martedì, luglio 31, 2007

La vita e bela...

Bene. Bravo. Bis. Bloccata un'altra volta la carta di credito. O meglio l'ha fatto "mia sorella nell'arte e nella vita" dall'Italia mentre io collegato da San Francisco via Skype rispondevo ai quesiti. Perché ho perso anche il cellulare Usa e quello Wind deve essere senza credito e non funziona. Non so che fine abbia fatto il portafoglio. Per precauzione ho bloccato la carta di credito. Credo sia la quindicesima volta negli ultimi 20 anni. Sì, mediamente blocco la carta di credito una volta all'anno. Di portafogli, invece ne ho persi credo quattro. Ho avuto più patenti nuove io che una scuola guida. Bah. Nel pomeriggio vado nel posto in cui ero la notte scorsa e vedo se me lo hanno trovato. Fino a mezzanotte l'avevo, visto che ho pagato tre gin tonic. All'una sono tornato a casa e non ero neppure ubriaco. Chissà. Me ne sono accorto stamattina. Per colpa di sta menata ho anche saltato la prima lezione d'inglese. Nel portafoglio c'è anche l'abbonamento mensile dell'autobus. Sono senza un dollaro. E devo anche lasciare la casa in cui sono ora. E forse ne avrò un'altra. Forse. Quindi vado a preparare le valigie. "La vita è bela" come qualcuno mi ha detto. E sono felice. Lo stesso. Tiè... two time nano
ps
Tutto sotto controllo. Era tutto al bar: portafoglio e cellulo. Il tizio quando mi ha visto, mi guarda e dice: "Are italian?". E io: "Yes, and this night I lost my billfold". E lui: "Yes, I know we find it. You are a lucky man". E io: "Really?". Hihihihihihihi

Why do you look me with a so bad face?

Il tempo qui a San Francisco vola, tanto che me sembra de vivere su un Jumbo. Che ne so. E sono anche stanco di fare cosa mica l'ho capito. E' vero qui per seguire un discorso, ciangottare tre parole e far finta di essere anche interessante mi costa tanta energia. Primo giorno di lezione. Test attitudinale. Alla terza domanda ero già stanco. Erano circa 100. La mia capacità di concentrazione è pari al fascino di un gambaletto indossato da una tedesca di campagna (generalmente estranea alla ceretta). Credo che in fondo questa mia attitudine sia dovuta alla solita drammatica risposta che generalmente dò a tutto: piuttosto di impegnarmi e non riuscire preferisco fottermene. E' più semplice, meno impegnativo, mi tiene lontano dalla delusioni. Bah, forse un giorno guarirò anche da questo. Oggi sono riusito a litigare con un coreano o giapponese e sa il cazzo che lavora nel chiosco dove vendono gli abbonamenti degli autobus. Ad un certo punto gli chiedo: "Why do you look me with a so bad face?" Mi ha risposto qualcosa del tipo: "Non capisco cosa cerca.... Effettivamente...
Ho l'ansia da visita. Vorrei avere già visto tutto, per poter rilassarmi ulteriormente e confondermi con l'erba di Dolores Park o con la sabbia di Baker beach. I due posti che amo di più. Stasera esco a cena. Ieri sono stato in un ristorante vietnamita. Una bettola a Mission street. Quante cose devo vedere ancora? Two time nano
(Nella foto, "inside my bag")

sabato, luglio 28, 2007

Lesson one

Comunque lui ha ragione. Lui che abita oltre le alpi, dopo il Carso non ha tutti i torti: "I nordamericani sono dei tonti e San Francisco mi fa schifo", mi ha detto prima che partissi. In parte ha ragione. Di base. Generalizzo. Di base. Ma è così. Di base. Basti pensare che qui la prima cosa che fanno quando entrano in casa non è salutare, ma infilarsi nelle loro camere e attaccarsi al computer. Invece che al cazzo dove li mandrei io. Dei cani, abbiamo già parlato. Aggiungo solo una cosa (io non impazzisco per gli animali ho amato solo Topino il gatto della vicina che mi è morto sotto gli occhi tre anni fa e ho pianto come un disperato per tre giorni, conservo ancora la ricevuta della sua cremazione): se si dovesse aprire la terra, cosa qui neppure tanto improbabile, ed inghiottire tutti i padroni delle care bestiole, spero di essere nelle vicinanze e godermi il momento (mori). Le loro case sanno di legno marcio visto che non cucinando mai e non c'è mai nessun tipo di odore a parte, appunto quello di umidità. Generalizzo. Di base. Non parliamo dei frigoriferi grandi ma vuoti. Che non se capisce il senso. Ieri sono stato invitato ad una festa di compleanno in una casa. Il fatto di non capire quello che dicono mi obbliga a decifrare tutto dai loro comportamenti, dalle loro posture, dai loro sguardi. Bene. Avete presente la lesson one di inglese della prima media ("the pen is on the table", "The cat is...." and so on). Ecco, considerate che è più articolta di loro. Che per uno che vive di seghe mentali la cosa non è male. Qui le mie sinapsi se stanno prendendo una pausa. Finalmente. But back to the party...(torniamo al party). Il tema era: "the cow boy world". Io me so presentato, la sera si gela, con il maglioncino de cashmere scollato a V e mi sono giustificato dicendo: "cow boy in pensione...sono vecchio". Ma non credo abbiano capito anche perché "in pensione " l'ho tradotto con un prosaico "finish to work for ever". Festa carina, con jacuzzi in cortile a temperatura tropicale. Almeno mi sono scaldato. Two time nano

