sabato, settembre 10, 2011

Musei

Entro nei musei di arte contemporanea e mi viene da piangere. Chicago non è come New York. Qui i grattacieli ti sbattono in cielo in un nano secondo. Qui ti stringono forte perché sanno che tanto tra le vie strette che li separano c'è spazio per scappare via. Mi si gonfia il cuore quando entro nei musei. Mi si riempiono i sogni, quando la notte scende e gli ultimi piani attaccati alla luna rimangono soli, di brutte cose: ricordi che non vorrei tornassero a galla proprio ora che ho imparato a tenerli lontani, persone che nei miei occhi chiusi non entravano da tempo, frasi che sotto il cuscino non avevano spazio da mesi. Ora mi ritrovo ancora una volta così. Fragile, con il cuore gonfio quando entro nei musei. E guardo il cielo che mi chiama. Secondo me mi dice "vola". Ma mi sa che come quando dall'altra parte della costa mi dicevano "sexy" e io capivo "six" non riesco a convincermene. Chcago dall'alto mi guarda io piccolo piccolo muto non rispondo. Mannaggia. Nano nano.

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