venerdì, febbraio 05, 2010

Puzzle di Facebook

Facebook è un po' come gli occhi della gente. Se questi sono lo specchio dell'anima, il social network lo è della solitudine. "Esisto, ma gli altri non mi vedono, vado su Facebook e impogo la mia presenza. Così ci sono per tutti". Una cosa semplice che un qualsiasi buon psicoterapeuta scopre nei primi 5 minuti della prima seduta. Un giochetto plymobil dagli zero ai tre mesi, per intenderci ancora meglio. Eppure la pagine del maledetto social network che sta confondendo più di una gernerazione, pullula di richiami contro la solitudine interiore a più non posso. Gente che butta lì frasi che chiedono solo ed esclusivamente una cosa: "mi parlate?" e che trascinano l'intero mondo fatto di tanti io in un fondo marino plumbeo, pieno di relitti tirati a lucido prossimi alla decomposizione. Prossimi. Ma nessuno se ne accorge perché tutti sono nella stessa situazione scissi tra un qualcosa di se che gli altri non percepiscono perché confuso e contrito e quello che invece passa nella quotidiana socialità. Per esempio: "Giornata confusa tra un sì e un forse", diventerebbe più semplicemente: "Passi a ripassarmi o devo chiedere a qualcun altro?". Oppure: "Impalpabili risposte", sarebbe "Quando parli non si capisce un cazzo, poi disintegrarti?". E ancora: "Felice e sorridente affronto una nuova giornata" al posto di: "Bello, mi hai mollato sono a pezzi ma piuttosto di fartelo sapere, mi infilo in una scatola, divento un puzzle in attesa che qualcuno mi riscostruisca". Cose di questo genere. Il male del mondo oltre alle madri e alla famiglia è l'ipocrisia. Tre cose per altro strettamente collegate. Nano nano.
(nella foto, il puzzle che vorrei)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

iNpalpabile...!!! che oco che sei!!
Tqm
vel.stag

Gan ha detto...

A proposito, quand'è che facciamo di nuovo una chiacchierata su Facebook? :-)

penaepanico ha detto...

amore.... ma è stato un copia e incolla...c'era proprio scritto inpalpabili.... ;)