venerdì, luglio 27, 2007

Provincial version

La mia arroganza verbale non ha confini. Anche quando parlo inglese, cioè non parlo inglese, mi innervosisco se il mio interlocutore non segue quello che dico. Ma me ne fotto. Tanto sono convinto che quelli che non mi capiscono ora, non mi capirebbero neppure se parlassi perfettamente la loro lingua. Se l'umanità mi innervosisce... vale anche per quella di lingua inglese, immagino, no? Comunque... Ieri, guida in mano, me so dedicato al centro di San Francisco. Prima mi sono infilato da H&M e mi sono comprato l'ennesma sciarpa di lino grezzo (quante ne ho in Italia?) e un paio di bretelle, poi avendo i piedi rotti le ciabatte (nel negozzio di fianco però...). Quindi, guida in mano, appunto, mi sono concentrato sulle cose da vedere a Union square: praticamente quattro carabattole di edifici, tre hotel de lusso, uguali in tutto il mondo, e tre via dove te devi arrampicà con la corda se te vuoi evità un colpo apoplettico. "This is San Francisco". Lo amo, anche per questo. Hanno tentato persino di rendere interessante un edificio costruito da Frank Lloyd Wright spacciandolo per "una gemma dell'architettura" (cosa in parte vera, ma solo concettualmente), solo perché anticipa la rampa circolare del Guggenheim di Nyc. Va beh... Alle 7 p.m. vado a vedere una casetta. La proprietaria è una lesbica. Si chiama Markos, ma io la chiamo Cristina. Markos è too much. Arrossisco quando me ne accorgo. Mi sento un provincialotto. Che sono, per altro. Al ritorno mi fermo in un locale. Entro. Bevo. Ballo (sì, alle sette del pomeriggio, lasciate perdere). Conosco un po' di gente: "Italiano? I love Italy".
E di colpo mi scopro pazzo per i luoghi comuni ... nano nano (ego-provincial-version)
(Nella foto, la firma, che si trova all'esterno del 140 Maiden Lane, di Frank Lloyd Wright)

giovedì, luglio 26, 2007

Due volte Dio

Tempo di merda. Nuvoloso con vento. Però se ti fermi, quando il vento passa, senti il caldo che attraversa le nuvole. Io e la mia faccia rugosa facciamo gli spavaldi. Non so se alla fine ne verremo fuori. Oggi giornata di pausa. Ho le gambe e i piedi a pezzi. I miei punti deboli, da sempre. Mi fanno ridere sti nordamericani. Sono capaci di rendere pittoresche anche quattro curve. Mi riferisco a Lombard street, la via più tortuosa di San Francisco, alias d'America, alias (per loro) del mondo. Beh, se vedessero la Malegno-Borno, cha fanno, se impiccano dalla disperazione? Patetici nel loro nulla. Pomeriggio al parco. Con il mio pc a scrivere. Sotto il cielo coperto. Qui il vero must sono i cani. Basta averne uno per essere felice. O meglio per millantare al mondo la propria felicità. E più sono bastardi, i cani, e più i padroni si sentono in armonia con madre natura. Non importa se poi è pieno di barboni che trascinano i loro carrelli stracolmi di nefandezze e peccati. E il più grande, dei loro peccati, è quello di esser fuori. Fuori dal mondo. Fuori dall'organizzazione. Fuori del circolo. Non dalle regole. Quelle si possono trasgredire. Anzi, a San Francisco si devono trasgredire. Altrimenti che ci stai a fare qui? E' come se ci fosse una linea chiara: se la superi sparisci da tutto. Anche dall'anagrafe. Non esisti, non sei mai nato. Con una cane scodinzolante, invece, sei dentro. Dentro tutto. E nei pet shop che qui sono grandi come i supermercati, se entri e compri te danno anche un bonus per il paradiso. Che di cani lì è pieno. Mi sa. Non lo dico, ma lo sto pensando. E qui, vista la considerazione che hanno del cane non sarebbe neppure una bestemmia. Sarebbe come dire due volte Dio. Evviva. Two time nano (appunto).
(nella foto, meeting al parco con gli amici a quattro zampe)

