venerdì, aprile 15, 2011

Vanaisa

Vicino a me qualcuno con i capelli ricci e le labbra carnose legge un libro di Paulo Coelho. Io che sono arrogante e presuntuoso penso a Jorge Amado e al suo Teresa stanca di guerra, che mi sta aspettando nella valigia. Trovo il biondino vicino a me tenero nella sua mancanza totale di poesia. Ma lui non lo sa e si lascia incantare dalla farsa del brasiliano che si spaccia per qualsiasi cosa tranne per quello che è. E' bello, se lo può permettere. Io nella mia sicumera assolata, appunto, opto, invece, per il padre della letteratura brasiliana. I surrogati non mi interessano. Non mi sono mai interessati. Già lo specchio mi confonde e mi porta lontano. Figuriamoci quando si tratta di scegliere da uno scaffale chi mi deve fare compagnia. O viceversa. Dipende dal mio grado di egoriferimento del giorno. Sono al sole. Sono il sole. Siamo al sole. Io e il ragazzo dell'Europa che, come cantava anni fa la Nannini, viaggia "con quell'aria precaria e sembra quasi un poeta dentro ai suoi boulevard". Io, nonno, lo sto ad osservare. E rabbioso me la prendo con Coelho. Drammatico. Nano nano.

1 commento:

virginie ha detto...

nel penultimo post eri a riga. e ora? comunque: coelho fa vomitare. ma talmente vomitare che finché amado è stato in vita non ha mai potuto sedere all'accademia delle lettere brasiliane.