lunedì, luglio 06, 2009

Dall'altra sponda

Ci vuole un po' di fantasia, perché la situazione è un po' difficile da descrivere, ma ci provo. Ticino. Domenica pomeriggio siamo io e Lui. E' la prima volta che ci vado. Non ci sono mai stato nonostante viva a Milano da ormai più di 20 anni. Si prende il sole lungo e nel greto del fiume. A seconda di quanta acqua carica. Però non essendoci mai stato non lo so, di fatto, com'è la situazione in genere. So come lo era domenica 5 luglio. Arriviamo in automobile. Ovviamente non ci piace e non ci interessa la zona piena di gente. No, noi due vogliamo andare a finire dove c'è poca umanità, dove il fiume è bello, dove la natura è incontaminata, dove si può prendere il sole nudi, dove non ci sono zanzare. Praticamente in un altro posto. Ma non ci arrendiamo. Arriviamo in automobile. Parcheggiamo. Siamo finiti in una budello del fiume molto stretto, abbastanza profondo con poche persone tutte sulla stessa sponda incastrate tra la ghiaia, a prendere sole, spalmarsi creme, guardare due imbecilli che guadano il rigagnolo come fosse il Mississippi, pronti ad immergersi nella nota selva del Ticino. Due poveretti, insomma. Ma ce la facciamo: attraversiamo il rigagnolo (un'operazione di 10 secondi, forse meno) e ci perdiamo nella nostra natura a cambiare posto almeno tre volte, orizzonti, luci, colori. Poi, dopo un paio di orette torniamo al solito punto: siamo dall'altra parte del fiumiciattolo, la gente nel frattempo è aumentata, noi siamo accaldati, rossi e traballanti in bilico tra la ghiaia scoscesa e l'acqua, timorosi di perdere l'equilibrio. Siamo in costume, il mio è giallo, e ho la salvietta a modi pareo. Lui ha la borsa strapiena di giornali, creme, pesche, acqua a tracolla, una maglietta e un costume color ciclamino piccolo e stretto come il mio. Di colpo mi rendo conto di essere in trappola. Io e lui siamo in pasto alle retine della folla dall'altra parte della sponda pronta a mangiare con lo sguardo qualsiasi cosa le passi davanti, anche Renato e Albin in versione padana. Abbiamo tutti i loro occhi addosso. I costumi diventano ancora più piccoli, noi eterei e delicati come due petali di rosa caduti in una stalla. Non abbiamo alternativa, lì con le nostre movenze  caracollanti e la nostra abbronzatura integrale non c'è scampo. Si può solo resistere, resistere e resistere. Per non sprofondare nel ridicolo. Di colpo prendo in mano la situazione, mi faccio dare la borsa, me la metto in testa e attraverso il rigagnolo come Indiana Jones in una delle sue tante ricerche. Arrivo dall'altra parte, con la fronte grondante di mascolinità e testosterone. Mi giro e vedo lui con i mie ray ban bianchi che mentre si mette la maglietta intorno alla fronte, modi fascia da aerobica di Jane Fonda, timidamente si immerge nella pozza per attraversarla. Lamentandosi ad alta voce di quanto sia fredda l'acqua. E di colpo, in quel preciso istante che mi giunge nell'orecchio il suo lamento,  so che nei posti di lavoro dei nostri vicini (anche solo se per poco tempo) di sponda, per qualche giorno a venire si parlerà di noi. Ne sono certo. Nano nano

2 commenti:

il baronetto ha detto...

uno spettacolo da non perdere.
e me lo son perso.
uff.

bacio accaldato

Anonimo ha detto...

Echissenefrega disse il mago alla strega:)

bla bla bla.....si usano una sacco di parole pernon dire un cazzo!

E' tipico:)

Baci d'acqua dolce

Darksylvia