mercoledì, luglio 25, 2007

La stamberga di Laura Palmer

...Ho trovato il corso d'inglese. Domani (che lì è oggi, il pc ha l'orario italiano quindi anche i post vengono pubblicati 9 ore in avanti) vado e mi iscrivo. Non è stato particolarmente complicato: sono andato su Google ho scritto "San Francisco+ english course", ho controllato in che via fosse la prima scuola dell'elenco, ho visto che era in centro in una zona abbastanza comoda (mi sembra) ho telefonato e mi hanno detto di passare, sono passato e... bona. Chiuso il discorso scuola. Non mi servirà a nulla, lo so. Il mio inglese non migliora da generazioni. La cosa divertente è che il ragazzo che c'era alla reception che per altro parlava spagnolo (sorella nell'arte e nella vita non scrivere cagate) alla mia domanda: "Ma i corsi generalmente sono frequentati da ragazzi molto giovani, vero?", mi ha guardato e mi ha detto: "Beh, le classi sono miste, certo la maggior parte delle persone (e qui il tono della voce è diventato più marcato) sono giovani. Ma questo non vuol dire che non ci sia gente più grande". E sul "più grande" il discorso è caduto in un nanosecondo, come il mio entusiasmo davanti al sudoku. Oggi, appunto, sono stato in centro. Mi sono tenuto finora lontano perché Jennifer la ragazza che affitta la stanza mi aveva detto che a San Francisco il centro città coincide con il "work district". Informazione che mi è bastata per catalogare la zona come: "Non interessante". Invece non è male (anche se il primo sms che ho mandato appena ci sono arrivato diceva: "Il centro de San Francisco non se po' vedè"). Stop.

Cazzo, lei è appena rientrata è mi ha detto che ad agosto inizia dei lavori di ristrutturazione e che mi devo trovare un'altra sistemazione. Che meraviglia. E' da quando sono arrivato che dico a tutti: "la casa è stupenda, sono in un posto stupendo che culo della madonna ho avuto". Detto fatto. E la madonna mi ha mandato affanculo. Come biasimarla, è comunque sempre in credito... Amen. Domani si cerca una nuova sistemazione. Magari a Twin Peaks. Gli eredi de Laura Palmer avranno una stamberga da affittarmi, no? Speriamo con Jacuzzi, oggi ho corso e sono a pezzi. Two time nano
(Questa è la casa da cui me ne devo andare. La mia stanza è al primo piano sulla sinistra, quella con le persiane aperte....)

martedì, luglio 24, 2007

L'oceano lo sa

Ho capito ora come si pubblicano le foto grandi. Va beh... c'è tempo.
Nel pomeriggio sono stato qui. Anche oggi ho voluto andare in spiaggia. Siamo a Baker beach. Dopo il golden gate c'è la baia (e la spiaggia dove sono stato ieri) e il resto di San Francisco (che occupa una minima parte della baia). Per capirci (credo). Ci sono arrivato in autobus, in un battibaleno. O anche: appena ho visto il bel tempo "me so scapicollato". Con l'abbonamento settimanale, che costa 19 dollari, e la cartina in tasca me sento un signore. (Intanto sto ascoltando i cd di mia sorella nell'arte e nella vita). Controllo la città in tutte le sue varianti. Ma torniamo alla spiaggia. Nella foto sembra deserta, in realtà un po' di gente c'era: nuda, intabarrata, facendo pennica, giocando, meditando con lo sguardo verso ovest, leggendo, o come me, facendo un po' di tutto. Un put pur rid... direi. Va beh.
Amo queste spiagge, amo la loro resitenza ad un oceano incazzato nero e cattivo come solo la natura sa essere. Amo le rocce che si scagliano nel mare e se ne fottono dell'aggressività dell'acqua. Amo il sole che non si arrende alle novole e le nuvole che non si fanno intimorire dal caldo fondente. Amo l'oceano pacifico perché di pacifico non ha nulla. Me ne ero già accorto in Messico. Qui ne ho la conferma. Ho finito il libro (quello in spagnolo). Con il vento addosso (che continuo ad odiare anche qui) ho letto: "la vida es una, y como dice la cancion que te dio el nombre, la vida es eterna". E l'oceano lo sa.... two time nano

