venerdì, aprile 10, 2009

Circ...us.

Abbattetemi definitivamente. Lo ridico. L'ho ridetto. Sono un poverino. Sono al lavoro. Parlo con una mia collega del reportage de Il Giornale sulle storie di vita dei morti in Abruzzo. Poi parliamo del terremoto. Stiamo ragionando sull'area colpita che in fondo è molto ridotta rispetto ad altre catastrofi simili avvenute in Italia. Io dico: "In effetti l'area è cinconcisa". Non arrivo a "circonc..." che mi accorgo che qualcosa non va. Ma lo stesso aggiungo "...isa". Il collega (per altro lo stesso di aut aut) mi guarda e dice: "Circoscritta, coglione". Io rido. So che è colpa mia. Solo e assolutamente colpa mia. E di mia sorella "nell'arte e nella vita". A forza di dire "tanto di cappella" al posto di "cappello", "circonciso" al posto di qualsiasi cosa inizi con "circo", appunto, e nefandezze simili, è il minimo che può accadere. Fatemi fuori. Insisto. La storia vi assolverà. Nano nano

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