentato la spina dorsale perché ho pensato: "Beh, è quello che faccio da una decina di anni: cammino, parlo da solo, rifletto, critico, mi incazzo, faccio commenti". Praticamente in quella sala di via Ampere non ho fatto altro che palesare la mia ordinaria e quotidiana condotta. Ma non è bello vedere gli altri che lo fanno per recitare e sapere che io invece lo faccio per abitudine. Qualcuno mi sega le corde vocali, così almeno muovo solo la bocca ed evito di spaventare i comminatori a me vicini che mi guardano (me ne sono accorto, eh) e mi sfuggono come se davanti a loro ci fosse Ivana Trump con i capelli bruciati e il silicone sciolto? Nano nano

sabato, febbraio 14, 2009

Silver Pigeon III

Io sono contro la caccia. Anche se gli uccelli non mi fanno impazzire, soprattutto l'upupa che ogni mattina alle 5 gorgheggia nel mio cortile. A dire la verità, ora che hanno tagliato un po' i rami delle due piante che fanno arredo, non la sento più. Boh... Le avranno segato le corde vocali per sbaglio... chissà. Dicevo... Io odio i cacciatori e la caccia, ma in questo caso avrei voluto tanto possedere un Silver Pigeon III Beretta e far fuori i due orridi piccioni che per tutto il 14 febbraio si sono posati sulla O di Google. Punto uno. Che cazzo ci fanno lì? Punto due. Quanto orridi sono? Punto tre. Ma San Valentino non si era ritirato? Nano nano

sabato, febbraio 07, 2009

Così... tanto per dire

Sono in palestra. Con lo stesso con cui post fa mi disse cose che non capivo e che continuo a non capire. Ora la situazione è un po' diversa. Io mi sono appena svegliato da una pennica pomeridiana durata due orette abbondanti. Non siamo più negli spogliatoi, ma siamo in sala. Lo saluto gentilmente. Mi dice: "Ma che fai sempre con la musica nelle orecchie, ti prepari per Sanremo?". "Sì mi verrebbe voglia di rispondergli con David Gandy". Invece sorrido. Butto lì un: "Come va?". In realtà vorrei buttarmi sul tapis roulant e concentrarmi sui glutei. "Mah, insomma", mi dice. "Ho mia madre che non sta bene si è rotta il femore. Ha 86 anni ma è ancora molto in gamba (quale, quella sana, mi chiedo?) e ora è un disastro". "Ma dai", faccio. "E dove vive?". E Lui: "Un po' ovunque, sai noi figli abbiamo case abbastanza grandi che possono ospiarla e lei passa il tempo un po' qua e un po' là". E io: "Certo, poi a quell'età e se sono sempre state bene, cominciano a deprimersi e finiscono in un vortice difficile da contenere". Lo stesso in cui vorrei essere io al posto di stare a parlare con lui. Poi, sorrido e commento: "Va beh, ci vediamo poi, vado a fare un po' di esercizi". Lui bofonchia un: "Ok, a dopo". A dopo? Ma a dopo quando che mi hai depresso in un nano secondo? La prossima volta, lo giuro, se mi chiede: "Come va?", gli rispondo: "Beh, insomma povera Eluana..."  Così tanto per dire... Nano nano 