lunedì, luglio 23, 2007

Double pleasure

Da una parte ho il Golden gate. Dall'altra Alcatraz (ai tempi degli spagnoli Isla de los Alcatraces). Penso a cosa vorrei raggiungere prima. Ma ci vuole un nano secondo per capirlo. Vorrei che il mio mondo fosse circondato da acqua e isolato dal resto dell'umanità. Vorrei che il mio mondo fosse stracolmo di chi voglio io. I ponti uniscono, creano collegamenti incontrollabili. Mi fanno paura. Meglio Alcatraz. Lì, se non vuoi, non ti raggiunge nessuno. Ci sono arrivato dopo aver preso autobus a caso, seguando il mio senso di orientamento. Ci sono arrivato grazie a una donna, incontrata in una via isolata, che vedendomi con la guida in mano (la cartina l'ho comprata allo fine della giornata, odio le mappe piene di infomazioni da memorizzare) mi ha chiesto: "Can I help you?". E io: "Thanks. Realy I suppose that I'm far, but less or more can you tell me where is the right direction to te beach?". Mi guarda e mi dice: "Realy the beach is not close, is far. But if you take the bus number... and.... and...and..." E io: "Ok. Perfect. Defenetly. Of course". Al terzo "Of course", mi dice: "Ok, let's go. I go with you". E siamo saliti sulla sua sgangheratissima Volvo (il cassetto portaoggetti era attaccato con lo scotch). Mi ha fatto fare un giro turistico mentre mi spiegava tutto. Mi ha portato al Fort point, sotto il Golden Gate, poi mi ha fatto vedere il Palace of fine arts, costruito per l'esposizione del 1915, e poi siamo tornati indietro un pezzo e mi ha lasciato in spiaggia. Mi ha detto che il mio inglese è ottimo. Per farvi capire quanto sono generosi qui con gli italiani. Molto gentile. Certo, stava andando a trovare sua madre e capisco che è meglio portare a spasso un turista che annoiarsi con una vecchia signora americana con i bigodini in testa e la tinta fatta in casa. Ok. Arrivo in spiaggia dove ovviamente tira un'aria bestia e le persone in costume si contano su un dito. Però è tutto un pullulare di coppie, copie, cani e bambini. Dove le copie (in mano a gente adulta) sono quelle dell'ultimo libro di Harry Potter. Di cui non so, non voglio (e non importa) sapere il titolo. Quando morirà però ditemelo, che un cero alla Madonna lo accendo lo stesso. Mi sdraio, mi caccio nell'orecchie gli auricolari dell'Ipod, e leggo il mio libro in spagnolo. Sì, è un mio vizio: lingua, paese, argomento e mia presenza non coincidono quasi mai. Non ho ancora capito perché. In spiaggia ho scoperto il mio ultimo piacere: chiudere gli occhi e immaginarmi a San Francisco. Essendoci raddoppio il godimento. Che genio del male sono? two time nano
(nella foto Mika. Ho digitato su Google Alcatraz e mi è uscito (anche) "Mika, Alcatraz Milano". Mi ha fatto ridere).

domenica, luglio 22, 2007

San Francisco (un po' d'Assisi e un po' no)

Veloce. Indolore. Ho alle spalle non so quante ore di viaggio. Sono qui. Vicino a Dolores park. Se dovesse esserci una profezia spero sia nella seconda parola. Per un po' sono qui. Dicevo. E' un regalo che mi sono fatto per il mio compleanno. Questa casa ha una caratteristica che inseguo da decenni: l'entrata direttamente dalla strada. Se fossi a New York mi sentirei Carrie. Ma qui il massimo che mi posso sentire è l'ispettore Steve Keller o il tenente Mike Stone. Magari in divisa. Sono qui con tre cellulari di cui nessuno per ora facilmente gestibile: il mio solito numero è partito (tornerà in funzione quando rientro in Italia) e il nuovo non riesco a memorizzarlo, non so il pin (ho dovuto chiamare la vicina per andare a recuperarlo). In compenso ne ho comprato uno qui: solo la sim sarebbe costata 35 dollari, sim più cellulare 19. Fanno i concerti per salvare la terra, ma sbattano sul mercato pezzi di plastica a iosa. Anche di questo non ho capito nulla. So solo che le chiamate dall'Italia le pago anche io. Boh. Non se capisce. Che dire. Ah, è vero...sono a San Francisco (che, leggo, su Google è stata fondata con il nome di La Misión de Nuestro Padre San Francisco de Asís nel 1776). Resuscito per un po' (e divento penaepanico bay side). Caso mai le due faglie ( quella di San Andreas e l'altra che non trovo più il nome) volessero farse sentì... io so qui pacifico come l'oceano. Questo è il parco di cui sopra. Ma i grattacieli mica li vedo. Che il terromoto ci sia già stato stanotte e non me ne sia accorto?Boh... Nano two time

