mercoledì, ottobre 19, 2005

Sottopassaggio (capitolo otto)

«Vorrei avere il coraggio di buttarmi in questa storia come non ho fatto finora». Edoardo mi parlava precipitoso in attesa di una mia risposta.
«Anch’io dovrei buttarmi, ma del settimo piano del Pirellone». Rise.
«Ha fatto di tutto per avere il mio numero di telefono perché non poteva chiederlo direttamente a Giorgio visto che e’ amico di Paco, il suo ex fidanzato. E visto che lui lavora in uno studio notarile può accedere ai catasti e mi ha detto che ha cercato una qualsiasi cosa di terra o mattoni intestata a me ma non ha trovato nulla. Alla fine, non so come, è riuscito ad avere la mia e-mail e mi ha scritto».
«E cosa ti ha scritto il napoletano?»
«Che a quella festa in cui c'eri anche tu è rimasto molto colpito da me e della mia simpatia, dai miei modi di fare discreti e dai miei occhi verdi…»
«Perché tu hai gli occhi verdi?»
«Cretino, smettila. E mi ha detto una cosa che mi ha colpito molto…»
«E cioè?»
«Che nei miei occhi, in fondo, c’è un velo di tristezza. Ed ha ragione. E’ una cosa molto bella che se ne sia accorto», mi dice l'Edo.
«Edoardo, a me sembra una grande cagata».
«Sei scemo? Perché? E’ vero, in fondo io sono molto melanconico».
«Be’, non vorrei deluderti ma probabilmente anche Jengis Khan era melanconico. Per non parlare della cassiera del supermercato sotto casa mia e del tipo che pulisce le scale del mio palazzo. Voglio dire: tutti in fondo in fondo sono melanconici, ma da qui a dire che tu hai una goccia ti tristezza negli occhi mi sembra una minchiata da napoletano che vuole fare a tutti i costi il sensibilone… dei miei coglioni. Amore mio, gli occhi tristi mi mandano in deliquio, sono un rabdomante della tristezza altrui soprattutto quando non trovando più spazio nel corpo si conficca anche nell’iride, e credimi, tu sei tutto tranne che triste».
«E’ vero», si inserì Edoardo. «Anche Mia mi ha detto che i miei occhi comunicano molta serenità».
«Appunto», continuai. «Quello dove ci ha visto la tristezza lo sa solo lui. Forse quando eri a cavalcioni di una sua sega. I napoletani sono come i froci: ci provano sempre a sembrare più sensibili».
Avevamo le lacrime agli occhi: lui per le mie battute io per i commenti dementi che mi uscivano come gli schizzi di saliva, dalla mia bocca.
«Comunque», dice Edoardo, «gli ho mandato via e-mail il mio numero di cellulare, così magari domani ci sentiamo e ci mettiamo d’accordo per vederci e farci una sana scopata. Non ne posso più, non vedo l’ora di essere trombato come cazzo si deve». E via a ridere come due Carrie e Samantha “de noartri”.
«Edoardo, ti telefono domani nella speranza che la tua malinconia non ti suggerisca di calarti un vasetto di valium tutto d’un fiato».
«Cosa?».
«Sono pazzo di te».
«Anch’io. Ti voglio bene».

(per gli altri capitoli http://penaepanico.splinder.com/)
(Pirellone inguainato da due operai dopo che il pirla si è schiantato con l'aereo qualche anno fa)

2 commenti:

Unknown ha detto...

Finché dura l'ironia c'è speranza. Quando diventa sarcasmo comincerei a preoccuparmi... ma è un parere personale :-)

penaepanico ha detto...

S. sto aspettando le argomentazioni. Anellidifumo non ho capito a cosa ti riferisci. Vi prego spiegateve....