....perché Ade aveva degli assistenti più indemoniati di lui...
giovedì, dicembre 09, 2010
Foto
Sto caricando le foto. Mattoni, posti, stanze, finestre, vetrate, scorci, sguardi... Cose che poi di colpo si interrompono lasciandoti solo. E di colpo poi ti accorgi che tutto è finito. Che quelle cose che credevi poter vivere per sempre non ci sono più. Non perché fossero importanti, è la vita bellezza, ma perché come il vento ti sono entrate nelle ossa e lì sono rimaste finché non ti sei scaldato. E le hai fatte tue. Appunto: arrivate, prese, fatte tue. Poi, però dimenticate. Come tutte le cose che smettono di appartenere a qualcun altro e diventano tue. Sì, dimenticate. In fondo succede sempre così: quando qualcosa comincia ad appartenerti, finisce di emozionarti e torna ad essere interessante solo quando smette di nuovo di essere tua. E' naturale. In un mondo di bulimia e di possesso. E' naturale in "un mondo cattivo senza pietà che nasconde dentro di sé un cuore selvaggio". Anche per i luoghi vale la stessa cosa. Solo chi ha grande coraggio ha la forza di fermarsi e di fare in modo che quei posti non entrino mai nelle ossa, non vengano mai scaldati, e restino lì tesi a farsi guardare. Solo così si amano per sempre e non se ne vanno mai. Neppure quando li fermi in una fotografia e li consumi con lo sguardo. Da vicino. Nano nano
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