lunedì, gennaio 26, 2009

Out aut

Sono al lavoro. Sto scrivendo: "D. è di fronte ad un out out...". Ma la cosa non mi convince. Chiedo a un mio collega: "Ho un vuoto di memoria: come si scrive aut aut?". E lui: "Aut aut". Io. "E' vero che è francese". Lui: "Latino, demente". Questo sono io in questo momento. Da prendere e tirare nel cesso. Va beh... Non sono i dubbi quelli che mi spaventano, ma i miei commenti. Passerà anche questo stato di pseudo presenza. E passerà anche questa mania di non frenare la parole onde evitare disastri. Venerdì sono stato ad una festa. Un mio stretto conoscente ha compiuto 27 anni. Mi ha invitato... in un bistrot (che notoriamente un termine tedesco) qui vicino a casa mia. Bistrot Giacomo o qualcosa del genere. A parte che la prima persona palesatasi davanti ai miei occhi assonnati è stato Edoardo Costa e io che di base sono un moralista, seppure in versione hardcore, mi sono chiesto: "Ma questo che fa in giro che c'è Striscia che lo cerca? " A parte lui, di cui chissenefotte, a metà serata ho fatto chiacchiera con una tipa veneta che lavora da qualche anno a Roma. Parlando del più e del meno mi ha detto che i romani non le stanno bene, che sono volgari, che l'ambiente è provinciale, che la gente è patacca, che sono poco interessanti, vestono male, non hanno gusto (etc. etc.) e che lei per stare più lontana possibile da quella città, appena può se ne va via. "Sai, durante l'estate non ho perso un'occasione per andarmene da Roma: Porto Cervo, Capri, Saint Tropez, Panarea, Cortina... lontano dai romani così burini...". E io che pensavo: effettivamente sai a Panarea quanta gente raffinata si incontra? La Giò, la Pat, la Ni, la Meli, la Cri... Per non parlare di Porto Cervo. Quello che ha più gusto gira con un doppiopetto dai bottoni d'oro e una bandana in testa. A volte vorrei l'eutanasia momentanea.  Per un'oretta o due. Non di più. Giusto per vedere gli angeli. Loro magari sparano meno minchiate. Nano nano (che è un po' come aut aut).

martedì, gennaio 20, 2009

Tanti lui

Siamo lì. Balliamo. Tutti e due. Io e lui. Lui alto e bello, io piccolo e indifeso. Ma non è vero. Lui alto e bello. Io piccolo e forte come Braccio di Ferro alle prese con i suoi spinaci. Tra noi pochi sguardi, poche parole, pochi abbracci. Non li cerchiamo più. Siamo stati un equivoco. Lo so. Bello, ma pur sempre un equivoco. Io, questa volta con un altro lui, bevo, gioco e mi muovo. Mi piace essere tornato lì, dopo tempo che non avevo più voglia. La musica è bella. La gente anche. Siamo tutti belli, per qualcosa o per altro in fondo. Si vede. Si respira. Si sente. Immobile vedo lui. Lo guardo, mi guarda, lo riguardo, mi sorride,  gli sorrido. Non ci conosciamo, non ci siamo mai visti. Poi, ci dimentichiamo: lui nella sua immobilità io in un altro gin tonic. Ognuno pensa ad altro. Io so a chi sto pensando. Vorrei fosse qui con me. Poi, di colpo ci ricordiamo di noi: io sto uscendo dal bagno, lui mi ferma. Ci parliamo, ridiamo, scherziamo, ci attacchiamo ad un altro gin tonic. Siamo lì. Balliamo, non siamo più in due, non siamo più in tre. Siamo in tanti. Tanti "lui" che si agitano per non stancarsi. Di noi. Paradossale. Nano nano.

venerdì, gennaio 16, 2009

Pena e panico permettendo

Lucia Annunziata litiga con Michele Santoro e lui dà fuori di matto in diretta tv. Lei sta buonina un secondo, poi di scatto si alza e saluta piccata. Me fanno morì. Due prepotenti che da quando si sono sganciati dai catto-comunisti li adoro. Mi piace vedere due istintivi alle prese ognuno con i propri fantasmi e con i propri nervi scoperti. Adoro queste scene in tv. Mi piacciono perchè così torno a pensare che di gente capace di difendere le proprie idee con altre idee ce n'è piena l'aria. Mi piacciono perchè così torno a pensare che intorno a un'idea si può ancora discutere. Mi piacciono perché volo nei miei mondi pieni di phatos, ethos e logos (non c'entano nulla Dolce & Gabbana, tranquillini). E una volta lì, nei miei mondi, mi faccio coccolare. Pena e panico permettendo... Nano nano

sabato, gennaio 10, 2009

Lo giuro

Come si chiama sta influenza de merda? Australiana? Se vede, forse perché te abbatterebbe anche un canguro. Ho dormito 36 ore di seguito e mi sono svegliato come se mi avessero menato per altrettanto tempo. Ora mi riprendo e poi sarò na bbomba. Pronta ad esplodere. Lo giuro (o "l'ho duro", come dicevano le reclute al giuramento?). Nano nano