"Io vi adoro, siete le mie eroine, rose che non si appassiscono e sfidano sogni e pazienza. Vi adoro perchè nonostante il peso del tempo, che grava su di voi come un satellite naturale sul proprio pianeta, dietro sorrisi scarlatti, unghie smaltate e catene dorate, rispondete sempre qualcosa a chi non vi chiede mai niente. Vi adoro perché sopportate in silenzio un destino che comunque scegliereste di nuovo. Vi adoro e vi guardo sorpreso mentre gestite i vostri uomini, ammassi di carne sgualcita che il tempo ha reso ormai inutili. E gli inutili vi gurdano timorosi di un segno che li riprenda quando sbagliano a muoversi. Però temerari continuano alteri a sentirsi simulacri di eroi. E incastrati tra i loro "ti ricordi quando...", "mi ricordo che...", "quando c'ero io...", "una volta sì..." si trascinano dietro di voi come ombre in cerca disperata di un corpo. Vi adoro, perché a distanza di anni voi ancora rappresentate quel corpo, pur sapendo che vigliaccamente vi guardano, immaginandone un altro più bello. Vi amo quando tra un klineex e un valium nascosto, difendete vostro figlio dal sospetto degli altri. Vi adoro quando poi siete sole e rinascete come foglie nel vento". (Creta 2002, nella foto di Cecil Beaton, Marlene Dietrich, 1935) mercoledì, settembre 28, 2005
J'adore
"Io vi adoro, siete le mie eroine, rose che non si appassiscono e sfidano sogni e pazienza. Vi adoro perchè nonostante il peso del tempo, che grava su di voi come un satellite naturale sul proprio pianeta, dietro sorrisi scarlatti, unghie smaltate e catene dorate, rispondete sempre qualcosa a chi non vi chiede mai niente. Vi adoro perché sopportate in silenzio un destino che comunque scegliereste di nuovo. Vi adoro e vi guardo sorpreso mentre gestite i vostri uomini, ammassi di carne sgualcita che il tempo ha reso ormai inutili. E gli inutili vi gurdano timorosi di un segno che li riprenda quando sbagliano a muoversi. Però temerari continuano alteri a sentirsi simulacri di eroi. E incastrati tra i loro "ti ricordi quando...", "mi ricordo che...", "quando c'ero io...", "una volta sì..." si trascinano dietro di voi come ombre in cerca disperata di un corpo. Vi adoro, perché a distanza di anni voi ancora rappresentate quel corpo, pur sapendo che vigliaccamente vi guardano, immaginandone un altro più bello. Vi amo quando tra un klineex e un valium nascosto, difendete vostro figlio dal sospetto degli altri. Vi adoro quando poi siete sole e rinascete come foglie nel vento". (Creta 2002, nella foto di Cecil Beaton, Marlene Dietrich, 1935)
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