sabato, luglio 07, 2007

Trova la patacca

Domada: "Il primo luglio ha compiuto 40 anni".
Risposta: "Lo so. L'ho scoperto pochi giorni prima".
Domanda: "Come?"
Risposta: "Naturalmete so che l'1 luglio è il giorno del mio compleanno, ma ero sicurissima di compierne 39. Avevo sbagliato nel fare i conti".
(Pamela Anderson a Vanity Fair)
Domanda: "Bill Clinton?"
Risposta: "Simpatico. Non ci ha provato, non c'è stato il tempo".
Domada: "Marilyn Monroe?"
Risposta: "La notte prima di farsi fotografare con me non dormì dall'emozione".
Domada: "Tito?"
Risposta: "Gli altri comunisti erano tanto gelosi che fossi andata soltanto da lui".
(Gina Lollobrigida a Vanity Fair)
Domanda: "Di tutte le voci uscite sul suo conto, quale le ha fatto più male?"
Risposta: "Il fatto che mi abbiano dato della cocainomane quando, tre anni fa, sono dimagrita di nove chili. La verità che io soffrivo per la fine del mio matrimonio. Da allora faccio gli esami ogni sei mesi e li tengo pronti nel cassetto: così se a qualcuno gli viene da fare lo spiritoso, lo querelo e mi compro un'altra casa"
(Simona Ventura a Vanity Fair)

La differenza tra un genio, una patacca e una diva. Nano nano

giovedì, luglio 05, 2007

Strani legami

Esiste un legame tra psicanalisi e uova? Tra Freud e la gallina? Del tipo: chi è nato prima? Ultimamente mi è capitato almeno tre o 4 volte di seguito che quando, dopo aver tolto la confezione di uova dal sacchetto della spesa le sistemo nel frigorifero una cade sul pavimento e si rompe. A parte la rottura di minchia di dover pulire, non capisco che agitazione mi venga quando ho l'uovo in mano. L'ultima volta mi sono concentrato e ho pensato: "non deve cadere nessun uovo". Un nano secondo dopo "splash". Due nano secondi dopo: "p.......". Tre nano secondi dopo ero in ginocchio a raccattare lo schifo. Depresso. Ma questo è un altro discorso. Credo sia almeno la quarta volta di seguito che mi capita sta palla. Ma la cosa che mi ha fatto specie e che mentre mi concentravo per non farle cadere effettivamente ho avuto la sensazione che la mano, come reazione, abbia mollato la presa. Ho sentito le dita allontanarsi dall'uovo e la forza dominuire. E di colpo mi sono sentito come nelle mie relazioni sentimentali: mi concentro perché il peggio non accada e inevitabilmente il peggio accade. Che il problema stia nel fatto che ho degli organi ribelli? A cominciare dalla mano e dal cuore? Bah... nano nano

mercoledì, luglio 04, 2007

Ce l'ho. Mi sa

Ho in testa mezzo blog. Ma poi si perde e non riesco a scrivere mai nulla. Giorni fa in palestra sollevavo pesi mentre l'Ipod mi sparava nelle orecchie Più su, di Renato Zero. Quando me ne sono reso conto ero già alla canzone successiva. Di cui, grazie a Dio, non ho ora in mano nessun riferimento che me la faccia ricordare. Meglio così. Mi sa. "La vita è bella". Mi dice verso le 3 del mattino. Come dargli torto. Anche se il concetto continua a volte a non essermi troppo chiaro. E continuo a vivere in bilico tra "la vita è bella" e la "vita è una merda". Ma visto il significato che dò io all'espressione "sei una merda" forse è la stessa cosa. Nel dubbio sto fermo. Mi sforzo di esserlo. Fermo ad ascoltare: "Questa musica è talmente emozionante che darebbe un cuore anche a chi non ce l'ha", mi dice. Ma io ce l'ho. Mi sa. Nano nano